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Padula, presentato il volume di Antonello Sica sui “Sentieri Frassati”

Presentato a Padula, presso la chiesa di Sant’Antonio Abate a Padula, il libro “Pier Giorgio Frassati e i suoi sentieri” di Antonello Sica, accademico del Gruppo Italiano Scrittori di Montagna, che ha ideato e coordinato dal 1996 la realizzazione in tutta Italia della rete di sentieri intitolati al Beato.

All’evento, organizzato dalla parrocchia S. Michele Arcangelo e moderato dalla giornalista Filomena Chiappardo, hanno preso parte il consigliere del Comune di Padula, Giuseppe Tierno, il sindaco di Sala Consilina, Domenico Cartolano, Geppino D’Amico, presidente del Centro Studi e Ricerche Vallo di Diano “Pietro Laveglia”, che ha dialogato con l’autore.

A tracciare le conclusioni è stato don Giuseppe Radesca, parroco di Padula e vicario generale della Diocesi di Teggiano – Policastro.

don GIUSEPPE RADESCA
parroco di Padula e vicario generale della Diocesi di Teggiano – Policastro

La serata si è rivelata ricca di spunti interessanti e profondi anche dal punto di vista spirituale, poiché Pier Giorgio Frassati è, per le parrocchie del centro storico di Padula, un’ “icona giubilare”, soprattutto in vista della canonizzazione che avverrà il prossimo 3 agosto, nel corso del Giubileo dei Giovani: una scelta precisa, dunque, quella di mettere al centro dell’attenzione un giovane, morto all’età di 24 anni, amante della montagne, simbolo di tutti coloro che vogliono spingere lo sguardo “verso l’Alto”.

Dal dialogo tra il giornalista D’Amico e l’autore è nato un importante approfondimento sul Sentiero Frassati della Campania, che parte dal Battistero di San Giovanni in Fonte di Padula e giunge sulla vetta di Sito Alto a Sala Consilina, attraversando una zona di particolare valore naturalistico e paesaggistico, sottolineando come il progetto “Sentieri Frassati” del CAI sia universalmente riconosciuto come programma educativo verso un approccio globale alla montagna vissuta “palestra che allena, scuola che educa, tempio che eleva”.

Don Giuseppe Radesca ha parlato di una “staffetta” che avverrà in questo anno giubilare che si è appena aperto, con riferimento ai cammini che vedono il loro punto di partenza presso “Marcellianum” e si irradiano verso i santuari della diocesi, una visione che va ad unire la valorizzazione del patrimonio storico-artistico del territorio alla conoscenza di luoghi ricchi di fede, che continuano ad essere meta di pellegrinaggi e che conservano le radici più profonde dell’essere cristiani. Ha ricordato, inoltre, che anche a Montesano il ricordo di Pier Giorgio Frassati è vivo da tempo. Nel 1993, infatti, il parroco di Arena Bianca, mons. Antonio Pascale, in occasione del 50esimo del suo sacerdozio fece collocare nella chiesa l’immagine di Pier Giorgio Frassati su una enorme vetrata.

Infatti, come ricorda don Luigi Ciotti nella prefazione del libro, “salire sui monti è un modo per scendere in profondità dentro se stessi, per interrogarsi sulle proprie aspirazioni e contraddizioni, per fare spazio alle cose davvero importanti”.

Pier Giorgio Frassati nacque nel 1901 a Torino da una famiglia della ricca borghesia: la madre, Adelaide Ametis, era un’affermata pittrice, mentre suo padre era Alfredo Frassati, noto giornalista e direttore del quotidiano “La Stampa”, che sarebbe divenuto Senatore del Regno nel 1913.

Cresciuto nella casa familiare di Pollone (Biella), Piergiorgio si appassionò presto alle montagne, dove organizzava frequenti escursioni e sciate con gli amici, oltre a recarsi spesso in pellegrinaggio a piedi dalla “sua” Madonna ad Oropa. “Ogni giorno m’innamoro sempre più delle montagne – scriveva ad un amico – e vorrei, se i miei studi me lo permettessero, passare intere giornate sui monti a contemplare in quell’aria pura la Grandezza del Creatore”.

L’impegno sociale e politico, che fra l’altro vide Pier Giorgio schierarsi apertamente e senza timori contro il regime fascista, si svolse principalmente tra le fila del Partito Popolare italiano, fondato da don Luigi Sturzo nel 1919. Tale impegno era una diretta conseguenza del suo modo di sentirsi cristiano: non gli era sufficiente aiutare i poveri, andare nelle loro misere soffitte, nei tuguri dove la malattia e la fame si confondevano nel dolore, non gli bastava portare ai diseredati una parola di conforto, carbone, viveri, medicinali e denari: voleva dare una soluzione a quei problemi di miseria e di abbandono e la politica gli parve la via idonea per fare pressione là dove si decideva la giustizia. Una concezione della politica, dunque, con le parole di Paolo VI, come “la più alta forma di carità”. Partecipò a diverse congregazioni ed associazioni cattoliche: Azione Cattolica, FUCI, Milites Mariae, e fu anche terziario domenicano, con il nome di Girolamo, in memoria di Fra’ Girolamo Savonarola. Una poliomelite fulminante, contratta nelle case dove si recava a prestare il suo aiuto ai poveri, lo condusse alla morte dopo un’agonia di sei giorni, nella sua casa di Torino, la mattina del 4 luglio 1925. Fu beatificato il 20 maggio 1990 da Papa Giovanni Paolo II, in piazza San Pietro, a Roma, in presenza di migliaia di giovani. Da allora i suoi resti mortali sono conservati, miracolosamente incorrotti, nella cattedrale San Giovanni Battista di Torino.

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