di Elia Rinaldi
In questo luogo della memoria, dove il mare sussurra storie d’amore e di coraggio, la pista che collega Sapri a Vibonati ci conduce verso un frammento di storia che parla al cuore di chi ama. Qui, nel luglio del 1857, si scrisse una pagina indimenticabile: l’arrivo dei 300 volontari guidati da Carlo Pisacane, uomini e donne mosse dalla passione per la libertà e dall’ardente desiderio di cambiare il destino del loro Paese.
Tra queste figure eroiche spicca quella di Giuseppina Russo, una giovane donna che incarnò l’amore in tutta la sua intensità e grandezza. Innamoratissima del suo fidanzato Pietro Salamone, non volle separarsi da lui neppure di fronte all’imminenza di un’avventura disperata.

Con determinazione e coraggio, decise di partecipare attivamente alla drammatica spedizione di Pisacane.
Malgrado le difficoltà e i rischi, il loro amore fu più forte delle paure, delle incertezze e anche della morte.
La spedizione, ideata da Carlo Pisacane – uno dei principali esponenti del movimento risorgimentale – aveva l’obiettivo di sollevare il popolo meridionale contro il Regno delle Due Sicilie.
Pisacane credeva fermamente nell’idea di una rivoluzione popolare, ma il sogno si infranse presto. Il 2 luglio 1857, dopo feroci combattimenti nei pressi di Sanza, l’impresa finì tragicamente, lasciando solo cadaveri e speranze infrante.
Giuseppina fu condannata e incarcerata a Sanza insieme al fidanzato.
Ma l’eredità di quei giorni non si riduce alla sconfitta. Essa è racchiusa nei gesti di quanti, come Giuseppina e Pietro, diedero la vita per ciò in cui credevano.
L’amore che li legava non era soltanto una questione personale; era parte di un progetto più ampio, di un ideale collettivo di speranza e libertà.