Di Giuseppe Geppino D’Amico
A dare credito ad un vecchio adagio “in amore e in guerra tutto è consentito”. Naturalmente questo vale anche per i politici che non disdegnano l’uso della bugia per acquisire credibilità e colpire l’avversario di turno. Quante volte abbiamo ascoltato la frase “Mente sapendo di mentire…”? Ed è quello che sta succedendo in questi giorni a proposito del ventilato (almeno per ora) dimensionamento scolastico in Campania. La calura degli ultimi giorni ha provocato un forte rialzo della temperatura delle polemiche avviate nel mese scorso per i tagli (reali o presunti) nelle scuole della Campania. Tagli realmente previsti secondo il Governatore della Campania, Vincenzo De Luca; presunti secondo Imma Vietri e Antonio Iannone. In palio c’è il Premio Pinocchio d’Oro.
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In Campania, per effetto del dimensionamento scolastico voluto dal Governo, dovrebbero scomparire 120 istituti entro il 2024. Sono questi i dati comunicati di recente dall’assessora regionale alla Scuola, Lucia Fortini, durante un incontro con sindaci, presidi e sindacalisti della scuola.
Rischiano il taglio 36 plessi nella provincia di Napoli, 41 in quella di Salerno, 18 in Irpinia, 16 nel Sannio e 9 nel Casertano. Anche nella nostra provincia, sindacati, presidi e docenti sono in ansia per il taglio netto delle autonomie scolastiche che porterebbe alla perdita di posti di presidenza, di segreteria e di altro personale. In Campania, dove i dati della dispersione e dell’abbandono scolastico sono altissimi e quelli resi noti da Invalsi ci dicono che abbiamo gli studenti meno preparati d’Italia, un taglio di queste dimensioni, se confermato, sembra davvero un controsenso. Tutto trova origine nella legge di bilancio 2023 con la quale il governo Meloni ha deciso di stabilire una nuova disciplina sul dimensionamento scolastico. Dal 2024 gli istituti con meno di 900 iscritti dovranno essere accorpati. Una razionalizzazione che, secondo il governo, garantirebbe maggiore efficienza e riduzione dei costi. Molto spesso, però, il risparmio è un cattivo guadagno come dimostra la chiusura del tribunale di Sala Consilina che non ha prodotto alcun risparmio, anzi tutt’altro, perché addirittura ha aumentato i problemi. Il guaio è che proprio non riusciamo a fare tesoro degli errori del passato. Vale anche per la scuola i cui rappresentanti vedono nel provvedimento varato dal Governo un mero taglio ragionieristico sulla pelle di lavoratori, famiglie e studenti. Anche i presidi sono contrari ritenendo che il dimensionamento scolastico crea inevitabilmente disfunzioni amministrative e didattiche. Sono proprio le disfunzioni didattiche che dovrebbero preoccupare tutti perché la scuola deve formare i giovani di oggi e assicurare la crescita della società del domani.
Il dibattito è diventato incandescente perché il dimensionamento dovrà essere deciso dal ministro Giuseppe Valditara con un decreto ad hoc da emanarsi entro il 31 agosto per rendere operativa una riforma che non piace a tutti. Il taglio di istituti previsto dal Governo vede l’opposizione di diverse Regioni: Campania, Puglia, Toscana ed Emilia Romagna hanno già detto no ricorrendo alla Corte Costituzionale, ma pochi giorni fa anche le Regioni governate dal Centro-destra hanno avanzato dubbi e perplessità sulla questione. Anche Sardegna e Abruzzo nel corso della Conferenza Stato-Regioni hanno chiesto rassicurazioni precise.
La Campania, nonostante sia una delle regioni con il maggior numero di studenti, è il territorio che con la riduzione pagherebbe il prezzo più alto. Questo perché la nostra rete scolastica deve rispondere a esigenze di territori profondamente diversi: le aree interne a rischio desertificazione, le zone montane, le isole e la popolosa e densa area metropolitana di Napoli. “Sul mondo della scuola -ha più volte dichiarato il presidente della Regione Vincenzo De Luca– siamo difronte al tentativo del governo di tagliare risorse al Sud e noi, come Regione Campania, non intendiamo accettare nessuna riduzione. Combatteremo in tutti i modi contro la proposta di Valditara”. Il ministro dell’Istruzione e del Merito, da parte sua, ha difeso il provvedimento ribaltando le critiche. “In Italia -ha ribattuto- ci sono 40mila plessi scolastici e nessuno di questi verrà chiuso. Si tratta soltanto di razionalizzare le istituzioni giuridiche, andando a eliminare le reggenze”.
Nella vicenda c’è un fatto alquanto singolare: la norma sul “Dimensionamento Scolastico” affida alle Regioni il compito, sulla base dei parametri individuati dal decreto ministeriale, di provvedere al dimensionamento della rete scolastica entro il 30 novembre di ogni anno. Per farla breve, il Governo decide di tagliare ma toccherà alle Regioni usare le forbici. L’assessora alla scuola della Regione Campania, Lucia Fortini, non ci sta, convinta che il pericolo di una riduzione delle classi e del personale è più che concreto. Quindi, conferma la volontà di andare avanti con il ricorso contro il decreto ministeriale e invita a partecipare alla battaglia il mondo della scuola e gli stessi sindaci.
Diversa da De Luca e Fortini l’opinione dei parlamentari che sostengono il governo. Non solo, quando si tratta di contestare le affermazioni del Governatore, in particolare il senatore di Fratelli d’Italia Antonio Iannone non si lascia sfuggire l’occasione. Questa la sua opinione: “la razionalizzazione è un fatto burocratico che riguarda le direzioni didattiche. Lo sa bene De Luca che sta armando una campagna di disinformazione e strumentalizzazione. Qualche amministratore abbocca o vuole abboccare facendo la figura dell’utile ignorante. Per De Luca il Cilento e il Vallo di Diano praticamente non esistono. Siamo di fronte all’ennesima menzogna di De Luca e della sinistra. Come ha ribadito più volte il ministro Giuseppe Valditara non ci sarà una scuola in meno in nessuna parte d’Italia. E, dunque, neanche in Campania e in provincia di Salerno”.
Quasi in fotocopia le accuse di Imma Vietri: “Siamo di fronte all’ennesima menzogna di De Luca e della sinistra. Il governatore e il suo partito non sanno più cosa inventarsi pur di distogliere l’attenzione mediatica e politica dai loro fallimenti”.
Che dire? Sembra di assistere al gioco delle tre carte: “Questa scuola vince, quest’altra perde”. Si chiude? No, non si chiude! A questo punto per sapere chi ha detto la bugia più grossa e meritare il premio Pinocchio d’oro non ci resta che attendere il 31 agosto, data ultima per l’emanazione del decreto Valditara. A proposito di Valditara: vorrà continuare ad essere considerato il ministro della scuola e del merito oppure il ministro del de-merito. Dipenderà da lui!