Di Norberto Lupo
Sebbene si annoveri tra i primi romanzi di Austen, “Ragione e sentimento” è un’opera che si distingue per acume, sensibilità e divertimento. La vicenda delle sorelle Dashwood, Elinor e Marianne, si sviluppa perfettamente all’interno del mondo austeniano caratterizzato da pettegolezzi, buon senso e matrimoni. Nonostante il romanzo cerchi di sottolineare l’importanza della praticità e del pragmatismo, Austen riesce a delineare i tratti più delicati del cuore umano. Elinor e Marianne, infatti, sono ragazze ben distinguibili – la prima è la metafora della ragione e la seconda del sentimento – ma entrambe ricche di qualità come la dolcezza, la tenerezza e la sensibilità. Austen non dedica solo grande importanza a questi aspetti della persona, ma anche all’educazione. Nella concezione austeniana l’educazione è sintomo di superiorità di spirito: solo colui che ha deciso di istruirsi e affinare le qualità del proprio animo – confacendosi alla morale inglese – è degno di rispetto e di apprezzamento.

Austen ha la capacità di rappresentare ritratti dettagliati dei personaggi semplicemente attraverso i dialoghi da loro pronunciati. Come negli altri suoi romanzi – fatta eccezione per “Persuasione” – è assente un profondo scavo della psiche, ma il loro mondo interiore emerge già attraverso il peso di certi silenzi eloquenti, al pari che dai dialoghi. Rispetto alle altre opere dell’autrice, “Ragione e sentimento ” può essere considerato il romanzo dalla trama più serrata e con un maggiore ritmo narrativo. Equivoci e drammi, maldicenza e dolcezza, compassione e divertimento si intrecciano con un’armonia magistrale. Un’impronta biografica effettivamente emerge nell’analisi della natura di Elinor e Marianne. Probabilmente Elinor è ispirata alla sorella dell’autrice, Cassandra, mentre Jane si confarebbe di più con Marianne. L’importanza del sentimento è effettivamente diluita col peso e l’efficacia della ragione, tuttavia a volte queste qualità si scambiano nelle due sorelle, a dimostrazione di quanto siano umane e imperfette. A differenza di molti romanzi che vorrebbero proporre questa tematica, la sorellanza è un elemento fondamentale nella narrazione di questo romanzo, perché qui si racconta il viscerale affetto che due sorelle nutrono l’una per l’altra. Infatti i momenti di tenerezza tra le due sorelle sono molto dolci. Elinor e Marianne, nonostante i diverbi, si difendono, si sostengono, si cercano, continuano a dimostrare il proprio affetto e la propria presenza anche nel momento più avverso (molto bello il momento di confronto tra le due in cui Elinor rivela a Marianne, in seguito al fidanzamento segreto di Edward Ferrars, il dolore che l’ha logorata in silenzio per diversi mesi). Anche la vena comica è irresistibile; rappresentare personaggi come Middleton, i Palmer, la signora Jennings e Lucy Steele si può fare solo quando chi scrive è estremamente consapevole della fragilità della natura umana e sa, quindi, come poterci giocare e renderla divertente. Ciò che magari non ho apprezzato tanto sono stati alcuni dialoghi che potevano essere più ridotti e alcune coincidenze all’interno della storia un po’ troppo irrealistiche. Tuttavia resta un romanzo estremamente valido, coinvolgente e di sano divertimento.