Search

Sala Consilina e i suoi grandi giuristi: da De Marsico a Mezzacapo, un’eredità di sapere e impegno civile

Di Giuseppe Geppino D’Amico – Alcuni dei Busti presenti nell’articolo sono opera dello scultore Francesco Scialpi

Alfredo De Marsico con avvocati foro di Sala Consilina Rivellese, Cappelli ecc
Alfredo De Marsico con avvocati foro di Sala Consilina Rivellese, Cappelli ecc

Non si è spenta l’eco del convegno organizzato sabato scorso dal Rotary Club di Sala Consilina-Vallo di Diano per ricordare Alfredo De Marsico in occasione del 40esimo della scomparsa, avvenuta l’8 agosto 1985. Tema del convegno: “Il pensiero socio-politico e giuridico di Alfredo De Marsico a 40 anni dalla scomparsa”. Gli interventi dei due relatori, il Prof. Avv. Franco Coppi e il Pres. Avv. Nicola Emilio Buccico, sono stati seguiti con molta attenzione dal folto pubblico presente.

Alfredo De Marsico

Come è noto, Alfredo De Marsico era nato a Sala Consilina il 24 maggio 1888. Anche se le vicende familiari prima e quelle professionali lo avevano portato lontano, è sempre rimasto legato al paese natio, non solo dai vincoli familiari ma anche dai tanti amici avvocati del Vallo di Diano, che incontrava volentieri ogni qualvolta tornava a Sala Consilina perché impegnato in processi pendenti presso il locale tribunale.

Se è vero che Sala Consilina può vantare di aver dato i natali al “migliore avvocato del ‘900”, è altrettanto vero che ci sono stati altri valenti giuristi, a cominciare dall’avvocato Giuseppe Mezzacapo, che Alfredo De Marsico considerava il suo Maestro. Proponiamo di seguito alcune brevi biografie curate da Giuseppe Colitti e consultabili sul sito del Centro Studi e Ricerche Vallo di Diano “Pietro Laveglia” – Sezione Personaggi Illustri.

GIUSEPPE MEZZACAPO

Giuseppe Mezzacapo – Busto dal portale “Personaggi famosi” del Comune di Sala Consilina

Nacque a Napoli il 10 luglio 1847 e morì a Sala Consilina il 18 settembre 1924. Cittadino adottivo di Sala Consilina, grande avvocato, lasciò memoria di una profonda cultura non solo giuridica, che lo fece considerare un maestro da Alfredo De Marsico, suo illustre conterraneo.

Quest’ultimo ne tracciò un entusiastico profilo in Voci e volti di ieri (Laterza, 1948). Fece parte dal 1879 al 1884 del Consiglio comunale e fu anche, solo per qualche anno, deputato al Parlamento.

Commosse parole pronunciò per lui nell’elogio funebre Alfonso Marino, poi preside del Liceo Ginnasio, che lo aveva avuto insegnante privato di lettere latine e greche negli anni della sua giovinezza: fu lui, nel 1964, da sindaco, a proporre al Consiglio Comunale di intitolargli la strada che va dal palazzo Paladino a via Macchia Italiana.

DIEGO GATTA

Sacerdote, giureconsulto, nacque a Sala il 26 aprile 1729 da Angiolantonio, dottore in utroque jure, e Antonia Martucci, di Eboli. Dopo aver appreso i primi rudimenti del sapere al suo paese, si recò a Napoli, dove proseguì gli studi, avendo come maestro, dopo altri, l’abate Antonio Genovesi, che frequentò anche come suo parente. Conseguita la laurea, tornò a Sala per motivi di salute. Il vescovo di Capaccio lo nominò avvocato dei poveri. Nel 1771 fu nominato Uditore Generale del vescovo di Anglona e Tursi, Giovan Battista Pignatelli. A fianco del ministro riformatore Bernardo Tanucci attese, per incarico del re, a riordinare le leggi sotto il titolo Regali dispacci (1773-77), il cui primo degli undici volumi fu dedicato proprio al Tanucci, e Riflessioni sopra la ecclesiastica ordinazione e la materia beneficiale (1777). Nel 1777 il Tanucci fu allontanato dal governo e il re proibì al Gatta di continuare l’opera. Negli ultimi anni di vita si dedicò alla modifica del Codice Carolino, ma ne fu distolto dagli eventi del 1799. Avendo deplorato alcuni eccessi, fu assalito in casa e depredato delle cose migliori, tra cui la ricchissima biblioteca, che fu data alle fiamme sotto i suoi occhi. Fu anche momentaneamente arrestato e, a seguito della persecuzione, si rifugiò presso i Genovese suoi parenti a Eboli, dove morì il 22 giugno 1804.

