Di Geppino D’Amico
Dopo il successo ottenuto due anni fa con il libro “Dal Madrigale alla musica per film. Sette note per il Vallo di Diano”,primo tentativo storiografico nel Vallo di Diano di portare a nuova sintesi il lavoro archivistico con un’indagine sulla cultura musicale del territorio valdianese e salernitano dal tardo Cinquecento al Novecento, Enrico Spinellifa un passo …indietro nel tempo; tornas a fine Cinquecento e propone agli appassionati di musica e di storia una nuova ricerca, “Dal canto fermo al Madrigale”, sacro e profano nelle biblioteche della Certosa di Padula a fine Cinquecento. “Un libro in cui si parla di altri libri” che conduce proprio alla Certosa di San Lorenzo.

Fondata nel 1306, fu soppressa prima dai Francesi nel 1807, poi definitivamente nel 1866, dopo l’Unità; dichiarata quindi monumento nazionale, oggi è sito Unesco. Un “Elenco di fine Cinquecento” (ms. Vat. lat. 11276) ha consentito il recupero della memoria della biblioteca certosina, rivelando al contempo inaspettate raccolte librarie di privati a Casalnuovo (oggi Casalbuono), dipendenza feudale del cenobio. All’eremitica e severa spiritualità monastica si oppone un vivace microcosmo di laici, animato dalle Metamorfosi di Ovidio, dalla poesia di Petrarca, dall’Innamorato del Boiardo e quindi dal Furioso d’Ariosto. Al solenne “canto fermo” dei monaci risponde la polifonia di laici “vassalli” in un imprevisto contrappunto, sfociando nel canto di amorosi madrigali di importanti autori quali Arcadelt, Cipriano de Rore, Marenzio.

Nel corso della presentazione, nell’Auditorium del Polo Culturale Cappuccini di Sala Consilina, dopo i saluti del sindaco Domenico Cartolano e dell’assessora alla Cultura, Josefhmari Biscotti, e l’introduzione di Michele Esposito (responsabile della Biblioteca comunale) l’Autore ha dialogato con Enrico Coiro, direttore di lungo corso di cori polifonici e profondo conoscitore della storia della Certosa di Padula. Presente all’incontro Luigi Marotta, sindaco di Tramutola, paese lucano che ospita tre biblioteche “esaminate” da Spinelli. “Il libro -ha affermato Michele Esposito introducendo il dialogo- è inserito nelle Edizioni della Biblioteca comunale di Sala Consilina /Collana I Berni Culturali) ed è frutto di un progetto che, fondato su solide fonti storiche, punta definire il quadro culturale del Vallo di Diano attraverso testimonianze di natura libraria e documentaria per gran parte originali e inedite. E’ il dodicesimo volume della collana dal 1980 ad oggi”. Per Enrico Coiro “il libro può essere letto con molta libertà, proponendo i capitoli non nell’ordine logico o cronologico indicato dall’autore, bensì adoperando la propria personale preferenza emozionale. Le conclusioni a volte sorprendenti cui si arriva a fine di ogni capitolo partono da una solida e consistente base di consultazione: il capitolo quinto, ad esempio, proponendo la ricostruzione del corpus librario del San Lorenzo affronta tre gigantesche difficoltà derivanti dai tre distinti raggruppamenti bibliografici desunti dall’Elenchus della Biblioteca Apostolica Vaticana, dall’indagine Guerrieri della Biblioteca Nazionale di Napoli e dalla ricognizione recentissima del 2024 nella Certosa.

Nel libro vengono esaminati gli item, la provenienza dei testi, lo stato di conservazione, la qualità dei tomi, l’antichità o l’autenticità degli stessi, e tutto con una precisione quasi maniacale”. Sono ben 37 le raccolte relative ai “vassalli” di Casalnuovo, paese che rientrava nei feudi della Certosa, con l’aggiunta degli elenchi di altri Saeculares dello stesso casale. Di rilievo anche la disamina critica delle fonti e soprattutto l’interessantissima mappa bibliografica, in cui spicca per completezza la pratica certosina del canto, i codici miniati e la singolare ricerca su organi ed organari. Riguardo alla collocazione del patrimonio librario in Certosa, il testo sottolinea che la vicinanza della Biblioteca alla cella priorale conferma la vigilanza che il priore avrebbe esercitato sui libri, “cibo per lo spirito da somministrare con controllo, non secondo l’appetito dei singoli monaci”.

Per Enrico Coiro “l’Autore tende a dimostrare che la privazione di un piacere, anche soltanto intellettivo, è il segno inconfondibile della “Carthusia numquam deformata”, e cioè di un’autoinflitta mortificazione che doveva privare gli eremiti da qualsiasi tentazione”. E furono proprio i “vassalli” degli eremiti certosini a segnare una sorta di ribellione che si espresse sotto-traccia, attraverso la raccolta e, probabilmente, l’utilizzo di letture e musiche alternative. L’Autore, dopo la disamina delle raccolte librarie di Casalnuovo, a quanto pare non paragonabili ad altre del territorio del Vallo di Diano né per varietà né per abbondanza, avverte “un’aria d’imprevista modernità che, pur dovendo fare i conti con la Controriforma e con gli Indici dei libri proibiti, emerge attraverso l’attenzione alla cultura classica antica, curiosità per la cultura scientifica e l’astrologia, l’interesse per la letteratura volgare e la storia e la diffusione della poesia per musica con la pratica del canto polifonico e del madrigale” sui quali si abbatté inesorabile la censura della Congregazione dell’Indice che giudicava “obscena” questa espressione di cultura pagana, intrisa di riferimenti mitologici e di erotismo.
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Per Enrico Spinelli “fu proprio il minuscolo Casale novum ad infrangere il grande silenzio certosino. A distanza di secoli si raccoglie l’imprevista e sorprendente eco di cinquecenteschi madrigali che i “vassalli” del Casale, laici e chierici secolari, intonarono sedotti dai versi di Petrarca, Ariosto e Tasso, composizioni con simultaneità di voci d’altezza diverse, opera di musici adusi alla moderna vita di corte, a cantare la bellezza femminile e la fascinazione amorosa tra i quali vanno ricordati Jacques Arcadelt, Cipriano de Rore, Orlando di Lasso, Luca Marenzio, Jean de Macque, Pierluigi da Palestrina”. A conclusione del dialogo, rispondendo alla domanda sulla situazione esistente negli altri paesi del territorio non dipendenti dalla Certosa, Enrico Spinelli ha affermato: “Non lo sappiamo perché sono state censite solo le Biblioteche ecclesiastiche”. Potrebbe essere l’argomento della prossima ricerca di Enrico Spinelli? L’unico a poter dare una risposta alla domanda che circolava in sala è solo l’Autore. Le capacità e l’esperienza non gli mancano di certo: dal 1979 si muove tra archivi e biblioteche, da Sud a Nord dello Stivale. Bibliotecario a Sala Consilina dal 1980 al ‘97, è stato poi fino al 2018 Dirigente della Biblioteca Ariostea e del Servizio ‘Biblioteche e Archivi’ del Comune di Ferrara; è docente a contratto al Master di ‘Archivistica Diplomatica Paleografia’ dell’Università di Ferrara. Da anni insegue musiche nascoste tra libri e documenti antichi: perché non continuare a cercare?


