Di Giuseppe Geppino D’Amico
Per Elly Schlein, novella Don Rodrigo, il terzo mandato di Vincenzo Da Luca alla guida della Regione Campania è come il matrimonio di Renzo e Lucia: “non s’ha da fare”. Giovedì la segretaria nazionale del PD aveva telefonato a De Luca per provare a convincerlo e, non essendoci riuscita, aveva riunito da remoto i consiglieri del PD a poche ore dalla riunione della Prima Commissione chiedendo loro di non votare la norma che consentirebbe a De Luca di ricandidarsi. Sono state ore frenetiche ma alla fine i consiglieri hanno deciso lo stesso approvato l’argomento che domani, 5 novembre, approderà in Consiglio Regionale e, a meno di ripensamenti dell’ultimissima ora, sembra destinato ad essere approvato.
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Alle 19,00 di sabato scorso l’ANSA ha battuto la seguente notizia: “Via libera alla proposta che spiana la strada al terzo mandato di Vincenzo De Luca. La prima commissione del Consiglio regionale della Campania ha approvato la proposta di legge per il recepimento della norma nazionale che prevede l’ineleggibilità del presidente della giunta che abbia compiuto due mandati. Ma il computo dei mandati scatta dalla entrata in vigore della legge martedì prossimo all’esame del Consiglio”. Quindi, in caso di approvazione, Vincenzo De Luca potrebbe ricandidarsi per il terzo mandato. Il condizionale, però, è d’obbligo perché, a quanto è dato sapere, i consiglieri del PD hanno votato a favore ma hanno sottoscritto un documento in cui si afferma che “la candidatura di De Luca non è automatica in quanto il candidato sarà scelto al momento opportuno a seguito del confronto che ci sarà in seno alla coalizione”. Il documento è stato sottoscritto dai consiglieri di maggioranza, ad eccezione della consigliera Bruna Fiola. In Commissione hanno votato no alla legge tutti i consiglieri di opposizione, compreso il Movimento 5 Stelle. Secondo un’attendibile voce di dentro del PD, accettando la decisione, De Luca avrebbe fatto un passo indietro. Sarà davvero così considerato che anche in occasione del recente incontro di Sala Consilina sull’Autonomia differenziata il Governatore ha sostenuto che “il candidato per la Campania si sceglie in Campania e non a Roma o a Milano”?.
Prima del voto in commissione autorevoli esponenti della Segreteria e il commissario del Pd campano Antonio Misiani, il cui mandato è stato prorogato di altri quattro mesi, hanno tentato ancora una volta di bloccare il voto perché, questa la motivazione “De Luca non sarà il candidato del PD. Del resto, il terzo mandato è stato impedito anche al Governatore dell’Emilia, Stefano Bonaccini”. Da Roma, però, hanno assicurato che, “nel caso la legge dovesse passare, non ci saranno epurazioni nella scelta delle candidature del PD per le regionali campane del prossimo anno”. Appare del tutto evidente che il pressing continuerà fino al momento di andare in Aula per discutere ed eventualmente dare il via libera al provvedimento.
Intanto, nella stessa sedutadi sabato la Prima Commissione presieduta da Giuseppe Sommese ha dato il via libera alla nuova legge elettorale: la soglia di sbarramento che il capigruppo del PD, Mario Casillo, aveva proposto di fissare al 3 per cento è scesa al 2,5 per cento come voleva De Luca. Tra le altre decisioni assunte dalla Commissione è stato votato il provvedimento che prevede la sospensione della funzione di un consigliere regionale in caso di nomina ad assessore e la ineleggibilità dei sindaci di tutti i Comuni della Campania. Dura la protesta dell’ANCI della Campania, i cui vertici si dicono pronti a far valere le proprie istanze anche nelle sedi giudiziarie.
Tornando al terzo mandato non è affatto detto che De Luca rinunci. Nei vari incontri con i consiglieri di maggioranza ha più volte rivendicato i risultati raggiunti e si è detto convinto che senza di lui anche in Campania il PD perderebbe le elezioni perché se è vero che in Liguria il PD è risultato il primo partito, è altrettanto vero che il nuovo Governatore è un esponente del Centrodestra. Quindi, De Luca sembra dire al PD: “Senza di me fareste la stessa fine anche in Campania”.
Quanto le speranze di ricandidatura di De Luca siano fondate si vedrà nei prossimi mesi. Certo è che nella riunione di maggioranza il Governatore non è apparso incline a ripensamenti. Ha rivendicato i risultati conseguiti e soprattutto ha fatto riferimento al rischio che, senza di lui, la Campania si ritrovi come governatore Antonio D’Amato, l’ex presidente degli industriali. “Sarà quello il candidato del centro destra -ha sostenuto- qualora passasse il veto del PD nazionale”. E qui va fatta una considerazione: dopo le esternazioni dei mesi scorsi da parte di esponenti di primo piano di Fratelli d’Italia e Forza Italia che rivendicavano la candidatura di un proprio esponente (circolavano i nomi di Edmondo Cirielli e Fulvio Martusciello) da qualche tempo tutto tace, forse proprio in attesa delle decisioni di De Luca e del PD.
Ci piace concludere questo commento riportando una dichiarazione del deputato campano e coordinatore regionale della Lega, Gianpiero Zinzi, ritenuta alquanto singolare. A suo giudizio “la rottura insanabile di queste ore tra il Pd e De Luca sembra in realtà un bluff. Il Pd campano voterà il terzo mandato e si piegherà ad una soglia di sbarramento tanto bassa da tutelare i capibastone di De Luca. Un altro capolavoro della Schlein”. Zinzi ha anche annunciato che, diversamente da quanto fatto per il Veneto dove la Lega ha approvato la stessa legge consentendo a Luca Zaia di espletare il terzo mandato (e forse anche il quarto), in consiglio regionale della Campania non voterà la presa d’atto della legge nazionale che consentirebbe a De Luca di ricandidarsi. Siamo di fronte ad un altro caso di Autonomia elettorale differenziata ante litteram? Parafrasando l’Humphrey Bogart del film “L’ultima minaccia” si può solo affermare: “È la politica, bellezza. E tu non ci puoi far niente”.