È stato presentato a Sant’Arsenio, nella sala Cultura della BCC Monte Pruno, il romanzo di Maurizio Pintore “Il penultimo dono. La terza via di Sandor Marai” (Robin Edizioni).
Dopo il saluto di Michele Femminella, in rappresentanza del Direttore Generale della Banca Monte Pruno, Michele Albanese, il quale ha evidenziato l’attenzione che la Banca dedica alla Cultura, ha introdotto i lavori il presidente del Circolo Banca Monte Pruno, Aldo Rescinito, il quale ha presentato l’Autore. Maurizio Pintore, medico, è primario dell’Unità Operativa Dipartimentale di Terapia del Dolore della ASL Salerno. Scrive raccontando storie e personaggi della Campania evitando quei cliché che spesso gravano sul nostro Sud. Dal racconto breve che gli è valso due riconoscimenti (Premio nazionale “Paestum” 2013, e Premio Città del Tubenna 2019) è approdato al libro con l’opera prima “Tutto qui…” (Print Art, 2019), con il quale si è aggiudicato il premio letterario internazionale “Nova Sociale” (2019). A seguire l’Autore ha discusso del libro con il giornalista Giuseppe D’Amico. “Il romanzo -ha spiegato Pintore- nasce davanti ad una targa collocata dinanzi ad un palazzo situato a 300 metri da dove abitavo io, dove Sandor Marai, scrittore ungherese, esule volontario abitò nei 12 anni trascorsi a Salerno, dal 1968 al 1980. Avevo letto i suoi libri che mi avevano molto emozionato”.
Ne “Il penultimo dono” Maurizio Pintore e racconta il periodo finale della vita dello scrittore Sándor Márai, che nel 1948, lasciò definitivamente l’Ungheria che si trovava sotto il regime comunista con cui egli non voleva avere niente a che fare. Scelse la dolorosa via dell’esilio volontario in Francia, in Svizzera, poi in Italia a Napoli, quindi negli Stati Uniti, ancora in Italia, a Salerno, e di nuovo in America, a San Diego. Ha lasciato capolavori letterari unici, come “Le braci”, “La donna giusta”, “Confessioni di un borghese”, “Il sangue di S. Gennaro” (ambientato a Napoli, città dove visse dal ’48 al ’52). “Per il valore dei suoi libri -ha affermato Pintore- Sandor Marai avrebbe meritato il Premio Nobel”.

Dal carattere schivo, riservato, lo scrittore ungherese che non ha mai dimenticato il suo paese vive gli ultimi anni nel più profondo anonimato, in condizioni fisiche sempre più precarie per l’età, quasi cieco, aggrappato alla letteratura, letta e scritta, àncora di sopravvivenza. La perdita dei suoi affetti, la moglie Lola, compagna di vita, il fratello Gabor, che si era affermato come regista negli Stati Uniti, il figlio Janos, orfano di guerra che la coppia aveva adottato, è fonte di ferite insanabili. Il destino gli ha negato “L’ultimo dono”, morire con lei per cui decide di togliersi la vita. Nel suo romanzo, però, Maurizio Pintore si affida all’ucronia per cui il finale è un vero e proprio thrilling. Nel libro “Il sangue di San Gennaro, ucronico come quello di Maurizio Pintore, Sandor Marai parla di “Terza via”. Una terza via che, ha spiegato Pintore “può variare da persona a persona”.

Da segnalare, inoltre, l’intervento di Giovanni D’Acunto, psichiatra e psicoterapeuta, che, ricordando l’adozione di Janos, ha espresso importanti concetti sull’argomento.