Di Giuseppe Geppino D’Amico

Che il Santuario Sant’Antonio delle Lacrime a Polla fosse uno scrigno ricco di opere d’arte di straordinario valore era cosa nota. Non a caso, già nel ‘900 un esperto scriveva che “in questo luogo sacro sembra facciano a gare tutte le arti”. Da qualche tempo si è aggiunto un luogo misterioso da esplorare, che arricchisce la visita al Santuario e ancora poco conosciuto perché in passato non visitabile.
È l’ipogeo che, attraverso un’apertura nel pavimento al centro della chiesa, consente – scendendo per alti gradini – di accedere a uno scarno ambiente che, pur nella sua semplicità, rappresenta uno dei luoghi più particolari del complesso, legato al culto spontaneo delle anime del Purgatorio, raffigurate nell’affresco sette-ottocentesco del piccolo altare. Il dipinto mostra al centro la Madonna del Carmine, affiancata da San Francesco e Sant’Antonio, con le anime imploranti del Purgatorio.

Al centro della volta vi era un’apertura un tempo sormontata da una pietra tombale, sul cui perimetro si leggeva la frase: “Quel che sei io fui, quel che sono tu sarai, fra breve verrai ad unirti con me”. Non è noto l’autore, ma è certo il richiamo al mondo romano (e greco), con il monito “pulvis es, in pulverem reverteris”, ricorrente nelle iscrizioni funebri dell’antichità e del Medioevo.
Discesi gli scalini, un’apertura laterale introduce a un piccolo ambiente dedicato alla cosiddetta “terra santa”, dove si trova un ossario con scheletri mummificati a vista. Alcuni di questi resti provengono dalle sepolture della Congrega dell’Immacolata. Nel rifacimento del 1959 furono rimossi e trasferiti nell’ipogeo della chiesa, comunemente chiamato “cripta”.
“Tutto l’ambiente dell’ipogeo – spiega fr. Mimmo Marcigliano, profondo conoscitore della storia e delle opere del Santuario a cui ha dedicato volumi di notevole pregio – è reso più interessante dalle tante pietre tombali con gli stemmi dei casati nobiliari di Polla che un tempo avevano la sepoltura in chiesa. Rimosse con il rifacimento del pavimento nel 1906 e chiuse le aperture, le pietre tombali sono state conservate come importante memoria storica della nobiltà pollese. La parte sottostante al pavimento della chiesa risulta così divisa in vari vani pieni di ossa e scheletri. Con un saggio fatto una ventina di anni fa, attraverso dei fori nel pavimento, si è potuto constatare la presenza di varie tombe che si sviluppano intorno all’ipogeo centrale della chiesa e che per ora sono destinate a rimanere nell’oblio”.
L’ipogeo richiama il culto dei morti, quando – fino al ‘700 – i defunti venivano sepolti nelle chiese. Il cambiamento avvenne con l’Editto di Saint Cloud, emanato da Napoleone il 12 giugno 1804, che stabilì nuove regole igieniche e ideologiche per i cimiteri: sepolture fuori dai centri abitati, tombe uniformi per tutti, gestione pubblica anziché ecclesiastica. Nella nostra provincia una disposizione dell’Intendente di Salerno del 31 ottobre 1813 prescriveva in ogni comune l’istituzione del camposanto “per evitare l’infezione dell’aere e rendere più sicura la salute degli abitanti”. A Polla il cimitero entrò in funzione nel gennaio 1839. Su “uffizio” del sottintendente di Sala Consilina fu ordinata la sigillatura con gesso delle sepolture presenti nelle chiese, cappelle e monasteri.
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Il Santuario Antoniano è situato lungo il percorso dei Cammini Storici della Via Annia (o Popilia) ed è stato inserito di recente come tappa nel Cammino di Sant’Antonio (Capo Milazzo – Assisi – Padova).
Fu costruito nei primi decenni del XVI secolo e completato nella parte muraria nel 1541.
Conserva l’impianto cinquecentesco a navata unica ampia e luminosa, tipico delle chiese francescane “da predicazione”.
Al suo interno custodisce una fusione straordinaria di pittura e scultura:
- 42 tele della Quadreria, realizzate nel 1666 dal siciliano Michele Ragolia;
- la cupola seicentesca affrescata dal napoletano Domenico Sorrentino;
- affreschi cinquecenteschi riemersi dopo il sisma del 1980;
- il coro ligneo con il Salvator Mundi;
- il ciclo di affreschi del chiostro di Ottavio Paparo;
- l’Ultima Cena (1719) del pittore pollese Innocenzo Gentile.
Il Santuario, edificato a spese della popolazione e della municipalità, è da cinque secoli un riferimento religioso e culturale per Polla. Nel 1925 è stato dichiarato Monumento Nazionale e nel 1993 Santuario Diocesano. Nel 2012 è stato inserito dal Ministero tra le “Mille meraviglie d’Italia”.

Un capitolo a parte riguarda la statua lignea di Sant’Antonio, protagonista del prodigio delle lacrime. Il primo episodio avvenne il 12 giugno 2010, durante i preparativi per la processione; il secondo nelle ore successive. Il Vescovo, mons. Angelo Spinillo, invitò alla prudenza. Dopo accurati esami chimici e verifiche scientifiche, una Commissione stabilì che non vi erano manomissioni. Nel febbraio 2011 il Vescovo proclamò la veridicità dell’evento, sigillando in una teca il manutergio utilizzato per asciugare le lacrime, ora reliquia. Per le visite al Santuario è necessario accordarsi con i Frati Minori. Un ruolo prezioso lo svolgono i giovani dell’associazione Lilium, che con passione accompagnano i visitatori in percorsi guidati religiosi, storici e archeologici.





