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Madonna di Castello, Guglia di San Pietro al Tanagro e culto micaelico padulese nell’IPIC 2025

Il patrimonio culturale immateriale della Campania si arricchisce di 46 nuovi elementi, confermando la vitalità, la profondità culturale e la capacità delle comunità locali di custodire e rinnovare le proprie tradizioni. Ieri mattina il Teatro Trianon Viviani di Napoli ha ospitato la presentazione ufficiale dei nuovi iscritti all’Inventario del Patrimonio Immateriale della Campania (IPIC) e della terza edizione del catalogo aggiornato (Fondi Coesione Italia 21/27 nell’ambito della DGR n. 616/2024). Il Vallo di Diano è presente con tre nuovi riti che vengono iscritti nell’edizione 2025 dell’IPIC. Nella sezione Celebrazioni infatti si aggiunge il culto e la festa di Maria Santissima della Consolazione o del Castello – La Marònna ri Castiéddu di Sala Consilina (SA), il culto micaelico a Padula e la festività del Santissimo Crocifisso e il rituale de “La Guglia” a San Pietro al Tanagro. Con “patrimonio culturale immateriale” si intendono infatti le celebrazioni, le espressioni, i saperi, le ritualità e i momenti festivi collettivi – comprese le manifestazioni religiose e i contesti culturali ad essi associati – e la cultura agro-alimentare. Elementi che le comunità riconoscono come parte fondante della propria identità e che vengono trasmessi di generazione in generazione, rinnovandosi nel rapporto con l’ambiente, la natura e la storia.

Momenti della processione micaelica padulese

Il culto micaelico di Padula: l’8 maggio si riapre al culto, dopo la pausa invernale, il santuario rupestre di San Michele detto alle Grottelle – per la presenza di piccole grotte affrescate a più riprese nel corso del Medioevo. Durante il mese di maggio si susseguono diversi momenti di approfondimento culturale, incontri tematici e iniziative che coinvolgono tutta la comunità, incentrati sul culto micaelico. La festa di San Michele Arcangelo a Padula costituisce il tratto identitario della comunità, nel quale si ritrova il vero spirito locale, raccolto intorno alla fede, alla storia e a questa antica tradizione che si tramanda da un millennio. L’8 maggio è l’incipit delle celebrazioni con la solenne concelebrazione eucaristica al mattino presieduta dal vescovo della Diocesi di Teggiano-Policastro, alla presenza dei sacerdoti della Forania. Nel tardo pomeriggio, un’altra solenne celebrazione presso la Chiesa Madre, presieduta dal vicario diocesano, dà avvio ai festeggiamenti in paese, con la partecipazione delle autorità civili e religiose e dell’intera comunità cittadina. Nel primissimo pomeriggio del sabato che precede la festa, che ricade tradizionalmente l’ultima domenica di maggio, l’antica statua lignea del Santo è condotta in processione dalla Chiesa Madre attraverso la città. Suggestivi sono gli altarini allestiti per l’occasione dagli abitanti delle campagne, secondo le antiche usanze e con rinnovano voto. A conclusione della processione, la statua fa ritorno in chiesa per la celebrazione eucaristica che conclude il solenne novenario in onore del Santo Patrono. La domenica della festa si apre con il suono solenne delle campane. Alla statua di San Michele si uniscono in processione anche quelle di San Francesco e di San Giovanni Battista. Il momento più toccante è il tradizionale saluto che San Francesco e San Giovanni Battista rivolgono al Santo Patrono presso la porta della Chianca Vecchia: qui le due statue si separano da quella di San Michele, che viene portata al contrario affinché il suo sguardo non si distolga dai fedeli mentre fa ritorno nella Chiesa Madre.

