Il 30 aprile è stata La Notte del Lavoro Narrato da Jepis Bottega, a Caselle in Pittari. La decima edizione del racconto dell’Italia che dà valore al lavoro. Che innova e compete. Che cerca senso e futuro. Che mette testa, mani e cuore nelle cose che fa. In tutta Italia, migliaia i narratori spontanei.
C’è un’Italia che dà valore al lavoro. Che innova e compete. Che cerca senso e futuro. Che mette testa, mani e cuore nelle cose che fa. E’ l’Italia che si riunisce, ogni anno e anche questo, ne “La notte del lavoro narrato”, un evento nato nel 2013 da un’idea del sociologo Vincenzo Moretti, già ideologo del #lavorobenfatto, e che si celebra ogni anno il 30 aprile.
Si tratta di un’esperienza di narrazione partecipata in cui si possono leggere, ascoltare, raccontare, cantare, disegnare, recitare storie di lavoro, da condividere con l’hashtag #lavoronarrato. “Si può partecipare da soli, in 2 o in 10, in 100 o in mille – spiega Moretti -. Si può stare a casa, a scuola, in bottega, in azienda, nel bar, nella sede della pro loco o dell’associazione, in discoteca, in cantina, per strada, in piazza, insomma ovunque”.

Il principio-cardine dell’iniziativa è infatti “esserci!” E’ l’occasione per stare insieme e raccontare storie di lavoro, per sottolineare che il lavoro e chi lavora sono importanti, meritano rispetto, considerazione, sempre, indipendentemente dal lavoro che si fa. Perché siamo ciò che raccontiamo. Perché una vita senza lavoro è una vita senza significato.

L’edizione numero dieci dell’evento – che ha vissuto un’anteprima nelle scuole elementari e medie di Follonica – ha avuto il suo quartier generale da Jepis Bottega, a Caselle in Pittari, nel Cilento, e ha visto coinvolte un centinaio di organizzazioni, da Nord a Sud dell’Italia, con punti narrativi che quest’anno hanno varcato per la prima volta il confine della Penisola per sbarcare in Francia e anche in Tunisia. Segno evidente che la voglia di #lavoronarrato sta contagiando tantissime persone – oltre 10.000 quelle coinvolte nei dieci anni da quel 30 aprile del 2013 – mosse dalla voglia di dare un senso profondo al lavoro che fanno, che sognano o che ricordano.