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In libreria i Racconti di quotidiana Giustizia di Giuseppe Amorelli, “Avvocato di paese” (Edizioni dell’Ippogrifo)

Nel leggere e rileggere i 25 brevi racconti di Giuseppe Amorelli, uomo profondamente radicato nel proprio territorio, quel Cilento che ammicca al mare e che aspira all’entroterra, non ho potuto non pensare alla scuola storica francese de Les Annales, fondata nel 1929 da Marc Bloch, Lucien Febvre e Fernand Braudel. Sì, ci ho pensato e l’eco di memoria di quella storia e storie, ricercate nei piccoli territori, tra archivi parrocchiali o di tribunali o tra le storie di famiglia o di piccole comunità, era la profonda storia “vera” del quotidiano. Non più generali e ministri e uomini sul palcoscenico del potere, ma uomini: i Geppì, i Francescone, le Maria o donna Rosa o Felice ed Elena, fratelli “coltelli”, tra i protagonisti dei racconti, alle prese con qualcosa ben più grande di loro: la Giustizia, lo Stato, il Giudice.

Ben ha osservato uno dei personaggi, ben veri, sanguigni, sempliciotti o dotati di quella furberia di un Bertoldo (quanta ironia e quanto di oggi in quel testo di Giulio Cesare Croce del 1620): “Ma avvoca’ perche la scritta “La Legge è uguale per tutti” è rivolta verso il pubblico, i testimoni, gli imputati e non verso il giudice?” Bella domanda senza risposta; una pagina che sarebbe piaciuta al sempre citato ed ispiratore Alfredo De Marsico, avvocato e scrittore.  Ma forse nei racconti, dialoghi e sortite nel quotidiano e tra i banchi di un tribunale o preture, la risposta dopo anni e anni di professione c’è: “L’avvocato è un compositore (le leggi sono le note, il pentagramma è il Codice), è un interprete ed una voce e non gli deve mai far difetto l’ascolto, un gesto d’amore, una difesa dei diritti e della democrazia”.

Uno scorcio di Palinuro, Cilento

Nei racconti respiriamo e ascoltiamo questo interprete e i personaggi veri, reali, e lo facciamo nella misura dei toni dei suoi ricordi: laeviagravia, con leggerezza, ma anche con spirito di riflessione. La Giustizia deve difendere il cittadino dallo stato (Luigi Mazzella, già vice-Presidente Corte Costituzionale); d’altro canto si alza la voce di un avvocato, non di un Azzecagarbugli, né di uno di quei togati da Hollywood dei poveri: “Vado a difendere il cittadino dallo Stato”. Quanta realtà o meglio surrealtà in questi echi di memoria e di vita “connessa” al reale.

MARCELLO NAPOLI

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