Di Giuseppe Geppino D’Amico

Il Vallo di Diano è sempre stato al centro delle dinamiche politiche. Le prime fonti storiche che hanno per oggetto eventi legati a questo territorio risalgono all’inizio della dominazione romana. Il primo documento storico che riguarda il Vallo è scritto in latino ed è la testimonianza non solo dell’uso della nuova lingua, ma anche di un testo compiuto, con precisi riferimenti a un’opera di riqualificazione sul piano economico e strutturale del territorio. Di particolare rilevanza storica è la celebre epigrafe latina conosciuta in tutto il mondo dagli studiosi, denominata Elogium di Polla, detta anche Lapis Pollae, che si può tuttora leggere davanti alla Taverna del Passo. In questo Elogium, posto alla base della statua – oggi perduta – il console Tito Lusco Annio parla in prima persona e si vanta di ciò che ha realizzato nel Vallo: la costruzione della via da Regium a Capua e la realizzazione, in loco, di un Forum, che ancora oggi testimonia la penetrazione romana nel territorio. Per questa nuova strada giunse nel Vallo anche Spartaco, nel 72 a.C., durante la guerra servile. Il Foro di Polla subì la feroce aggressione degli schiavi ribelli, con stragi, incendi e violenze che fecero inorridire lo stesso Spartaco. Queste notizie ci sono documentate dallo storico Sallustio, che ne parla in un frammento delle sue Storie.
Una quindicina d’anni dopo il passaggio di Spartaco, si fermava nel Vallo l’uomo forse più celebre dell’età romana: Marco Tullio Cicerone. Era il 58 a.C.: Cicerone, condannato all’esilio, si dirigeva verso Vibo Valentia, dove sarebbe stato ospitato da un amico. Alle Nares Lucanae, l’attuale Scorzo, scrisse una lettera all’amico Attico. Riprese il viaggio, passò per il Forum di Polla e si fermò a pernottare in una villa del territorio che egli chiamò Campo Atinate.

Durante la notte fece un sogno, che raccontò al liberto Sallustio che lo accompagnava e che lo giudicò di buon auspicio. Era un sogno fatto all’alba e allora si credeva che i sogni mattutini fossero veritieri. Cicerone parlò di questo sogno nel libro I del De Divinatione, dedicato all’interpretazione dei sogni, e affermò che nulla vi è di più divinatorio del sogno avuto nella campagna di Atina: “nihil illo Atinati somnio fieri posse divinius”. La strada dimostrò subito la sua grande importanza strategica di collegamento tra Roma e la Sicilia. Il ponte costruito poi sul Tanagro a Polla servì a collegare la via Annia con Tegianum e gli altri centri abitati che intanto sorgevano sulla fascia pedemontana occidentale della valle.

Un’altra testimonianza fondamentale ci proviene da Plinio il Vecchio, il quale, nella sua Naturalis Historia, scrive: “in Campo Atinate fluvius mersus post XX milia passuum exit”. Nel Campo Atinate “il fiume, immersosi, esce all’aperto dopo due miglia”. Questa notizia ricorda che, prima dello scavo del fossato Maltempo, le acque del fiume a Polla si perdevano nelle Crive, e si pensava che riemergessero poi dalle Grotte di Pertosa, formando il caratteristico fiume sotterraneo.

Un discorso a parte riguarda la celebre riforma agraria del 131 a.C., passata alla storia come la riforma di Gaio Sempronio Gracco. Una commissione di tresviri, presieduta da Gaio Sempronio Gracco e composta dallo stesso Gracco, da Appio Claudio Pulcro e Publio Licinio Crasso, divise qui le terre conformemente alle disposizioni della lex Sempronia agraria, promulgata da Tiberio Sempronio Gracco nel 133 a.C. La legge provocò forti contrasti tra i sostenitori dei Gracchi (Riformatori) e gli Optimates (Conservatori), poiché tendeva a ridurre la grande proprietà che i patrizi avevano progressivamente accaparrato nell’agro pubblico, per restituire ai plebei una porzione di terra da coltivare e su cui vivere. Essa sanciva che ogni privato non potesse occupare più di 500 iugeri di agro, accresciuti di altri 250 per figlio, fino a un massimo di 1.000 iugeri. Il resto veniva concesso in possesso perpetuo e inalienabile alla plebe, tramite assegnazioni ai singoli coltivatori. Agli angoli delle parcelle terriere, la commissione piantava un cippo per delimitarle e precisarne la posizione rispetto alle altre. È significativo che dei dieci termini graccani finora conosciuti, sei provengano dal territorio adiacente alla via Annia, compreso tra lo Scorzo e la campagna di Sala Consilina, con il Forum esattamente al centro.
Nel saggio “Termini graccani rinvenuti nell’antica Lucania” (Rassegna storica salernitana, I, 1937), E. Guariglia e V. Panebianco ne segnalano cinque, rinvenuti nelle seguenti località:
- Sant’Andrea di Zuppino (Sicignano degli Alburni)
- Polla, all’angolo tra via Fratelli Cairoli e via Mario Pagano
- Sotto l’abitato di Atena Lucana, accanto alla statale 19 (oggi conservato al Museo Nazionale di Napoli)
- Contrada Barre a Sala Consilina
- Contrada Pendiniello a Sala Consilina (poi trasferito nell’Antiquarium locale)
A questi va aggiunto un
altro termine rinvenuto nella campagna di Auletta, segnalato da Vittorio Bracco nel saggio “Un nuovo documento della centuriazione graccana: il termine di
Auletta” (Rivista storica dell’antichità,
1979).


