di Elia Rinaldi
Vescovi, accademici e rappresentanti delle istituzioni si sono ritrovati ieri nell’aula del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università Vanvitelli di Caserta per la presentazione del Dossier regionale sulle povertà 2025 della Delegazione Caritas Campania. Un momento di confronto e analisi su una regione che cambia volto, tra calo demografico, invecchiamento della popolazione e nuove forme di esclusione sociale.

Dopo i saluti istituzionali del pro rettore vicario Italo Francesco Angelillo e del direttore del Dipartimento Francesco Eriberto D’Ippolito, don Carmine Schiavone, incaricato regionale Caritas, ha introdotto il senso dell’iniziativa: “Il Dossier non è soltanto una raccolta di dati, ma uno strumento di discernimento per aiutare le comunità a ‘abitare’ le povertà del territorio, riconoscendo in esse un appello alla responsabilità e alla giustizia”.
A illustrare i contenuti del volume è stato il sociologo Ciro Grassini, coordinatore scientifico dell’Osservatorio sulle povertà delle Caritas diocesane campane. La ricerca intreccia dati ufficiali con le informazioni raccolte nei Centri di ascolto, dove ogni giorno si ascoltano storie di fragilità ma anche di resilienza e solidarietà. Ne emerge una Campania segnata da un calo demografico costante: al primo gennaio 2025 i residenti sono poco più di cinque milioni e mezzo, circa duecentocinquantamila in meno rispetto al 2012. Eppure resta una delle regioni più giovani d’Italia, con oltre la metà della popolazione concentrata nell’area metropolitana di Napoli.

“La povertà non è solo mancanza di reddito”, ha spiegato Grassini. “Assume forme educative, relazionali, sanitarie e abitative, e sempre più spesso è una condizione che si prolunga nel tempo, coinvolgendo intere famiglie e talvolta più generazioni”. I numeri sono impietosi: in Campania una famiglia su otto vive in povertà assoluta, con un’incidenza del 10,5 per cento che sale all’11,8 per cento se si considera il totale degli individui. Una su cinque si trova invece in povertà relativa, con il 20,8 per cento dei nuclei familiari che non riesce a raggiungere uno standard di vita considerato dignitoso. Sono cifre che collocano la regione tra le aree più fragili del Paese, insieme a Calabria e Sicilia.



Il lavoro resta uno dei nodi più critici. Il tasso di occupazione si ferma al 45,4 per cento, ben diciassette punti sotto la media nazionale. La disoccupazione raggiunge il 15,6 per cento, più del doppio rispetto all’Italia, e la quota di inattivi supera il quarantatré per cento. Ancora più allarmante è la condizione giovanile: il 26,9 per cento dei ragazzi tra i quindici e i ventinove anni è Neet, cioè non studia, non lavora e non partecipa ad alcun percorso formativo. Si tratta di uno dei valori più alti d’Europa, oltre quindici punti sopra la media dell’Unione. “Molti giovani campani alternano stage, contratti brevi, periodi stagionali o di inattività”, ha osservato Grassini, “in una transizione continua che raramente si traduce in un impiego stabile”.



Il Dossier dedica ampio spazio anche alla sanità, evidenziando criticità strutturali che incidono pesantemente sulla vita delle persone. La spesa sanitaria pubblica pro capite in Campania si ferma a millenovecentodieci euro, contro una media nazionale di duemiladuecentotrenta. Significa trecentoventi euro in meno per abitante, un divario complessivo di oltre un miliardo e settecento milioni di euro all’anno. La carenza di risorse si riflette su tutto il sistema: meno personale, minore dotazione tecnologica, strutture più datate e tempi di attesa più lunghi. Secondo il Rapporto Gimbe, il 13,6 per cento dei cittadini campani ha dovuto rinunciare a prestazioni sanitarie per motivi economici o per tempi d’attesa eccessivi, contro il 9,9 per cento della media nazionale. Cresce anche la spesa sanitaria privata: le famiglie campane spendono in media seicentodieci euro l’anno per visite e diagnostica a pagamento, spesso per evitare liste d’attesa. “Non è maggiore accesso”, precisa il Dossier, “ma minore capacità di spesa: molte famiglie, pur avendo bisogno di cure, non possono permettersele nemmeno nel privato”.
Le differenze territoriali sono marcate: Napoli e Caserta vivono una forte pressione urbana, con mercato degli affitti teso e servizi sotto stress; le province interne come Avellino e Benevento affrontano invece solitudini crescenti, con anziani lontani dai servizi essenziali e giovani costretti a emigrare.
Una sezione specifica del Dossier è dedicata alla presenza dei cittadini stranieri, che in Campania rappresentano poco più del cinque per cento della popolazione. Le comunità ucraine, romene, marocchine, srilankesi e bangladesi sono tra le più numerose, con profili differenti a seconda dei territori e dei settori lavorativi. Nella provincia di Salerno, in particolare, romeni e marocchini rappresentano ciascuno circa il venti per cento degli stranieri residenti, seguiti da ucraini, indiani e bangladesi. L’incidenza femminile è molto elevata tra ucraine e romene, impegnate soprattutto nel lavoro di cura, mentre è quasi esclusivamente maschile per bangladesi e senegalesi, occupati nell’agricoltura o nei servizi.
Il Dossier racconta anche l’impegno quotidiano delle Caritas diocesane: centri di ascolto, mense, servizi per persone senza dimora, percorsi di accoglienza per migranti, progetti di accompagnamento lavorativo e abitativo. “Queste opere non si limitano a dare aiuto”, si legge nel volume, “ma costruiscono relazioni, mettono in rete risorse, educano alla corresponsabilità e diventano veri luoghi di Chiesa”.
Nel corso della mattinata è intervenuto anche l’avvocato Franco Esposito, dell’équipe immigrazione del Gruppo regionale Caritas Campania, che ha approfondito il tema delle migrazioni e delle nuove vulnerabilità legate ai minori, al lavoro e all’abitare. Il presidente della Regione Campania Roberto Fico ha sottolineato la necessità di un dialogo strutturato tra istituzioni e terzo settore per politiche sociali più attente ai territori e alle fasce più fragili della popolazione.
Monsignor Antonio De Luca, vescovo di Teggiano-Policastro e delegato della Conferenza episcopale campana per il servizio della carità, ha portato il saluto dei vescovi campani e nelle conclusioni ha ricordato che “dietro ogni cifra del Dossier c’è un volto, una storia, un nome. La Chiesa è chiamata a una carità intelligente, organizzata e corresponsabile, capace di mettere insieme comunità cristiane, istituzioni e realtà civili perché nessuno si senta solo”.
L’incontro, moderato da Ciro Pizzo dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, ha mostrato come il Dossier regionale sulle povertà sia non soltanto una fotografia aggiornata della situazione campana, ma anche uno strumento di lavoro a servizio delle diocesi e delle politiche pubbliche. Il testo sarà diffuso nelle Chiese locali perché diventi occasione di formazione, confronto e progettazione pastorale. Perché, come ricorda il Dossier stesso, “la povertà non si affronta solo con gli aiuti materiali, ma attraverso relazioni che restituiscono dignità, percorsi di accompagnamento e comunità capaci di farsi casa per chi è rimasto solo”.