La Madonna di Castello

Il culto e la festa di Maria Santissima della Consolazione o del Castello – La Marònna ri Castiéddu di Sala Consilina: le celebrazioni si tengono la seconda domenica di settembre e Lunedì in Albis. Il culto e la festa della Madonna della Consolazione si riallacciano ai culti della Madre Terra e quindi alla fertilità della terra. Le ricorrenze sono entrambe contraddistinte dal “sacrificio del gallo” (lu ghaddu) che viene calato dall’alto in un cerchio di mortaretti scoppiettanti. Tale sacrificio affonda le sue radici nella tradizione dei riti misterici della Magna Grecia, a simboleggiare la fecondazione dell’uovo cosmico della natura che annualmente si rinnova con la vegetazione. Il Lunedì in Albis di ogni anno la Madonna di Castello percorre la ripida salita per raggiungere la cappella in cui soggiornerà per tutta la stagione estiva, sita nella parte alta e più antica del paese, li Casalìni. Questo percorso ascendente avviene sul versante meridionale del promontorio su cui sorge il Castello. La processione di ritorno in paese, nella seconda domenica di settembre, che prelude alla lunga fase autunnale/invernale, procede invece in discesa sul versante settentrionale d’accesso al Castello, passando accanto alla chiesa normanna di San Leone IX, Sandu Leu. L’organizzazione dell’evento è demandata alla omonima Confraternita, che verifica anche la praticabilità del percorso per giungere al castello dove la Madonna trascorre il periodo estivo. Il culto della Madonna di Castello trova attestazione in documenti religiosi del ’700 e più frequenti riferimenti, invece, in quelli ottocenteschi. È probabile che tale culto sia legato alla devozione della famiglia Sanseverino, feudataria del Vallo di Diano.

Guglia di San Pietro al Tanagro

La festività del Santissimo Crocifisso e il rituale de “La Guglia” a San Pietro al Tanagro: dal 1912, la sera precedente la terza domenica di settembre – vigilia della discesa processionale del Cristo dal santuario montano alla chiesa in paese – una folla di fedeli si riunisce davanti all’abitazione che custodisce la Guglia e la accompagna in processione per le vie del paese, prima del suo rientro nella stessa dimora. La processione si conclude con il tradizionale bacio dell’immagine. Il simulacro – una croce scatolare alta oltre due metri, con l’immagine di Gesù dipinta su tessuto e illuminata posteriormente – apre il corteo al quale non partecipano esponenti del clero, a conferma del carattere prevalentemente laico della processione. La tela, accompagnata da numerosi fedeli e dalla banda musicale, viene portata in processione lungo le vie illuminate del paese. Il corteo parte dalla casa che un tempo appartenne al sacerdote Procaccio, dove la tela è tuttora custodita; fu proprio don Procaccio a commissionarla al santarsenese Ferdinando D’Urso. La struttura che accoglie l’immagine è in legno, a forma di croce latina, composta da un cassone con il lato anteriore aperto, sul quale la tela è collocata in senso inverso. All’interno vengono posizionate delle lampadine che, illuminando da dietro, fanno emergere l’immagine rendendola visibile frontalmente. Il motivo per cui questa struttura viene chiamata Guglia non è ancora stato definitivamente chiarito; è probabile che il nome derivi dal fatto che, in origine, essa costituisse la parte apicale di un apparato sacro più complesso e articolato, del quale tuttavia non resta alcuna testimonianza materiale. La festività, che prevede l’ascesa alla cappella sul monte Ausiliatrice e la discesa in paese, riprende i tratti tipici delle celebrazioni legate al ciclo agrario della morte e rinascita della natura. Manifestazioni come la Guglia rientrano tra quelle che, almeno fino al secondo dopoguerra, rappresentavano le principali occasioni pubbliche attraverso cui gli abitanti di una piccola comunità potevano socializzare: erano momenti in cui interrompere il lavoro, indossare l’abito e le scarpe nuovi, mangiare bene, stringere relazioni. Oggi, in una società profondamente mutata e più frammentata, il rituale laico della Guglia — al pari delle festività religiose — continua a essere un appuntamento significativo per le famiglie, un momento di condivisione della tradizione e, allo stesso tempo, di spensieratezza e ritrovo comunitario.

Ricordiamo che questi tre nuovi ingressi nell’IPIC vanno ad unirsi ad altre celebrazioni proventienti dal Vallo di Diano e gia presenti nella guida, quali: il Culto della Santa Messa officiata davanti all’altare di San Michele Arcangelo (Tabernacolo) nell’antro delle Grotte di Pertosa – Auletta, in particolare il lunedì in Albis, la Fiaccolata di Sant’Antuniello a Polla ed i Marunnari di Sanza.

Nella sezione Espressioni, invece, figura Montesano sulla Marcellana con “I “suonë” zampogne e ciaramelle”. Nella sezione “Saperi”, invece, troviamo Sassano con la sua tradizione bandistica.

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