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Con-Tatto – L’Autonomia Differenziata “che non sta in cielo né in terra” e le offese del Ministro Calderoli al Sud e ai Costituzionalisti (VIDEO)

Di Giuseppe Geppino D’Amico

Le vicende belliche che direttamente o indirettamente continuano ad interessare il mondo, nel nostro Paese hanno in parte distolto l’attenzione dal dibattito sul disegno di legge Calderoli per l’Autonomia Differenziata che, secondo il ministro lumbard, definisce procedure legislative e amministrative da seguire per giungere ad una intesa tra lo Stato e le Regioni che chiedono ulteriori autonomie. L’ultima iniziativa contro l’autonomia differenziata è stata lanciata da un gruppo di Costituzionalisti che Calderoli ha definito “professoroni che dovrebbero amministrare almeno un condominio prima di parlare”.

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In attesa di un nuovo capitolo dello scontro tra il Governatore della Campania Vincenzo De Luca e il ministro leghista Roberto Calderoli sull’Autonomia differenziata, a tenere banco è il dibattito dialettico, con uso di francesismi, tra lo stesso Calderoli e il professore Lorenzo Chieffi, ordinario di Diritto Costituzionale all’Università Vanvitelli della Campania. La vicenda è stata ricostruita nei giorni scorsi dal Corriere del Mezzogiorno. Nel corso di un’audizione in Parlamento il professore ha fatto arrabbiare non poco il ministro Calderoli Il motivo? Il prof. Chieffi ha detto in modo chiaro al ministro che dalla lettura delle disposizioni contenute nell’articolato progettuale “emerge una scarsa padronanza con le più elementari regole di alfabetizzazione costituzionale”. Un giudizio duro ma tecnicamente argomentato che in qualsiasi altro Paese civile, avrebbe affossato senz’appello un’iniziativa dannosa all’Italia sul piano politico, sociale ed economico. Un giudizio peraltro condiviso dalla maggioranza assoluta dei costituzionalisti italiani che si sono espressi contro la riforma Calderoli.

Il ministro si è sentito offeso al punto che non ha nemmeno salutato il prof. Chieffi, ha parlato di “professoroni che dovrebbero amministrare almeno un condominio prima di parlare in comizi” per poi aggiungere, usando ancora una volta un francesismo: “Inizio ad essermi stancato di sentire certa sinistra con l’eterno chiagne e fotte di partenopea memoria”.  Quella di Calderoli (lo ricordava nei giorni scorsi Goffredo Buccini in un corsivo sul Corriere della Sera) “è solo l’ultima uscita volgare nei confronti del Sud che testimonia ancora una volta la sua signorilità istituzionale”. La replica del professore Chieffi non si è fatta attendere; intervistato dal Corriere del Mezzogiorno, ribaltando il francesismo di Calderoli, ha dichiarato: “Per mettersi al suo livello, mi verrebbe da dire che lui non chiagne, vuole solo, ehm, fottere il Sud. I nostri padri costituenti consideravano le Regioni uno strumento per risolvere la Questione Meridionale, non certo da usare come una clava contro il Mezzogiorno”. Ed ha poi aggiunto: “Lui fa l’odontoiatra. Se avessi dolore ai denti, andrei da lui. Ma se lui vuole mettere mano alla Costituzione, deve andare da un costituzionalista”. A questo punto la domanda nasce spontanea: ci si può fidare di un uomo che ha definito “porcata” la sua legge di riforma elettorale che ha mandato in Parlamento dei nominati che probabilmente disponevano solo del proprio voto e forse del voto dei familiari?

Intanto una nuova iniziativa contro l’Autonomia differenziata è stata avviata da un gruppo di giuristi, economisti, politologi e uomini di cultura che propongono una mobilitazione sociale ed istituzionale all’insegna dello slogan “Un’Italia unita ed eguale in un’Europa di pace”. A tal fine hanno sottoscritto un appello contro il progetto Calderoli, considerato “un tentativo di svuotare i principi di coesione tra territori e di uguaglianza tra i cittadini. L’Autonomia differenziata così come proposta da Calderoli non ci farà più autonomi ma più soli. E non soltanto nelle regioni più deboli, quelle meridionali, ma in tutte le regioni, esposte ad una frammentazione politica e amministrativa che indebolirà l’Italia in Europa, per la quale ci apprestiamo a votare”.

Primo firmatario dell’appello è il prof. Eugenio Mazzarella, ordinario di filosofia teoretica presso l’Università degli Studi di Napoli, seguito da altri studiosi. Nel documento si legge che “Un regionalismo ulteriormente differenziato, al di là dei divari storici strutturali, non possiamo assolutamente permettercelo. Al Sud innanzi tutto. L’Autonomia di Calderoli se differenzia qualcosa, queste sono le regioni e le aree deboli del Paese da mandare al macero in raccolta differenziata, nell’illusione contraddetta da ogni analisi economica seria che così i vagoni del Nord del treno Italia viaggeranno più spediti. Di fatto, in assenza di reali politiche di coesione, questo ingiusto divario si aggrava da decenni, e gli effetti in ogni classifica europea per il Paese sono sotto gli occhi di tutti”. Per i firmatari dell’appello “c’è bisogno di una grande mobilitazione istituzionale, sociale e civile a difesa di un’Italia più eguale, per arrivare pronti al referendum, se fosse necessario, per abrogare una legge che rischia di far tornare l’Italia a una mera espressione geografica, poco più di una comparsa sulla scena dell’Europa e di un mondo che la globalizzazione ha reso più grande”.

Qualche novità arriva anche dalla politica. Alla netta opposizione al progetto Calderoli avviata dai governatori della Campania e della Puglia, Vicenzo De Luca e Michele Emiliano, si aggiungono i forti dubbi del Governatore della Calabria, Roberto Occhiuto (espressione del Centrodestra), il quale ha dichiarato che “il percorso che Calderoli propone per l’Autonomia differenziata non è quello che avevamo pattuito. Il ministro leghista vorrebbe prima approvare la legge sull’Autonomia, poi garantire le risorse per finanziare i Lep, ma è un approccio sbagliato. Le due cose devono viaggiare insieme, altrimenti per il Sud l’Autonomia rischia di diventare una trappola”. Una trappola nella quale non bisogna assolutamente cadere. E la Regione Basilicata? Alla contrarietà dei partiti di opposizione fa sa contraltare il silenzio assordante del presidente di centrodestra, Vito Bardi, il quale avendo ottenuto anche dai leghisti una faticosa ricandidatura è praticamente costretto al silenzio. Per ragione di…Regione.

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Direttore responsabile: Giuseppe Geppino D’Amico
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