NICOLA BOSCHI

Sacerdote, economo curato della parrocchia di Sant’Eustachio, scienziato, prese parte attiva al movimento repubblicano del 1799, che si riuniva nella spezieria del notaio Giovanni Cioffi, leggendo proclami, lettere e satire provenienti da Napoli contro i sovrani. Caduta la Repubblica napoletana, che a Sala contò qualche decina di morti, fu perseguitato e dovette restare nascosto fino al 1806. Fu istitutore dei figli del re Gioacchino Murat. Cospirò nel 1820 come affiliato alla carboneria. Continuò a propugnare le idee libertarie fino alla morte, avvenuta il 5 maggio 1848.

GENNARO SAMBIASE SANSEVERINO

Duca di San Donato (1821-1901), nacque a Sala Consilina da Paolo, locale sottintendente. Aveva un castello a Chianche (Avellino), dove è ricordato, oltre che per le sue doti umane, per aver favorito la costruzione dell’acquedotto e della stazione ferroviaria.

Gennaro Sambiase Sanseverino – Busto dalla pagina “Famiglia Sambiase” (nobili-napoletani.it)

Ebbe un ruolo di prim’ordine nelle vicende risorgimentali; Garibaldi gli dedicò una foto con queste parole: “Al mio carissimo amico ed aiutante di campo, fratello d’armi della campagna del 1859, ov’ebbe contegno da prode”.

Patì esilio politico per dieci anni (1849-59). In Francia collaborò a La Presse e ad altri giornali. Fu presidente del Consiglio provinciale di Napoli, presidente del Consiglio di Amministrazione del Banco di Napoli e più volte sindaco di Napoli, che deve a lui, tra l’altro, Via Caracciolo. Fu anche vittima di un attentato terroristico. Fu deputato al Parlamento (1861-1901), ricoprendo altre importanti cariche.

DOMENICO ALFENO VAJRO

Sacerdote e giureconsulto, nacque a Sala l’8 marzo 1730. Il cognome di famiglia è Vairo, mutato in Vario con l’aggiunta di Alfeno per richiamo al giurista romano Alfenus Varus. Primo di sei figli, divenne sacerdote, appartenente al clero ricettizio della chiesa di Santo Stefano. Dopo l’istruzione elementare a Sala, proseguì gli studi di belle lettere, filosofia e matematica a Napoli, dove risentì dell’ambiente riformistico sotto l’influenza di Antonio Genovesi. Nel 1767 pubblicò il primo libro delle Institutiones Iuris Neapolitani, ma quelli successivi non videro la luce per un probabile intervento della censura ecclesiastica.

Domenico Alfeno Vajro – Frontespizio di un’opera giuridica – Fonte Memoria di Sala

Uscirono, invece, le Adnotationes ad libros IV Institutionum Civilium (1768), utilizzate quando era lettore privato di giurisprudenza e, durante la stessa attività (probabilmente dal 1767 al 1777), nel 1769 i Publicorum libri V. Invano concorse alla cattedra di Decretali (diritto canonico), in coincidenza con la disputa anticurialista suscitata dal Genovesi. Attese quindi all’opera sua più rinomata e diffusa, Pragmaticae edita decreta interdicta regiaeque sanctiones Regni Neapolitani (1772). Seguirono, l’anno successivo, i Constitutionum Regni Siciliarum libri III, la legislazione emanata da Federico II di Svevia nel 1231, ancora in vigore nel Regno borbonico. Vi si riscontra lo spirito riformatore che lo avvicina al coetaneo Serrao (1731-1799), futuro vescovo di Potenza, circa la contestazione dei beni concentrati presso i monasteri e le chiese.

Grazie all’amicizia con l’ambasciatore viennese alla Corte di Napoli Johann Joseph Maria von Wilzeck, ottenne, con l’appoggio del Ministro Plenipotenziario in Milano, il conte Karl Joseph Firmian, nel 1779, la nomina imperiale alla lettura pubblica di Pandette e del Diritto Feudale nell’Università Regia di Pavia. Nel 1781 pubblicò il De jure responsum sive commentarius in binas sententias Aemilii Papiniani I. C. Questionum XIV. & XXIX, che ricevette il consenso dell’altro grande giureconsulto conterraneo Mario Pagano, di Brienza. Nell’anno accademico 1783/84 fu eletto dagli studenti rettore dell’Università di Pavia. Peggiorate le sue condizioni di salute, terminò i suoi giorni dopo alcune settimane il 12 dicembre 1793 a Sala, dove è sepolto nella chiesa di Santo Stefano.

Condividi l'articolo:
Write a response

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Close
Magazine quotidiano online
Direttore responsabile: Giuseppe Geppino D’Amico
Close