Di Giuseppe Geppino D’Amico
Due importanti iniziative della Presidente della Corte d’Appello di Salerno, Iside Russo, per ricordare due giuristi che, sia pure in epoche diverse, hanno lasciato il segno non solo in Campania ma in tutta Italia. Venerdì 21 luglio (ore 10,30) presso il nuovo Palazzo di Giustizia di Salerno la Palazzina B del Tribunale di Salerno sarà dedicata a Diego Taiani (1827/1921, avvocato, magistrato e ministro di Grazie e Giustizia) mentre la Palazzina C dello stesso Tribunale sarà dedicata ad Alfredo De Marsico (1888/1985, avvocato, professore universitario e ministro di Grazia e Giustizia). La cerimonia si svolgerà nell’Aula Magna della Cittadella Giudiziaria ubicata al primo piano presso l’edificio Antonio Genovesi (ex Palazzina D). Nel prosieguo si procederà alla scopertura delle opere dedicate alle illustri Personalità.
In particolare, per quanto riguarda Alfredo De Marsico il busto, realizzato in marmo di Carrara, è stato donato dall’Amministrazione Comunale di Sala Consilina. Si tratta di una copia del busto dell’avvocato Alfredo de Marsico, realizzato circa 30 anni fa dal compianto scultore salese Francesco Scialpi e collocato dinanzi al Palazzo di Giustizia del Vallo di Diano. Il busto in onore del grande Maestro del Diritto, si aggiunge a quello di Sala Consilina e ad altri due presenti a Napoli, rispettivamente in Castel Capuano, storica sede del tribunale di Napoli (1985), e nella sala del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Napoli (1995).
Alfredo De Marsico era nato a Sala Consilina il 29 maggio del 1888 e dopo avere frequentato il Ginnasio-Liceo a Rossano Calabro dove il padre, funzionario di Prefettura era stato trasferito per motivi politici (dirà in seguito che fu “una fortuna perché poté frequentare il liceo che a Sala Consilina a fine ‘800 ancora non c’era”), si era laureato in Giurisprudenza. Alla professione di avvocato aggiunse l’insegnamento come professore ordinario di Diritto e Procedura Penale presso le Università di Roma, Cagliari, Camerino, Bari Bologna, riuscendo a conquistare una larga notorietà in entrambi i campi di impegno. Memorabili le sue arringhe che, pubblicate in numerosi volumi nel secondo dopoguerra, ancora oggi mantengono intatta la loro validità per la notevole capacità del Maestro (così lo chiamavano tutti) di riuscire a fondere la preparazione specialistica con una notevole capacità di penetrazione psicologica. È stato protagonista dei più importanti processi del ‘900, un secolo caratterizzato dalla presenza di grandi avvocati tra i quali vanno ricordati Giovanni Porzio ed Enrico De Nicola, Francesco Carnelutti e Giovanni Leone.
***
Alfredo De Marsico fu protagonista anche in campo politico. Fu eletto deputato nelle elezioni dell’aprile 1924 nella cosiddetta “lista nazionale” che vide insieme in Campania fascisti, liberali e nazionalisti. Resterà nel Parlamento per quattro legislature. Il 5 febbraio del 1943 viene chiamato a reggere il ministero di Grazia e Giustizia. Si deve a De Marsico la stesura finale dell’Ordine del Giorno Grandi che, votato dal Gran Consiglio il 25 luglio successivo, provocò la caduta del Governo Mussolini. Condannato a morte in contumacia al processo di Verona, per puro caso sfuggì alla rappresaglia di Salò. Terminata la seconda guerra mondiale, con l’avvento della Repubblica per la sua adesione al Fascismo fu privato dell’insegnamento per sette anni e della toga per quattro. Fu Mario Berlinguer, di idee politiche diametralmente opposte a quelle di De Marsico, a restituirgli l’insegnamento sostenendo che “un uomo come Alfredo De Marsico non può rimanere fuori dall’Università”. Oltre all’insegnamento potrà riprendere anche la professione forense. Nel 1953 torna in Parlamento quale Senatore del Partito monarchico. Continuerà l’attività forense fino agli ultimi anni della sua lunga vita. Si spense a Napoli l’8 agosto del 1985.
Tantissimi gli attestati di stima, sia in vita che dopo la sua scomparsa: Enrico De Nicola definì la sua oratoria pari a quella di Demostene e Cicerone; Giovanni Leone gli attribuì il ruolo di caposcuola per “originalità e chiarezza di stile”; Alfonso Tesauro lo ritenne “un mago insuperato, che fa della parola un’opera d’arte in ogni processo”; Giuliano Vassalli lo descrisse come “un autentico miracolo umano” e tale in effetti era, soprattutto per la capacità –grazie alla profondità ed insieme all’altezza della sua eloquenza, arricchita da profonda cultura classica e non solo- di conquistare l’intelligenza ed il cuore dei giudici, conseguendo risultati brillanti e a volte imprevedibili”; il senatore Michele Pinto ne ricorda ancora oggi il rapporto con la città di Salerno che De Marsico così descrisse: “Emporio di luce, abisso che ingoia ed assimila il grande astro che distribuisce la sua grazia al mondo”.
