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Sant’Arsenio, il 17 e 18 agosto torna sul Serrone il “bannita Tittariello, lu capopolo”

Giuseppe D’Amico

Presentata a Sant’Arsenio, nel giardino di Palazzo D’Aromando, la 24esima edizione della rievocazione storica del “Bannita Tittariello, Lu capopopolo”, in programma nei giorni 17 e 18 agosto prossimi nel quartiere Serrone.

Dopo il saluto del Presidente della Pro Loco Mario Marmo, dell’architetto Nicola Piccolo (Direttore Artistico della manifestazione) e di Donato Pica (Sindaco di Sant’Arsenio) le relazioni degli storici Antonio Capano della Società Salernitana di Storia Patria e di Giuseppe Aromando del Centro Studi e Ricerche del Vallo di Diano “Pietro Laveglia”. Ha coordinato gli interventi Maria Pia Del Negro, socia della Pro Loco che all’inizio ha ripercorso la vicenda della rievocazione che da anni richiama a Sant’Arsenio migliaia di persone.

Per quanto riguarda Tittariello (vero nome Giovan Battista Verricelli), va ricordato che era nato a Sant’Arsenio nel 1611. Aveva messo insieme una banda di circa 300 uomini la cui attività interessò tutti i territori circostanti tanto da arrivare ben oltre il Vallo di Diano al punto che  il Governatore di Principato Citra decise di guidare personalmente le truppe regie nella campagna contro di lui. Soldati italiani e due compagnie spagnole invasero Sant’Arsenio reprimendo nel sangue ogni forma di resistenza. I soldati del Governatore incalzarono in modo inesorabile Tittariello che dopo una tenace resistenza e a causa del serrato invio di truppe di soldati fu costretto ad allontanarsi sempre più dalla zona di Sant’Arsenio e Polla preferendo continuare la sua lotta nel vicino Cilento aggregandosi alla banda del famigerato Marco Gargano. Tittariello, però, lontano dalla sua terra e dall’ambiente in cui era abituato a muoversi, privo della famosa banda che lo aveva reso celebre, non si rese più protagonista di imprese eclatanti.

DONATO PICA
sindaco di Sant’Arsenio

Nel corso dell’incontro con la stampa il sindaco Donato Pica ha evidenziato l’importanza della manifestazione che va oltre la rappresentazione scenica ma, grazie alle ricerche già effettuate dagli studiosi ed a quelle in itinere e inconsiderazione del vasto raggio di azione di Tittariello, consentirà di ricostruire ulteriormente una pagina importante della storia del paese e delle zone limitrofe.

Da parte sua, il direttore artistico Nicola Piccolo ha annunciato alcune novità rispetto alle precedenti edizioni e, in particolare, rispetto allo scorso anno che lo ha visto per la prima volta al timone. Ha preferito, però, noi svelarle per non privare quanti si recheranno sul Serrone nei giorni della manifestazione rievocativa.

Di rilievo l’intervento di Antonio Capano che, va ricordato, insieme a Giuseppe Aromando, nel 2002 dedicò al “bannita” di Sant’Arsenio una interessante monografia dal titolo “Il Vallo di Diano, Sant’Arsenio e il bandito Tittariello nella crisi socioeconomica del Seicento”. Capano, che ha ripreso le ricerca ha evidenziato alcuni nuovi aspetti molto importanti: nella dinamica socio economica seicentesca il bandito Tittariello assume una valenza non per nulla di secondo piano: egli è un astuto capopopolo che sa bene muoversi e agire per cui va considerato un temerario e spietato fedele compagno di Ippolito di Pastena o Pastina nella rivolta di Salerno contro gli Spagnoli che, iniziata nel 1647 si concluse l’anno successivo. “Di certo un personaggio non superficiale né mediocre vista la sua estrazione culturale familiare che stiamo ricostruendo grazie a nuove fonti documentali. Nel contesto rievocativo Tittariello ha la prerogativa di una base storica accertata, documentata e, quindi, non sottovalutabile. La versione del libro rivista e ampliata con nuove fonti e novità sicuramente darà occasione nuove di letture, studio e approfondimenti sul Seicento vicereale e del Vallo di Diano”.

GIUSEPPE AROMANDO
storico locale di Sant’Arsenio

A conclusione dell’incontro l’intervento di Giuseppe Aromando a giudizio del quale “La pedagogia delle Arti è una delle possibili alternative di lettura di quella che fu la grave situazione socio politica ed economica amministrativa del Viceregno. La rivolta di Masaniello del 1647 fu l’epilogo di una situazione di crisi le cui origini vanno ricercate nel secolo precedente, tra il 1535 e del 1556. Restando in ambito santarsenese, pur se oggi è difficile fare una lettura attenta delle tracce e dei reperti afferenti al periodo seicentesco a causa della reiterata e continuata distruzione del paesaggio ambientale e di quello urbano si può tracciare un profilo di lettura del contesto culturale attraverso il patrimonio artistico ancora presente a Sant’Arsenio. Partendo dal 1525 si ricorda la fondazione della Compagnia della Buona Morte divenuta poi del Suffragio, un sodalizio dedito all’assistenza dei moribondi e alla loro sepoltura. Cosi come nel 1575 sappiamo della presenza della magnifica Pala d’Altare del Rosario. Opera pittorica attribuita a Cornelis Smet o alla sua cerchia. A questo sodalizio appartenevano familiari dei De Ojeda, baroni di Sant’Arsenio. Un’altra testimonianza del ‘600 è la base litica scolpita e datata 1608 le cui figure delle arpie la dice lunga sulla qualità della committenza ecclesiastica e laicale santarsenese. E poi la Pala della incredulità di San Tommaso attribuita a Marco Pino, la chiesetta rurale dedicata al santo di Padova la cui devozione fu certamente sostenuta dal vescovo cavese francescano mons. Cesare Lippi come ci ricorda anche l’abito della statua cittadina che lo avrà mutuato dal vicino convento rurale dei padri conventuali di Santa Maria del Piano in San Pietro al Tanagro. E poi ancora: la tavola dipinta della Vergine del Carmine (1663); la tavola dipinta di Santa Maria dei Martiri (1668)”. Tantissimo altro ancora è quello che si potrà leggere prossimamente nella edizione rivista e ampliata del libro su Tittariello che a distanza di 23 anni verrà rieditato e presentato prossimamente ad opera di Antonio Capano e Giuseppe Aromando per conto della Pro Loco.

Foto di Gianluigi Casella

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