A poche ore dalla chiusura della campagna elettorale per le Elezioni Regionali della Campania, ValloPiù ha rivolto alcune domande a Giovanni Guzzo, candidato nella lista del Partito Democratico.

Professore Guzzo, la sua campagna parte spesso dal richiamo a valori come famiglia, educazione e istituzioni. Perché questo punto di partenza?
«Perché tutto ciò che costruiamo, come comunità, poggia su fondamenta che non sono negoziabili: la famiglia come primo luogo di educazione, la scuola come officina di libertà e progresso, il rispetto delle istituzioni come condizione per una democrazia sana. La politica deve tornare a essere servizio ed ascolto. Se ripartiamo da questi valori, possiamo progettare il futuro con radici salde e visione ampia».
Lei viene dal mondo della scuola. In che modo questa esperienza influenza la sua proposta politica?
«Entrare ogni giorno in classe insegna due cose: che i giovani hanno bisogno di opportunità reali e che la società non può permettersi di sprecare talenti. Portare questa sensibilità nella politica significa investire su istruzione, formazione, cultura e capacità di leggere il mondo che cambia. La scuola è la lente attraverso cui immagino un territorio più aperto, moderno e capace di trattenere i suoi figli».

Uno dei suoi temi ricorrenti è il rapporto tra istituzioni e cittadini. Cosa vuole migliorare?
«Vorrei ricostruire un rapporto di fiducia. Le istituzioni devono tornare a parlare con un linguaggio semplice, comprensibile, ma soprattutto devono tornare a essere presenti. Ascoltare i bisogni, affrontare i problemi senza giri di parole, dare risposte credibili e verificabili. La buona politica non è distanza, ma prossimità».
Parliamo del Vallo di Diano, un’area ricca di potenzialità ma spesso al centro di criticità strutturali. Qual è la sua visione per questo territorio dove ha scelto di vivere?

Il Vallo di Diano non è un territorio “da aiutare”: è un territorio da mettere finalmente in condizione di esprimere la sua forza. Qui convivono una posizione strategica, un tessuto produttivo capace di innovare e un patrimonio culturale che parte dalla Certosa di Padula e arriva alle tradizioni dei borghi. Ma negli anni si è creato un paradosso: un territorio centrale trattato come periferico. La mia visione è chiara: il Vallo deve diventare un hub interno della Regione. Questo significa tre cose: infrastrutture veloci e affidabili, politiche chiare per l’insediamento di imprese e servizi che restino sul territorio, e una valorizzazione reale del patrimonio culturale e ambientale, non come slogan, ma come industria che genera lavoro. Ho incontrato amministratori, imprenditori, insegnanti, volontari: tutti chiedono la stessa cosa, che il Vallo torni ad avere voce. Il mio impegno è portarlo al centro delle decisioni regionali, perché un territorio che ha energia, competenza e identità non deve più essere costretto a cercare altrove ciò che può costruire qui».
Negli ultimi anni, peraltro, il Vallo di Diano sta vivendo un fermento imprenditoriale importante. Quali iniziative immagina per sostenere e rafforzare gli investimenti che tanti imprenditori stanno già facendo?

«Il Vallo di Diano sta dimostrando una cosa che la politica spesso dimentica: quando il territorio viene lasciato lavorare, sa produrre valore. Qui stanno nascendo iniziative imprenditoriali illuminanti, dall’agroalimentare di qualità alla logistica, dall’artigianato ai servizi ed al terziario avanzato, dal turismo culturale alle nuove tecnologie, che garantiscono occupazione reale per giovani, donne e famiglie. La politica deve fare una sola cosa: non intralciare chi investe, ma accompagnarlo. Serve una burocrazia più veloce, sportelli regionali davvero operativi e una fiscalità di vantaggio dedicata alle aree interne che mostrano potenziale. E poi bisogna investire in formazione mirata, perché se un’impresa cresce non può essere costretta a cercare competenze altrove. Voglio che gli imprenditori del Vallo sentano la Regione come un alleato, non come un ostacolo. Se continuiamo a valorizzare questa energia, il Vallo può diventare un modello regionale di sviluppo, dove pubblico e privato costruiscono insieme futuro e lavoro».
Parla spesso di impegno e responsabilità. Che tipo di impegno immagina per sé in caso di elezione in Consiglio Regionale?

«Un impegno fatto di concretezza, presenza e coerenza. Non amo le promesse irrealizzabili: preferisco indicare percorsi possibili, obiettivi misurabili e un metodo di lavoro basato su studio, dialogo e gestione trasparente. Il mio impegno è quello di un educatore che continua a credere nel valore dell’esempio. La politica, per me, non è una carriera: è un esercizio di cura. Cura del presente e soprattutto di ciò che lasceremo a chi verrà dopo di noi».
Quali sono le priorità che vede per il nostro territorio nei prossimi anni?
«Abbiamo tre urgenze: infrastrutture adeguate, un’economia capace di valorizzare il nostro patrimonio culturale e ambientale, e servizi pubblici che funzionino davvero. Viviamo una Provincia ricca di storia, che ha dato i natali a pensatori, filosofi e visioni rivoluzionarie: custodire questa identità e renderla motore di sviluppo è un dovere. La nostra storia deve diventare la nostra forza».
Che messaggio vuole lasciare agli elettori che stanno osservando la campagna elettorale e che domenica e lunedì si recheranno alle urne?

«Chiedo fiducia, ma soprattutto chiedo partecipazione. Nessun progetto politico può realizzarsi senza una comunità che ci crede. Io porto il mio impegno, la mia esperienza e il mio senso delle istituzioni; voi portate idee, critiche, domande, entusiasmo. Solo insieme possiamo costruire qualcosa che resti nel tempo».
E ai giovani, che spesso guardano alla politica con disincanto. Quale messaggio per loro?
«Vorrei dire loro di non rinunciare. Non delegare sempre tutti gli altri. La politica non è solo quella dei palazzi: è prendersi cura di ciò che li riguarda, dalle scuole ai trasporti, dalle opportunità di lavoro all’ambiente. I giovani non devono adattarsi al mondo così com’è: devono contribuire a trasformarlo. E io, nel mio impegno, voglio costruire spazi dove possano farlo davvero».

MESSAGGIO ELETTORALE A PAGAMENTO, COMMITTENTE RESPONSABILE GIOVANNI GUZZO


