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Legge Regionale per salvaguardare i dialetti Campani, a Napoli le audizioni in Commissione (VIDEO)

Il disegno di legge regionale sulla “Salvaguardia, valorizzazione e promozione dei dialetti della Regione Campania”, frutto di due analoghe proposte presentate dai consiglieri Corrado Matera, Tommaso Pellegrino e Vincenzo Santangelo, è stato al centro di un’audizione dinanzi alla VI Commissione Consiliare Permanente Istruzione, Cultura, Ricerca Scientifica e Politiche Sociali. Nell’aula del Consiglio Regionale che porta il nome di Giancarlo Siani, alla presenza dei consiglieri regionali Corrado Matera, Tommaso Pellegrino e Andrea Volpe, la presidente della Commissione, Carmela Fiola, ha raccolto il contributo di Vincenzo Andriuolo (Presidente dell’Associazione per lo studio e la promozione della lingua e della cultura locali di Teggiano), di Enrico Coiro (in rappresentanza dell’Associazione Culturale “Luigi Pica” di Sant’Arsenio) e di Giuseppe D’Amico (Presidente del Centro Studi e Ricerche del Vallo di Diano “Pietro Laveglia”). Il disegno di legge, già approvato all’unanimità della seduta della Sottocommissione del 23 ottobre 2024, si compone di 9 articoli e prevede specifiche disposizioni per salvaguardare i dialetti della Campania, promuovendone la ricerca, lo studio e la valorizzazione.

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Geppino D’Amico

Per Giuseppe D’Amico “la legge, così come strutturata, colma una lacuna se si considera nel 2019 era stata approvata una legge analoga che però si limitava al dialetto napoletano. Non va dimenticato che spesso sono venuti nel Sud studiosi stranieri che hanno pubblicato importanti volumi sui nostri dialetti. Penso allo studioso tedesco Rainer Bigalke, autore (nel 1980) di un “Dizionario dialettale della Basilicata e del volume “Mille sentenze e detti lucani” (nel 1986), entrambi pubblicati dall’Università “Carl Winter” di Heideberg. Penso a Gerhard Rohlfs, docente presso l’Università di Tubinga, filologo e glottologo di fama internazionale che ho avuto il piacere di intervistare a Polla all’indomani del terremoto del 1980. Dopo avere già dato alle stampe (tra il 1949 ed il 1954) i tre volumi della sua fondamentale “Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti” il Rohlfs pubblicò un nuovo ed articolato saggio sul dialetto dal titolo “Studi linguistici sulla Lucania e sul Cilento” tradotto nel 1988 per decisione dell’Università degli Studi di Basilicata. Ancora oggi i testi del Rohlfs sono adottati in diverse università italiane. Prima del Rohlfs e del Bigalke va ricordato un altro tedesco, Heinrich Lausberg, venuto nel 1937 in Italia per studiare il nostro dialetto. Da noi è venutoper studiare suoni e testi dei nostri canti popolari, rigorosamente in dialetto, Alan Lomax, il celeberrimo etnomusicologo, antropologo e produttore discografico statunitense. Fra il 1953 e il 1954 collaborò con l’etnomusicologo Diego Carpitella, collega e collaboratore dell’antropologo Ernesto De Martino, conducendo una vasta campagna di registrazioni sul campo in Italia. Venne anche a Caggiano. Qualche anno fa il comune di Caggiano ha predisposto il progetto “Alan Lomax… viaggio nelle terre delle mille voci”, co-finanziato dal POC Campania 2014-2020, ha partecipato alla 60ª edizione di TTG Travel Experience, il Salone mondiale del turismo, che si svolge a Rimini nel mese di ottobre. Caggiano e gli altri comuni che hanno aderito al progetto (Cassano Irpino, Castelnuovo di Conza, Colliano, Montecalvo Irpino e Romagnano al Monte) hanno saputo elaborare idee e iniziative in sinergia”.

