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Con-Tatto – Verso il 25 novembre: donne, una lunga marcia di conquiste ma ancora non basta

Di Giuseppe Geppino D’Amico

Il 25 novembre ricorre la Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne, istituita dall’ONU nel 1999. La data fu scelta per ricordare l’assassinio delle tre sorelle Mirabal, attiviste della Repubblica Dominicana, uccise il 25 novembre del 1960 dal regime di Rafael Leonidas Trujillo. I simboli della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne sono le panchine rosse e le scarpe rosse. In Italia il 25 novembre 2025 potrebbe essere una giornata doppiamente storica se, come appare probabile, domani anche il Senato darà il via libera definitivo — peraltro scontato — alla proposta di legge bipartisan già approvata alla Camera, che riscrive l’articolo 609-bis del codice penale sul reato di stupro. Donne, le conquiste, 24.11.25

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La proposta di legge, approvata all’unanimità mercoledì scorso alla Camera, riscrive integralmente l’art. 609-bis del codice penale. Il primo comma recita così: “Chiunque compie o fa compiere o subire atti sessuali ad un’altra persona senza il consenso libero ed attuale di quest’ultima è punito con la reclusione da sei a dodici anni”. Il testo modifica il paradigma della valutazione sulla violenza sessuale del 1996, quando lo stupro divenne reato contro la persona e non più contro la morale. Quindi, il voto di domani segnerà un’altra giornata storica nella lotta per l’emancipazione femminile, iniziata secoli fa. Fin dai tempi dell’antica Grecia, quando Aristotele teorizzò la differenza tra Oikos e Polis (Famiglia e Città), sintetizzabile così: “La donna in famiglia e l’uomo, in quanto animale politico, nella Polis”. Altri tempi, altro modo di vivere.

La battaglia è stata lunghissima, se si considera che ancora a fine ’800 nel Cilento vigeva un’usanza araba: quando in casa c’erano ospiti le donne servivano in tavola ma pranzavano in cucina. E venivano utilizzate per girare la macina del frantoio, “perché un bipede costava meno di un quadrupede”. Una situazione terribile.

La conquista più importante è senza dubbio il diritto di voto, concesso alle donne in Italia con il Decreto Legislativo Luogotenenziale n. 23 del 1° febbraio 1945. Le donne si recarono per la prima volta alle urne il 2 giugno 1946, quando gli Italiani furono chiamati ad esprimersi sul referendum Monarchia-Repubblica e ad eleggere i componenti dell’Assemblea Costituente. Le Madri Costituenti furono 21. Due anni dopo, nel 1948, in occasione delle elezioni della prima legislatura repubblicana, furono 39 le donne elette alla Camera dei Deputati e 4 al Senato. Per quanto riguarda la Circoscrizione Benevento–Avellino–Salerno bisognerà attendere la seconda legislatura (1953) per registrare le prime presenze femminili alla Camera dei Deputati: Maria De Unterrichter Iervolino (Democrazia Cristiana) e Ida Matarazzo (Partito Nazionale Monarchico). Per rivedere altre due donne della nostra provincia alla Camera bisognerà attendere il 1983: fu eletta Flora Calvanese per il Partito Comunista.

Dall’avvento della Repubblica la lotta delle donne non si è più fermata e, in progressione, sono arrivate la legge Fortuna-Baslini sul divorzio (1970), che resistette al referendum del 1974; la legge 405 del 1975 sui consultori familiari; la legge 194 del 1978 sull’interruzione volontaria di gravidanza. Altre conquiste importanti: la legge 151 del 19 maggio 1975 (Riforma del diritto di famiglia), che ha sancito la parità giuridica dei coniugi, ha abrogato l’istituto della dote, ha previsto la comunione dei beni, ha consentito alla donna di conservare il cognome da nubile, ha abolito il processo per adulterio e ha esteso la patria potestà a entrambi i genitori. Di rilievo anche la legge 125 del 1991, che prevede la parità uomo–donna nel lavoro. Oggi le donne, già molto numerose nella scuola e nell’Amministrazione dello Stato, possono arruolarsi anche nelle Forze Armate. Inoltre, a seguito di un intervento della Corte Costituzionale, i genitori possono decidere di dare al figlio il cognome di entrambi nell’ordine che preferiscono. Certo, non è stato facile per le donne superare antichi pregiudizi e conseguire risultati così importanti. E non va dimenticato che in molti paesi guidati da regimi totalitari il ruolo della donna è ancora oggi di totale sudditanza.

Un’ultima considerazione e una proposta: nella lunga marcia per l’emancipazione delle donne un posto di rilievo spetta a Errichetta Di Lorenzo, preziosa compagna di Carlo Pisacane. È doveroso ricordare che la Di Lorenzo ha combattuto per l’Italia, per la libertà personale e per la libertà delle donne. Le numerose lettere inviate alla madre sono una pietra miliare della storia dell’emancipazione. Riportiamo un passaggio significativo sul matrimonio combinato che lei aveva dovuto subire: “Non esiste donna al mondo la quale non abbia amato in sua vita; quindi, colei che non ama il marito deve presto o tardi amarne un altro. Nel Vostro cuore — è sempre rivolta alla madre — avete mai supposto che io potevo amare Dionisio? No, certo. Dunque ciò che è avvenuto (cioè l’abbandono del tetto coniugale) era naturalissimo”.

La vicenda di Errichetta Di Lorenzo ci induce ad avanzare una proposta all’Amministrazione comunale di Sapri, che ha recentemente deciso di realizzare un Museo Risorgimentale legato a Carlo Pisacane, acquistando la documentazione custodita da un pronipote di Giovanni Nicotera, figura di spicco dei Trecento, che adottò Silvia — figlia di Carlo ed Errichetta. La proposta: dedicare una sezione del museo a Errichetta Di Lorenzo. E non sarebbe sbagliato pensare anche a un monumento a lei dedicato, magari nei giardini di piazza Municipio vicino a quello di Carlo Pisacane, realizzato nel 1934 e inaugurato da Alfredo De Marsico, che disse: “Sapri è nell’epopea del Risorgimento ciò che Rimini è nell’epopea di Cesare… Senza martiri non vi sarebbero esempi”. Ed Errichetta Di Lorenzo, avendo combattuto per l’emancipazione delle donne e per la libertà, è certamente un esempio da tramandare.

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