di Giuseppe D’Amico
Quarant’anni fa, il 18 febbraio del 1984, l’allora Presidente del Consiglio, Bettino Craxi, ed il Segretario dello Stato Vaticano, Agostino Casaroli, firmavano lo storico accordo con la Santa Sede per la revisione del Concordato del 1929 con l’obiettivo di adeguare l’intesa tra lo Stato e la Chiesa ai principi della Costituzione. In particolare, la religione cattolica non è più “la religione di Stato”; da parte sua lo Stato rinuncia a qualsiasi pretesa di controllo sulla vita interna della Chiesa non esigendo più il giuramento dei vescovi e non chiedendo più che le nomine episcopali gli siano ‘pre notificate’. Inoltre, veniva abolito il sostentamento economico diretto dello Stato ai sacerdoti introducendo il sistema di finanziamento dell’8 per mille attraverso il quale si può devolvere la percentuale di Irpef alla Chiesa cattolica, allo Stato o ad altre confessioni. Ancora, l’insegnamento della Religione cattolica nelle scuole non sarà più obbligatorio e le sue attività, non riconducibili a finalità di culto o di religione, sottoposte a una tassazione ordinaria.

Per analizzare, studiare e celebrare questo importante anniversario, occasione non solo per ripercorrere la storia e le tappe di quell’evento ma anche per sottolineare la grande novità di un accorto che ancora oggi è valido e sancisce l’autonomia ed il rispetto delle rispettive parti di competenza, sabato 17 febbraio alle ore 10:00, presso il Complesso Monumentale SS. Pietà Aula Consiliare “Senatore Antonio Innamorato” di Teggiano (SA), si terrà il convegno “I primi quarant’anni del Concordato Craxi-Casaroli (1984-2024)”.

L’incontro si avvale del Patrocinio morale del Comune di Teggiano e della Diocesi di Teggiano-Policastro e prevede gli interventi di illustri relatori ed ospiti. Ad aprire il convegno, la cui partecipazione comporterà l’attribuzione di 2 crediti formativi dell’Ordine degli Avvocati di Lagonegro (PZ), saranno il Sindaco di Teggiano, Michele Di Candia; il Presidente dell’Ordine degli Avvocati, Vincenzo Bonafine, ed il Vescovo di Teggiano-Policastro, Mons. Antonio De Luca.
Dopo l’introduzione del consigliere comunale e coordinatore del Centro Zona PSI Vallo di Diano, Conantonio D’Elia, interverranno Giuseppe Acocella, Magnifico Rettore dell’Università “Giustino Fortunato” di Benevento; Alfonso Andria, già senatore ed Europarlamentare e Presidente della Provincia di Salerno; Gianfranco Macrì, Ordinario di Diritto Ecclesiastico e Canonico Università degli studi di Salerno; il giornalista Antonio Manzo e Carmine Pinto, Ordinario di Storia Contemporanea-Università degli studi di Salerno. Coordinerà gli interventi il giornalista Stefano Pignataro. Le conclusioni saranno affidate al Sen. Gennaro Acquaviva, all’epoca Delegato del Governo Craxi ai Rapporti con la Santa Sede.
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L’accordo sottoscritto nel 1984 da Bettino Craxi e mons. Agostino Casaroli prevede una revisione dei Patti Lateranensi tra il Regno d’Italia e la Santa Sede, sottoscritti l’11 febbraio 1929 per regolare i rapporti fra l’Italia e la Santa Sede.

Con i Patti del 1929 veniva istituita e riconosciuta la Città del Vaticano come Stato indipendente e, veniva sancita, inoltre, la riapertura dei rapporti fra Italia e Santa Sede dopo la loro interruzione nel 1870 quando Roma fu annessa all’Italia ponendo fine al potere temporale dei Papi. Lo stesso anno, Papa Pio IX promulgò l’enciclica Respicientes ea, in cui delineò la visione che degli eventi aveva la Santa Sede: l’Italia era un invasore e occupante illegittimo e di conseguenza il Papa era prigioniero dello Stato Italiano per cui gli Stati Pontifici andavano restituiti, sia perché presi contra legem, sia perché il Pontefice non poteva esercitare con sicurezza e libertà la propria autorità religiosa, senza la sovranità su un territorio indipendente. I Patti presero il nome del Palazzo di San Giovanni in Laterano in cui furono firmati dal Segretario di Stato, Cardinale Pietro Gasparri, per la Santa Sede e da Benito Mussolini, Capo del governo, primo ministro del Regno d’Italia.
Il trattato riconosceva l’indipendenza e la sovranità della Santa Sede che fondava lo Stato della Città del Vaticano. Oltre al riconoscimento del nuovo Stato un’apposita convenzione finanziaria allegata al Trattato regolava le questioni sorte dopo le spoliazioni degli enti ecclesiastici a causa delle leggi eversive del 1866/67. Altro aspetto importante, l’esenzione al nuovo Stato denominato “Città del Vaticano” dalle tasse e dai dazi sulle merci importate.

Il Concordato definiva anche le relazioni civili e religiose in Italia tra la Chiesa e il Governo che dalla nascita del Regno d’Italia erano sintetizzate nel motto “Libera Chiesa in libero Stato”. Il rapporto precedente (regolato dalla Legge delle Guarentigie), nel quale ancora vigeva la norma del giuramento dei nuovi vescovi al Governo italiano. Inoltre, il governo italiano acconsentiva di rendere le leggi su matrimonio e divorzio conformi a quelle della Chiesa cattolica di Roma e di rendere il clero esente dal servizio militare. I Patti garantivano alla Chiesa il riconoscimento del cattolicesimo quale religione di Stato in Italia, con importanti conseguenze sul sistema scolastico pubblico, come l’istituzione dell’insegnamento della religione cattolica, già presente dal 1923.
Il Concordato riconosceva anche il carattere sacro della città di Roma. Nel 1948 i Patti vengono riconosciuti costituzionalmente nell’ articolo 7 della Costituzione, con la conseguenza che lo Stato non può denunciarli unilateralmente, come nel caso di qualsiasi altro trattato internazionale, senza aver prima modificato la Costituzione.