L’Italia accelera sull’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), ma la strada per raggiungere gli obiettivi entro il 2026 appare ancora in salita. Secondo i dati della Struttura di missione della Presidenza del Consiglio, al 31 maggio 2025 sono stati spesi 79 miliardi di euro, pari al 40% delle risorse totali del programma Next Generation EU. Un risultato significativo, che tuttavia non basta a garantire il rispetto delle scadenze.
La spesa mensile è passata da 1,57 miliardi nel 2024 agli attuali 3 miliardi, ma per centrare i 74,4 miliardi previsti nel 2026 (il 3,2% del PIL), servirebbe triplicare questa velocità, arrivando a 9 miliardi al mese. Un obiettivo che Antonio Lombardi, presidente di Federcepicostruzioni, definisce “tecnicamente insostenibile”: «Nessun sistema amministrativo può moltiplicare così la capacità di spesa in pochi mesi. Serve un piano B operativo».
Il ministro per il PNRR Tommaso Foti ha esortato gli enti in difficoltà a “rinunciare onestamente” ai progetti, per evitare penalizzazioni. Intanto, 240 target su 614 (il 39,1% del totale) restano da completare per sbloccare le ultime due tranche da 40 miliardi. La rimodulazione straordinaria del Piano, annunciata da mesi, slitta a settembre, mentre manca all’appello la relazione semestrale del Governo, tradizionalmente presentata a luglio.
Con 299.000 interventi censiti (di cui 174.000 ancora in corso), il rischio è quello di un collasso del sistema. «Siamo vicini alla saturazione» avverte Lombardi «in gioco c’è la reputazione internazionale dell’Italia e il futuro delle infrastrutture». Federcepicostruzioni chiede semplificazioni urgenti e un meccanismo di riallocazione trasparente delle risorse, per evitare che inefficienze locali compromettano l’intero Piano.

presidente Federcepicostruzioni