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Monte San Giacomo, dopo più di 20 anni riprendono le ricerche nei siti preistorici del Monte Cervati

Nell’agosto di quest’anno, il Comune di Monte San Giacomo ha dato l’avvio, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per le provincie di Salerno e Avellino, ad un progetto di valorizzazione e promozione del patrimonio archeologico del Cervati con fini scientifici, divulgativi e di tutela. Per quanto riguarda gli aspetti connessi alla ricerca scientifica è previsto il coinvolgimento di un gruppo di Atenei (le Università di Siena e di Bologna e l’Università canadese Simo Fraser), fra i più quotati a livello internazionale. L’Università di Siena, in particolare, vanta, da più di mezzo secolo, una lunga tradizione di ricerche e scavi in siti preistorici cilentani, quali ad esempio le Grotte della Cala, del Poggio e di Castelcivita, dove è stato possibile ricostruire nel dettaglio l’evoluzione delle culture umane che si sono susseguite in questo territorio a partire dalle fasi più antiche del Paleolitico.

siti preistorici Monte San Giacomo

Il Monte Cervati è noto da tempo per le numerose cavità che si aprono sulle sue pendici e che furono esplorate sistematicamente negli anni ’90 dall’Università di Napoli “Federico II”. Due tra le più significative dal punto vista archeologico si situano nel Comune di Monte San Giacomo: la Grotta dei Vallicelli e l’inghiottitoio di Pian di Varlacarla (detto anche Grotta Merola). Quest’ultimo, ubicato in località Tempe di Tornicelle, a 980 metri sul livello del mare, è uno dei siti protostorici più importanti del Cilento. La grotta conserva infatti un archivio di dati, forse unico in tutta la Campania, relativo alle testimonianze ancora incontaminate di riti funerari, che in base alle caratteristiche della ceramica rinvenuta, è stato possibile attribuire all’inizio della media età del Bronzo. Altrettanto importante per la sua sequenza stratigrafica che, oltre a frequentazioni relative al Neolitico e alle età dei metalli, include occupazioni del Paleolitico medio e del Mesolitico, è la Grotta dei Vallicelli, situata a 1200 metri sul livello del mare, che fu oggetto di un sondaggio effettuato dal Professore Marcello Piperno dell’Università di Napoli “Federico II” nel 2000.

siti preistorici Monte San Giacomo

Nel contesto del Monte Cervati, quello che rende Vallicelli unica nel suo genere è la presenza dell’Uomo di Neandertal (Paleolitico medio). I Neandertaliani, la cui cultura è denominata Musteriano, producevano strumenti in pietra, principalmente raschiatoi e denticolati, ed erano esperti cacciatori, come dimostrato dagli abbondanti resti di pasto che si rinvengono nei loro accampamenti. Nel caso di Vallicelli le caratteristiche tecnologiche dello strumentario in pietra hanno fatto ipotizzare una cronologia recente nell’ambito del Paleolitico medio, intorno a 45-40 mila anni fa, ossia relativa ad un periodo in cui era già presente sul territorio anche l’Uomo moderno (Homo sapiens), giunto nella Penisola italiana proprio in questo lasso di tempo.

siti preistorici Monte San Giacomo

Il fatto che i Neandertaliani avessero scelto come loro dimora una grotta a quota così elevata, potrebbe indicare la necessità di ritirarsi dalla costa verso le zone più interne ed impervie per sfuggire alla pressione esercitata dai nuovi arrivati.

Questa ipotesi, che le nuove ricerche si propongono di verificare con indagini cronostratigrafiche di dettaglio, pone la Grotta dei Vallicelli al centro di un dibattito scientifico internazionale di grande attualità, che verte intorno alle potenziali interazioni intercorse tra Neandertaliani e Sapiens e alle cause, ancora sotto certi aspetti misteriose, che portarono all’estinzione dei primi intorno a 40 mila anni fa.

Un nuovo progetto europeo, un ERC Synergy grant, gestito dalle Università di Bologna, Siena e Haifa, si propone di indagare questo fenomeno su scala euroasiatica, nell’intento di dare delle risposte all’annoso quesito sulle ragioni della scomparsa delle altre specie umane, tra cui i Neandertal, e sui motivi che permisero, invece, alla nostra specie di sopravvivere quale unico rappresentante del genere Homo.

Le indagini a Vallicelli potrebbero dare un contributo non secondario al chiarimento di alcuni degli aspetti legati a questa problematica.

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