Di Geppino D’Amico
Route 96 Bis, romanzo d’esordio di Giovanni Bracco, ha vinto il Premio speciale della Critica “Nicola Zingarelli”. Il libro dello scrittore e poeta di Polla era arrivato, insieme ad altri tre romanzi, in finale al Concorso intitolato al grande linguista, autore del celebre Dizionario della Lingua Italiana. La premiazione è avvenuta a Cerignola, città natale di Zingarelli. La finale di questa XVI edizione del Premio ha visto Route 96 Bis prevalere per il consenso della critica con la seguente motivazione: “Le storie riportate dall’autore con delicatezza e rispetto, a fine lettura lasciano una carezza nel cuore di chi legge. Scrittura abile nella caratterizzazione dei personaggi e nelle ambientazioni. Il linguaggio è coerente con il contesto”. Route 96 Bis (Porto Seguro editore), aveva già trionfato al Concorso letterario Melagrana – Città di Caserta 2024, classificandosi al primo posto per la narrativa edita ed è stato finalista al Premio Dante Arfelli di Bertinoro (Cesena). Nel corso della cerimonia di premiazione sono state recitate alcune pagine del romanzo. In Route 96Bis (Porto Seguro Editore) l’Autore ha inserito tre storie diverse che si intrecciano tra loro, ambientate in Basilicata, nella valle del Bradano, attraversata dalla Statale 96 bis dove, spuntato dal nulla, è attratto da un distributore di carburante circondato da un territorio che ricorda un dipinto del pittore statunitense Edward Hopper.
Giovanni Bracco Momenti della serata
Peppino, emigrato da giovane in Germania, Antonio, avvocato dedito alla causa dei migranti e Amedeo, maturo sarto di Casteldiano, sono i protagonisti che danno vita ai sapienti intrecci che Giovanni Bracco è riuscito a creare, attratto da quell’incontro tra la natura piegata alle esigenze di coltivatori pionieri con la desolazione del luogo. Nella valle del Bradano proprio quel distributore di carburante, ubicato al km 3 della Strada Statale 96 bis, che collega Oppido Lucano con Gravina in Puglia ha attirato l’attenzione dell’Autore: una valle con le colline circostanti sulle quali si distende la coltivazione del grano e le pale eoliche che sovrastano gli uliveti ma ammettono la fragilità dei giganti se il vento, come spesso accade, non le rianima. Un paesaggio che passa dal giallo tipico dell’estate provocato dalla coltivazione del grano al verde degli ulivi dislocati in collina caratterizzati dalla presenza di pale eoliche che non sempre girano per fare il loro dovere che è quello di produrre energia. Nel bar del distributore l’occhio indagatore del giornalista si ferma su un poster raffigurante un paesaggio semidesertico americano attraversato da una strada, “Route 96Bis” diversa da quella in cui sorge il distributore, lontano dai centri abitati. Le storie raccontate chiamano in causa due paesi, Serracupa e Casteldiano (nomi di fantasia) e si possono così sintetizzare: la riconciliazione con Serracupa di Peppino, emigrato da giovane in Germania, i suoi incontri con Minuccio, il capostazione che regola un traffico quasi inesistente; l’incanto di Antonio, avvocato dedito alla causa dei migranti, di fronte ai cicli della vita che governano l’inverno e la rinascita della natura e anche la discendenza dell’uomo; infine, un amore malato qual è quello del maturo Amedeo, sarto di Casteldiano, di origine albanese, per la giovane e fragile Carmen, la più bella ragazza del paese. Solo il primo racconto contiene un piccolo fondo di storia vera così come vere sono le riflessioni che il libro consente sul mondo lucano degli anni ’90: luogo natìo ormai distante per l’emigrato; terra promessa per i migranti di oggi: un inferno da cui le generazioni inquiete dei più giovani tentano di fuggire. Le sorprese non mancano. Per scoprirle è sufficiente leggere il libro.