
Di Giuseppe Geppino D’Amico
Sarà presentato venerdì 15 settembre (ore 18,00) a Sala Consilina, presso il Mondadori Bookstore di Via Mezzacapo, “Quando eravamo felici” (Minimun Fax Edizioni), ultimo libro di Corrado De Rosa. A coordinare l’incontro con il pubblico sarà il giornalista Pasquale Sorrentino.
Corrado De Rosa (1975) è uno psichiatra, autore di numerosi saggi scientifici e divulgativi sull’uso della follia nei processi di mafia e terrorismo.
Per conto dell’autorità giudiziaria si è occupato di camorra, infiltrazioni mafiose al Nord ed eversione nera. Prima di “Quando eravamo felici” ha pubblicato altri volumi: “L’uomo che dorme” (Rizzoli 2018) è il suo primo romanzo. Tra i suoi saggi ricordiamo “I medici della camorra” (Castelvecchi 2010), “Mafia da legare. Pazzi sanguinari, matti per convenienza, finte perizie, vere malattie: come Cosa Nostra usa la follia” (Sperling & Kupfer 2013), “La mente nera. Un cattivo maestro e i misteri d’Italia: lo strano caso di Aldo Semerari” (Sperling & Kupfer 2014). “A Salerno” (2022).
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Il 3 luglio del 1990 allo stadio San Paolo di Napoli va in scena la semifinale del campionato del mondo tra l’Italia, paese organizzatore, e l’Argentina, detentrice del titolo.
C’è ottimismo sugli esiti della partita: gli azzurri hanno vinto tutti gli incontri disputati in precedenza senza subire una rete. Ma c’è anche una sottile paura, perché tra gli avversari, che alle carenze di gioco suppliscono con un’applicazione e una grinta feroci, c’è Diego Armando Maradona, idolo dei Napoletani e del San Paolo.

La partita si concluderà ai calci di rigore e la sconfitta dell’Italia segnerà un punto di non ritorno per una generazione che si era formata nell’ottimismo degli anni ‘80, lontana dagli anni di piombo, esaltata dal benessere economico e dal crollo del Muro di Berlino.
“Quando eravamo felici” parla di calcio, di illusione per una vittoria che sembrava già scritta, di crolli emotivi perché la sconfitta contro l’Albiceleste non era stata minimamente messa in preventivo.
Una sconfitta che pagò a caro prezzo anche l’artefice della sconfitta degli azzurri, Diego Armando Maradona, per questo abbandonato da chi lo proteggeva e destinato a una fine ingloriosa, quando le sue vicende di droga diverranno di dominio pubblico.

Dopo la sconfitta di Napoli l’Italia si trasferirà a Bari per affrontare l’Inghilterra nella finale dei perdenti (terzo e quarto posto) mentre l’Argentina si trasferirà a Roma dove pochi giorni dopo (l’8 luglio) sarà sconfitta dalla Germania nella finale dell’Olimpico per il primo e secondo posto: 1-0 per i tedeschi con gol dell’interista Andreas Brehme (un terzino!) su calcio di rigore (un segno del destino?) e con le lacrime di un Maradona subissato dai fischi: inutile il tentativo del portiere argentino pararigori dal nome impronunciabile di coprire Diego per evitare che le telecamere riprendessero le sue lacrime.
Era l’anno delle “Notti magiche”, caratterizzate dai gol di Totò Schillaci e cantate dalla coppia Gianna Nannini-Eduardo Bennato, sigla delle serate pallonare, senza dimenticare l’immagine del pupazzetto tricolore che campeggiava su tutto: questi gli elementi identificativi di quel campionato.

Il libro di Corrado De Rosa va oltre il calcio perché racconta un’epoca e dimostra ancora una volta, sulle orme di grandi scrittori e giornalisti quali Giovanni Arpino a Gianni Brera, come il calcio possa essere una gigantesca metafora della vita e dell’identità di una nazione. Sembrava che l’Italia dovesse vivere a lungo un periodo caratterizzato dall’ottimismo della volontà che, però, pochi anni dopo dovrà cedere il passo al pessimismo della ragione con il Paese destinato ad affrontare la crisi dei primi anni ‘90 tra stragi di mafia, Tangentopoli, fine della prima Repubblica.
L’idea di scrivere il libro è venuta all’autore durante il Covid; non a caso “uno dei temi che attraversa il libro è quello della frustrazione perché il Covid è stato un momento di estrema frustrazione sociale: l’uomo si è reso conto, ancora una volta, di non poter controllare tutto. Nel decennio degli anni ’80 che si conclude con il mondiale italiano, la percezione è che l’asticella si potesse spostare sempre più in là ed invece quella partita ti dà l’idea che i predestinati che credono di vincere i mondiali a casa loro poi la perdono”. In pratica, il libro aiuta il lettore a voltarsi indietro e a capire cosa l’Italia era, e cosa l’Italia ha perso per sempre.