De Marsico aveva il suo studio a Napoli, ma frequentava spesso anche il foro di Salerno ed era amico di numerosi avvocati salernitani. Tra i tanti ricordiamo l’avvocato Camillo De Felice che nel 1967, presidente del Rotary Salerno, lo nominò socio onorario del Club. È giusto che, come Sala Consilina, anche Salerno ricordi un genio dell’avvocatura, un Uomo straordinario che si è espresso ai massimi livelli come politico, studioso del diritto e soprattutto come penalista e oratore, faro dell’avvocatura italiana. Alfredo De Marsico ha sempre mantenuto un rapporto di filiale affetto con il Vallo di Diano. Quando la sua presenza era annunciata al Tribunale di Sala Consilina, l’aula era stracolma e le sue arringhe venivano seguite nel silenzio più assoluto”.
Alfredo De Marsico ha sempre difeso i cosiddetti “piccoli tribunali”. Se dal cielo può osservare le cose terrene, certamente il Maestro non potrà mai essere felice nel vedere che nella sua città non c’è più lo storico tribunale. Personalmente ho avuto il piacere di ascoltarlo sia durante alcune discussioni in tribunale che in occasione di conferenze. Fu una autentica lectio magistralis l’orazione tenuta nel 1981 a Sala Consilina in ricordo del magistrato Nicola Giacumbi, il procuratore della Repubblica ucciso a Salerno da un commando delle Brigate Rosse. Così come ritengo un privilegio avere potuto nel 2010 (venticinquesimo della scomparsa avvenuta a Napoli l’8 agosto del 1985) , grazie al Rotary Club Sala Consilina-Vallo di Diano, dedicare al Maestro una monografia, “Alfredo De Marsico. Il mago della parola” per ricordare i momenti salienti della vita umana e professionale di un grande Maestro del Diritto, dagli anni della sua formazione, al suo ingresso in politica, dall’allontanamento dall’attività forense ed universitaria al ritorno nelle aule di giustizia e in quelle degli Atenei.
***
Diego Tajani nacque nel 1827 a Cutro, in Calabria, frequentò le scuole superiori a Catanzaro prima di trasferirsi a Vietri sul Mare per poter frequentare la Facoltà di Giurisprudenza presso l’Università di Napoli dove si laureò il 7 maggio 1850, all’età di 23 anni. Successivamente completò anche studi di Filosofia e Belle Lettere, di Chirurgia, Patologia e Anatomia pratica. Nel 1850 iniziò l’attività di avvocato a Salerno. Nel 1858 difese Giovanni Nicotera ed altri suoi compagni reduci della sfortunata Spedizione di Sapri di Carlo Pisacane e dei suoi Trecento. Accusato di essere iscritto alla società segreta “Unione Italiana”, fu perseguitato dal governo borbonico per cui fu costretto a lasciare il regno delle due Sicilie. Esule in Piemonte, nel 1859 entrò nella magistratura subalpina come Procuratore Regio, distinguendosi per la sua profonda conoscenza della dottrina giuridica.
Nel 1860 fu nominato Prefetto di Polizia a Napoli, in occasione della spedizione dei Mille, quando Garibaldi entrò nella città partenopea. Fu poi Giudice di Gran Corte Criminale dell’Aquila. Nel 1865 fu nominato prima Reggente e poi Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Catanzaro, quindi a Palermo dal 1868 al 1871. A seguito di una vicenda giudiziaria di cui fu protagonista (aveva fatto arrestare il questore di Palermo che però fu assolto) si dimise dalla magistratura e tornò a Napoli dove riprese ad esercitare la professione di avvocato. La sinistra storica, nonostante le sue idee liberali, lo candidò alla Camera dei Deputati nel Collegio di Amalfi dove vinse con un plebiscito venendo riconfermato ancora due volte ad Amalfi e altre quattro volte nel Collegio di Salerno.
In questo ruolo si distinse per la sua oratoria
efficace e forbita, ma soprattutto per il mirabile discorso che pronunciò
contro la mafia l’11 giugno del 1875. Un’analisi tra le più acute mai
pronunciate. La prima in assoluto in un’aula parlamentare dove, anche qui per
la prima volta, Tajani mise in evidenza la collusione tra settori della
politica e dello Stato e le organizzazioni criminali.
Nel terzo e nel quinto Gabinetto Depretis fu
nominato ministro di Grazia Giustizia e Culti, portando avanti importanti riforme.
Sui problemi della laicità dello Stato s’impegnò a definire un ruolo di
reciproca autonomia tra Stato e Chiesa e sancendo la procedura secondo la quale
il matrimonio religioso doveva essere preceduto da quello civile. La sua fama
crebbe anche perché, anche da parlamentare, fu protagonista in alcune vicende
giudiziarie che ebbero grande risonanza nel paese, dalla difesa del giornalista
e politico Raffaele Sonzogno (1875), a quella di Francesco Crispi imputato per
bigamia (1878), alla grazia ottenuta per Giovanni Passannante che attentò alla
vita di Umberto I (1879), all’annullamento del matrimonio di Giuseppe Garibaldi
con la marchesina Giuseppina Raimondi. Nel 1896 fu nominato Senatore del Regno
con decreto di Umberto I e fu relatore, fra l’altro, della legge sui manicomi e
promotore di alcune modifiche al regolamento giudiziario del Senato. Fece parte
di numerose commissioni parlamentari. Si spense a Roma il 2 febbraio del 1921.