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Con-Tatto – Patrimonio Culturale Immateriale Campano, soltanto tre tradizioni valdianesi inserite nel Catalogo

Di Giuseppe Geppino D’Amico

La Regione Campania ha istituito l’Inventario del Patrimonio Culturale Immateriale Campano che cataloga le pratiche connesse alle tradizioni, alle conoscenze, ai saper fare della comunità campana, così come definite dalla Convenzione UNESCO per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale. Finora, sono soltanto tre le tradizioni del nostro territorio inserite nel Catalogo: il “Culto della Santa Messa davanti all’altare di San Michele Arcangelo” nell’atrio delle Grotte di Pertosa-Auletta, “I Marunnari di Sanza” e “I suone zampogne e ciaramelle in Montesano sulla Marcellana”.

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Per “patrimonio culturale immateriale” si intendono le prassi, le rappresentazioni, le espressioni, le conoscenze, il saper fare, gli usi sociali, i riti e momenti festivi collettivi, anche di carattere religioso, come pure gli strumenti, gli oggetti, i manufatti e gli spazi culturali associati agli stessi. Tradizioni che le comunità riconoscono in quanto parte del patrimonio culturale della nostra Regione, che sono stati trasmessi di generazione in generazione, costantemente ricreati in risposta al loro ambiente, alla loro interazione con la natura e alla loro storia in quanto senso d’identità e di continuità.

Per ottenere l’iscrizione di un elemento culturale nell’Inventario bisogna dimostrare la storicità dell’elemento culturale, la cui pratica deve essere attestata almeno nei 50 anni precedenti la richiesta di iscrizione; la persistenza di valori sociali e significati culturali correlati al valore identitario dell’elemento culturale; la persistenza di momenti di trasmissione formale e informale; il coinvolgimento delle giovani generazioni; il rispetto della parità di genere nell’accesso all’elemento culturale e la partecipazione attiva della comunità di riferimento nella messa in atto di azioni di salvaguardia e valorizzazione dell’elemento culturale. L’istituzione dell’Inventario è un’azione di salvaguardia e valorizzazione dei fondamenti culturali della Regione che altrimenti rischiano di andare dimenticati e dispersi.

L’iniziativa è stata presentata dall’1 al 3 dicembre nel corso della Prima Rassegna del Patrimonio Immateriale della Campania, al NEXT di Capaccio Paestum. Attraverso stand espositivi, dibattiti, incontri, laboratori, dimostrazioni e performance è stato possibile conoscere il patrimonio culturale immateriale che rende straordinaria la Campania con le sue pratiche tradizionali connesse ai saperi (produzioni artistiche e artigianali), alle celebrazioni (riti e feste), alle espressioni (musiche, mezzi espressivi, performance artistiche) e alla cultura agro-alimentare (pratiche rurali, gastronomiche ed enologiche). A Paestum è stato presentato anche il primo Catalogo del Patrimonio Immateriale della Campania, un volume indispensabile per conoscere le circa 100 pratiche tradizionali già iscritte all’Inventario.  Queste le sezioni previste: Celebrazioni, Cultura agroalimentare, Espressioni e Saperi.

Per quanto riguarda il nostro territorio, come già ricordato e sperando di non essere incorsi in qualche omissione, sono solo tre le tradizioni finora inserite nel Catalogo: il “Culto della Santa Messa davanti all’altare di San Michele Arcangelo” nell’atrio delle Grotte di Pertosa-Auletta e “I Marunnari” di Sanza (nella sezione Celebrazioni) e “I suone: zampogne e ciaramelle” in Montesano sulla Marcellana (nella Sezione Espressioni). Le candidature possono essere presentate dal 1° settembre al 31 gennaio dell’anno successivo. Ogni comunità può presentare un massimo di 3 candidature indicando la sezione in cui inserire la tradizione proposta.

Concludiamo riportando un breve commento dell’antropologo Marino Niola, componente del Comitato tecnico per il Patrimonio Culturale Immateriale Campano, pubblicato sul magazine “Venerdì” di Repubblica: “Il carnevale, le processioni, l’arte presepiale, la cultura del caffè, la musica popolare sono altrettanti monumenti viventi dell’identità comunitaria. Che oltre a rinsaldare l’appartenenza civica, diventano un motore economico e un attrattore turistico. A questo grande giacimento le piccole e grandi patrie del Belpaese attingono sempre più spesso per cercare nel passato le chiavi dello sviluppo futuro. Lo aveva capito prima di tutti il celebre scrittore francese Victor Hugo che nel 1832 invocava un provvedimento per difendere tutte le espressioni patrimoniali della Francia. Una legge per la memoria, la chiamava”. Oggi -ci permettiamo di aggiungere- in Campania la legge per la memoria c’è: sarebbe un grave errore non utilizzarla.

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Direttore responsabile: Giuseppe Geppino D’Amico
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