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Il New York Times esalta la Certosa di Padula e il Vallo di Diano

“Cinematografico, nascosto Cilento”, annuncia il titolo dell’articolo firmato da Nina Burleigh per il New York Times, sul quale campeggia la foto della meravigliosa Certosa di San Lorenzo.  “In questa regione d’Italia meno battuta, lo scenario è spettacolare, l’acqua scura come il vino. Ha sole e mare, rovine greche, natura selvaggia, curiose leggende e santuari medievali”, scrive Burleigh, dopo aver soggiornato dall’inizio di maggio nel Cilento.

«La primavera scorsa ho deciso di esplorare a piedi il secondo parco nazionale più grande d’Italia, il Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, che comprende sia mare che montagna, e i suoi dintorni. Ho fatto del paese di Acciaroli la mia base di partenza, da un Airbnb con la finestra della camera che si apriva sul porto. Il mio obiettivo era “staccare la spina” (in italiano nel testo, ndr). Era l’inizio di maggio, nessuna folla estiva. All’alba mi hanno svegliato il tubare delle colombe e il trillo dei merli eurasiatici. Ho nuotato nella baia fredda e argentata, ho preso un caffè macchiato in uno dei bar del porto, ho indossato scarponi da trekking e, armata di una guida chiamata “Campania segreta” e di un’app per il trekking chiamata Komoot, sono partita con la mia Fiat Panda noleggiata».

L’articolo continua a parlare del Cilento come di una zona “nascosta”, “da scoprire”. Dopo aver esplorato i luoghi più suggestivi della costa cilentana, la giornalista ha raggiunto il Vallo di Diano. “All’interno della catena degli Alburni, la frazione di Sassano, un insieme di case color biscotto dai tetti rossi piantate sul fianco del Monte San Giacomo, è la porta d’accesso alla Valle delle Orchidee. A maggio in un microclima fioriscono più di 100 specie di orchidee selvatiche. Pochi chilometri di facile camminata si snodavano attraverso uno spettacolo sorprendente di minuscoli fiori rosa, gialli, rossi e viola su steli singoli. Questi fiori rari proliferavano come comuni denti di leone a perdita d’occhio”, scrive Burleigh mentre da Sassano si dirige verso Teggiano. “Mi sono fermata in un bar-caffetteria. Una fila di uomini di mezza età sedeva su una fila di sedie sotto il tendone sotto il sole del mattino, come in una fotografia degli anni Quaranta. Questa era Teggiano, mi informava la mia guida “Campania segreta”, costruita attorno a una fortezza medievale con 25 torri e sede di una delle leggende più peculiari del Cilento: durante un assedio durato mesi nel XV secolo, le donne di Teggiano presumibilmente allattarono i soldati per mantenerli vigoroso”, si legge nell’articolo del celebre quotidiano statunitense.

Dopo aver attraversato buona parte del Vallo di Diano, il viaggio della corrispondente del New York Times si è concluso a Padula.“Su un altopiano nel profondo delle montagne, oltre un labirinto di strade agricole, la barocca Certosa di Padula, un ex monastero e uno dei più grandi d’Europa, è incredibile quasi quanto il teatro dell’opera di “Fitzcarraldo” di Werner Herzog. Tra i suoi tesori nascosti c’è una biblioteca con scala a chiocciola autoportante del XV secolo e pavimento in maiolica smaltata del XVIII secolo nei colori blu e verde smeraldo.
Per cinque secoli qui vissero e morirono i monaci certosini, dopo essersi impegnati in una vita silenziosa e solitaria. Si parlavano solo una volta alla settimana, durante le passeggiate domenicali nei boschi. La domenica che ho visitato, il complesso risuonava di famiglie italiane che si godevano una soleggiata gita pomeridiana. I bambini ridenti giocavano a nascondino all’ombra dei portici ad arco mentre gli anziani sorseggiavano caffè espresso e Aperol spritz ai tavoli vicini. La Certosa – conclude Burleigh – non è l’unica attrazione di Padula degna di un tour: la Casa Museo di Joe Petrosino onora la vita di un eroe agente di polizia di New York, Joe Petrosino. Un emigrante italiano cresciuto a New York City, combatté la mafia all’inizio del XX secolo e morì in Italia quando venne ad arrestare un boss mafioso di New York e fu assassinato dai cattivi”.

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