Enrico Coiro

A seguire, l’intervento di Enrico Coiro, autore di un ponderoso vocabolario del dialetto di Sant’Arsenio, ha evidenziato che “il testo di legge, così come proposto, rappresenta lo sbocco necessario e logico di tutta una serie di attività per anni perseguite, oltre che da tanti studiosi e ricercatori di tutta la Campania, anche dall’Associazione Culturale «Luigi Pica» negli ambiti più ristretti e delimitati del Vallo di Diano; e dunque tale legge offre un’opportunità irripetibile per dare una sistematica e seria svolta alla collaborazione collettiva, oggi costituita da un mosaico variegato e spesso slegato di azioni individuali, tesa a perseguire risultati tangibili e condivisibili di conoscenza, consultazione ed integrazioni successive della cultura dialettale intesa in tutte le sue manifestazioni etnologiche. In particolare, a tal fine, si auspica che la legge, così formulata consenta il raggiungimento di due obiettivi molto precisi: l mappatura generale delle aree dialettali della Campania, oggi non precisamente condivisa, sulla base di indagini morfologiche, lessicologiche e fonetiche, che sia il risultato ragionato e strutturato di tutti gli apporti finora individualmente forniti; la raccolta  digitalizzata di tutto il materiale fonico antico e nuovo reperibile presso gli appassionati, comprese le registrazioni audio in formato analogico tradizionale da tradurre nei nuovi linguaggi digitali, che possa con facilità essere consultata per la corretta e precisa collocazione storico-geografica della fonetica campana”.

Vincenzo Andriuolo

Sulla stessa lunghezza d’onda l’intervento di Vincenzo Andriuolo a giudizio del quale “questo disegno di legge colma una lacuna perché tutela i cosiddetti dialetti minori, qualificazione per me del tutto impropria giacché se sono dialetti è perché hanno dignità, struttura e forma di lingua; ciò che li distingue è solo la ampiezza della comunità dei parlanti. Costituisce un potente strumento di riduzione a sintesi di quella complessità che, in questo campo, si riproduce anche in ambiti più ristretti: nello stesso Vallo di Diano, da cui provengono due dei tre consiglieri proponenti, vi sono dialetti che afferiscono ad almeno tre differenti sistemi di vocalismo tonico (Romanzo comune, marginale e siciliano). Avere strumenti di intervento differenziati, azionabili in tempi, modi e direzioni differenti è un notevole vantaggio. Inoltre, apre la strada a forme di collaborazione con le scuole di ogni ordine grado, una collaborazione che a Teggiano sto personalmente sperimentando – insieme a Cono Cimino e Salvatore Gallo anche loro soci fondatori di Mōre Dianense – all’Istituto comprensivo di Teggiano in stretta collaborazione con i docenti di Italianoapplicando le metodologie didattiche di una qualsiasi lingua perché il dialetto è idoneo ad essere inserito in ordinario percorso di studi:  i fenomeni fonetici e morfo-sintattici studiati rafforzano e sviluppano sia  le competenze  dell’ Italiano e delle  lingue straniere curriculari che  quelle metalinguistiche”.

Presente anche, in rappresentanza della Giunta Regionale, il dirigente Di Maio, il quale ha sostenuto che “la legge non presenta problemi. Ovviamente ne seguiremo l’iter”. Da parte sua la presidente della Commissione, Carmela Fiola, si è detta soddisfatta degli interventi prodotti ed ha annunciato eventuali emendamenti dovranno essere presentati entro martedì prossimo dopo di che la legge sarà invita alla Commissione Bilancio per il finanziamento.

Al termine della seduta sono intervenuti i consiglieri proponenti, Corrado Matera e Tommaso Pellegrino che hanno rilasciato a Vallopiù.it le proprie impressioni sulle audizioni. Entrambi si sono detti soddisfatti di quanto emerso dagli interventi. In particolare, Corrado Matera ha ricordato l’avvio dell’iter della legge che “parte dal 2019 quando fu approvata la legge per il dialetto napoletano senza la possibilità di inserire gli altri dialetti. Non abbiamo abbassato la guardia ed oggi siamo qui. Ringrazio gli intervenuti per l’importante contributo offerto e gli Uffici della Regione per l’impegno profuso”. Soddisfatto anche Tommaso Pellegrino: “Era un dovere morale proporre questa legge. Viviamo in un territorio straordinario non solo per la biodiversità ambientale ma anche per la biodiversità culturale. Approvare questa legge significa dare un valore al territorio perché nel dialetto ci sono le nostre radici culturali”.

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Direttore responsabile: Giuseppe Geppino D’Amico
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