Ha suscitato notevole interesse tra il pubblico sabato a Padula, presso la sede del Circolo Sociale Carlo Alberto 1886, la presentazione del libro di Giuseppe Amorelli “Avvocato di paese. Racconti di quotidiana Giustizia”, pubblicato dalle Edizioni dell’Ippogrifo. Dopo l’introduzione del presidente emerito del Circolo Felice Tierno , in rappresentanza del presidente Michele Carrara, hanno discusso con l’Autore il giornalista Giuseppe D’Amico e Maria Pompili, Funzionario della Regione Basilicata.
Nei “Racconti di quotidiana Giustizia” di Amorelli c’è il Cilento con i suoi problemi e il “modus vivendi dei suoi abitanti che sono i protagonisti delle storie che il libro contiene: racconti brevi che possono essere letti l’uno dietro l’altro oppure singolarmente. Ad impreziosire il libro i disegni dell’artista napoletano Antonio Petti.
L’Autore si definisce “Avvocato di paese” ma anche di mediazione, convinto che un avvocato non debba necessariamente “spingere” i clienti verso un’aula di Giustizia perché certe problematiche si possono risolvere con il buon senso. Per Amorelli quella dell’avvocato è ancora oggi, tra tutte le professioni, la più alta e la più ricca di valori e che ora più che mai è necessario ribadire con assoluta determinazione che l’Avvocatura esercita una funzione di carattere pubblico”.
Giuseppe Amorelli presenta il suo libro “Avvocato di Paese”
Per Giuseppe D’Amico “Il modus operandi di Amorelli emerge in modo chiaro dalla lettura dei 27 racconti brevi e ricchi di umanità che sono il frutto della sua attività di avvocato in un territorio in cui le liti spesso ancora oggi riguardano il possesso di un terreno conteso, un prestito non onorato. Questi ed altri argomenti similari si ripetono ciclicamente in un piccolo centro e non fa eccezione San Severino di Centola dove l’Autore è nato ed è rimasto profondamente radicato al punto di esercitavi la professione evitando la tentazione di trasferirsi altrove.
Alla porta del suo studio bussano uomini e donne, a volte per dirimere una vertenza con i vicini di casa, a volte per chiedere un semplice consiglio. Nella sua professione c’è, però, un punto fermo: “l’avvocatura deve essere libera e indipendente”. Si spiega così la “venerazione” che Egli nutre per il “Maestro dei Maestri dell’Avvocatura”, Alfredo De Marsico. Questo il pensiero di De Marsico che l’Autore riporta nell’introduzione: “Tutto potrà tramontare, sarei per dire, perfino la funzione del giudice, ed è la più audace e inverosimile delle previsioni, ma non potrà tramontare la funzione dell’avvocato che, interprete del diritto nella legge, custode di tradizioni che crearono ed affinarono il costume ed i principi della civile convivenza, strumento vivo perciò, di una vera etica sociale, potrà prevenire in un mondo moralmente migliore l’opera del giudice, rendendo possibile la pace degli animi attraverso una giustizia che sappia attuare senza l’appello del magistrato”. Nel libro, però, l’Autore non racconta soltanto episodi conseguenza del suo rapporto con i clienti. Evidenzia l’avvocato Andrea Mascherin nella prefazione: “Quando un avvocato decide di fissare i ricordi e le esperienze della propria vita professionale in un’opera letteraria è sempre un momento di arricchimento per tutti… Passato e presente si fondono in quella funzione tecnica, sociale ed ideale, che è la funzione dei difensori dei diritti”.
Entrando nello specifico Maria Pompili ha evidenziato come “il libro si snoda attraverso situazioni e personaggi di diversa natura, come di diversa e variegata intensità e declinazione sono le relazioni tra i personaggi e l’autore: più volte si tratta di amicizia vera e propria, altre di conoscenza, altre ancora di interazione professionale in senso stretto. Non è facile, in particolare nel primo caso, scindere il lavoro dell’avvocato dalle implicazioni affettive. E’ il caso di Mimì e Teresa, felicemente sposati fino a quando, nella vita familiare sono subentrati problemi di debiti e consequenziali disagi-alcol correlati, risolti in “maniera splendidamente paesana” dall’avvocato Amorelli, “servendosi” (in senso buono) del parroco e ristabilendo la pax familiaris. O come la questione dell’ascensore da installare all’esterno di un condominio, necessario affinché la figlia di un caro amico dell’avvocato possa entrare in casa “normalmente”. Al diniego dei condomini per questioni formali e architettoniche, Giuseppe Amorelli contrappone i principi di solidarietà e di uguaglianza contenuti nella nostra splendida Costituzione che, come dice Calamandrei (citazione dell’autore)”ha la funzione di creare una nuova legalità”, tesa a favorire “pari dignità sociale e rimuovere gli ostacoli che impediscono lo sviluppo della persona umana”. Altre situazioni professionali raccontate, mostrano il forte legame con il sentimento della pietas e della necessità insita nell’animo di Amorelli che la giustizia vinca.
Ma c’è un altro aspetto importante che non è sfuggito a Maria Pompili: a suo condivisibile giudizio, quello di Giuseppe Amorelli “è un libro che non ha paura di parlare d’amore, di legami antichi che finiscono, di amori dimenticati che coraggiosamente rivivono ‘perché quando ami vivi, forse bene, forse male ma vivi’ come ci ricorda la Merini citata nel testo. E l’epilogo è proprio sull’amore per antonomasia, disegnato con una poetica leggerezza vestita di pudore, con un rispetto intriso di malinconica nostalgia per la figura della nostra vita: la madre” a cui è dedicato il racconto: “La voce che mi … manca”, che contiene anche l’essenza del libro. Una donna si reca nel suo studio senza avere fissato un appuntamento, forse anche senza bussare; con parole chiare lo invita a non essere troppo buono e ad affrontare gli ostacoli con determinazione. Gli chiede, inoltre, di risolvere un problema familiare riguardante un terreno conteso; queste le sue parole: “Vedi di convocarli (il riferimento è alla controparte) nel tuo studio, in caso di rifiuto recati a casa loro, aiutali a comprendere che la guerra non conviene a nessuno. In pace si realizza la prosperità”. È un invito ad essere avvocato di mediazione. Chi era questa donna? “Era la voce di mia madre”.
Siamo certi che l’avvocato Amorelli avrà fatto tesoro del consiglio perché i consigli di una madre vanno ascoltati, sempre: partono dal cuore, sono intrisi d’amore e contengono una grandissima saggezza.






