Di Giuseppe Geppino D’Amico – Immagini di Williams Lamattina

Una tradizione ininterrotta e sempre attuale. Così può essere definita la suggestiva Fiaccolata di Sant’Antuniello a Polla: una processione unica nel suo genere, che anche quest’anno, nella sera del 12 giugno, ha portato la piccola statua del Santo di Padova in giro per il paese, fermandosi in ogni quartiere dove ardeva un falò acceso in suo onore. L’edizione 2025 ha avuto un valore ancora più speciale.
Dal settembre scorso, infatti, la Fiaccolata di Sant’Antuniello di Polla è ufficialmente parte del Patrimonio Culturale Immateriale della Campania, grazie al riconoscimento ottenuto dalla Regione che ha accolto l’istanza presentata dal sindaco Massimo Loviso per l’iscrizione nella sezione “Celebrazioni”. Grazie a questo riconoscimento, l’Associazione organizzatrice ha anche potuto partecipare, dal 5 al 7 dicembre 2024, alla seconda edizione della Rassegna del Patrimonio Immateriale della Campania, svoltasi presso la Nuova Esposizione Ex Tabacchificio (NEXT) di Capaccio Paestum.
L’evento regionale ha offerto visibilità ulteriore alla manifestazione, grazie a stand espositivi, tavole rotonde e degustazioni, valorizzando le pratiche tradizionali campane: produzioni artigianali e artistiche, riti, feste popolari, espressioni musicali, arti performative e cultura agroalimentare.

Organizzata e finanziata dalla Regione Campania tramite Scabec (Società Campana per i Beni Culturali), la rassegna ha dato spazio ai 124 elementi iscritti nell’Inventario del Patrimonio Immateriale della Campania, in attuazione della Convenzione Unesco del 2003.
Tra questi: i Gigli di Barra, la Cultura del caffè napoletano, i Carnevali campani, la Dieta Mediterranea e l’Arte del pizzaiolo napoletano.
E, naturalmente, la Fiaccolata di Sant’Antuniello, organizzata dall’Associazione presieduta dall’instancabile Rosario Salvitelli.
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Una tradizione che si tramanda da oltre un secolo
La sera del 12 giugno, come da tradizione, tutti i quartieri di Polla accolgono l’amato “Ndunduccio” con grandi falò, attorno ai quali la piccola statua, ricoperta di gigli, viene fatta ruotare per tre volte, sempre di corsa, dai portatori che si danno il cambio. Un momento in cui fede e tradizione si fondono e che richiama ogni anno fedeli anche dai paesi vicini. Quest’anno la serata è stata arricchita dalla presenza di suonatori di organetto e degli sbandieratori dello Stato di Diano.
La storia della fiaccolata affonda le sue radici nel XIX secolo, ma negli anni ’20 del ’900 venne interrotta per decisione di Fr. Mariano Crispi, allora guardiano del convento. La ripresa avvenne grazie al coraggio e alla devozione di una donna: Elena Senatore, operaia in un lanificio locale. Mentre passeggiava lungo il corso principale, oggi come allora chiamato “Ponte”, Elena notò nella vetrina del negozio di articoli artistici di Vincenzo Paolillo una piccola statua di Sant’Antonio simile a quella del convento. Il prezzo era proibitivo: ventuno lire, una somma notevole per l’epoca (pari a circa 50 euro del 2021). Ma il negoziante, accortosi del desiderio e delle difficoltà economiche della giovane, le propose il pagamento dilazionato, permettendole di portare comunque a casa la statua.

Con il sostegno della sorella Antonietta, e grazie alla generosità della comunità — che offriva grano, farina e quanto possibile — Elena riuscì a rilanciare la tradizione. Per sorreggere la statua, il devoto Giuseppe Manzione, detto Perillo, realizzò un tronetto, mentre i bambini raccoglievano fiori lungo la via Costariello.
Le offerte, prevalentemente destinate all’acquisto delle fiaccole e al ristoro dei partecipanti, venivano in parte devolute anche ai frati del convento. A guidare l’animazione musicale, la banda diretta dal maestro Sarno. Negli anni ’70, Elena affidò l’organizzazione alla vicina di casa Carmelina, che negli anni ’90 passò poi il testimone a Rosario Salvitelli.
Con il contributo di un gruppo sempre più ampio di amici, nacque così l’Associazione Sant’Antuniello, che continua ancora oggi a custodire la tradizione con grande passione.
Un rito che si rinnova ogni anno
Alle prime luci della sera del 12 giugno, la fiaccolata parte dal portone del convento e attraversa le strade illuminate di Polla. Bambini vestiti da fraticelli francescani aprono il corteo, mentre il suono delle campane e i canti dei fedeli creano un’atmosfera di forte suggestione. Il passaggio della statua viene accolto con i tradizionali tre giri propiziatori attorno ai falò, accompagnati dalle preghiere e dal grido corale “Viva ‘Ndunduccio!“. Ogni quartiere allestisce tavolate con cibi e bevande per i partecipanti. A fine serata, tutti i quartieri vengono premiati ex aequo, non per la grandezza del fuoco, ma per l’impegno dimostrato nella realizzazione dell’evento. È una festa di comunità, fatta di fede, devozione e luci, che continua ad affascinare in particolare giovani e giovanissimi.

Le celebrazioni del 13 giugno e il prodigio della lacrimazione
Il giorno successivo, 13 giugno, Polla torna al Santuario per le solenni celebrazioni eucaristiche: benedizione e distribuzione del pane e dei gigli, messa per i bambini e, nel pomeriggio, la processione solenne con la statua del Santo. È la stessa statua che il 12 e 13 giugno 2010 fu protagonista di un prodigio di lacrimazione, un caso unico al mondo riconosciuto ufficialmente dalle Autorità Ecclesiastiche. I pollesi da sempre nutrono una profonda devozione per Sant’Antonio di Padova, a cui si sono affidati anche nei momenti più difficili della storia locale. Con determinazione hanno chiesto e ottenuto la riapertura del convento, sia dopo le leggi eversive del Decennio Francese (1806-1815), sia dopo quelle postunitarie del 1866-67.