Si è tenuta sabato 25 ottobre nella Sala Cultura Giovanni Russo di Padula la presentazione del volume “Vittorio Bracco. Uno studioso e un maestro” di Nicola Russo, un’occasione di riflessione che ha oltrepassato i confini della semplice commemorazione biografica per trasformarsi in un dibattito profondo sul ruolo dell’educazione nella società contemporanea.

L’evento, organizzato nell’ambito dell’iniziativa “Ottobre Piovono Libri 2025”, ha visto la partecipazione di Michele Carrara, presidente del Circolo Carlo Alberto 1886, Michela Cimino, sindaca di Padula, dell’assessore al Turismo Antonio Fortunati e di Emilio Giordano, critico letterario e già docente dell’Università di Salerno. Al centro della discussione, naturalmente, don Nicola Russo, autore del libro e figura di spicco della comunità locale.
Nel suo intervento conclusivo, l’autore ha voluto sottolineare due aspetti fondamentali emersi dalla sua ricerca su Vittorio Bracco. Il primo riguarda quello che Russo definisce il “valore costituzionale della scuola”, un concetto che richiama direttamente il pensiero di Piero Calamandrei. Secondo il costituzionalista, la scuola rappresenta l’unico strumento capace di correggere le storture della democrazia, perché è in grado di dare a ogni cittadino quel senso di responsabilità e consapevolezza politica indispensabile per scegliere liberamente i propri governanti.
Attraverso le annotazioni e gli scritti di Vittorio Bracco emerge il ritratto di un educatore che insegnava a liberarsi dalla mediocrità e dalla superficialità. Don Russo ha evidenziato come il professore vedesse nell’educazione culturale non un semplice accumulo di nozioni, ma la costruzione di civiltà, di umanità, di libertà autentica. La scuola di Bracco era esigente e rigorosa, senza compromessi, orientata a formare cittadini pensanti e responsabili. Una visione che, secondo l’autore, mantiene intatta la sua urgenza anche nell’epoca attuale, dove non mancano docenti seri e impegnati per il bene dei giovani.
Il secondo punto sollevato da Russo riguarda il rapporto tra umanesimo e tecnologia. L’autore ha lanciato un monito contro l’ubriacatura digitale del nostro tempo, pur riconoscendo l’inevitabilità e l’utilità degli strumenti tecnologici. L’uso smodato dello smartphone, ha spiegato, rischia di aumentare il nostro senso di tristezza e solitudine, allontanandoci dalla realtà concreta. Il riferimento letterario è eloquente: mentre Don Chisciotte si alienava dalla realtà con i romanzi cavallereschi, noi lo facciamo attraverso gli schermi digitali.
Vittorio Bracco, secondo Russo, può rappresentare un modello di equilibrio proprio perché nei suoi scritti non si limitava a fornire informazioni sul passato, ma stimolava un modo particolare di guardare alla vita, quella che l’autore definisce la dimensione dell’humanitas. Citando il proverbio biblico “Il pregio dell’uomo è la sua bontà”, Russo ha voluto sintetizzare l’essenza di ciò che Bracco è stato: un uomo, uno studioso e un maestro la cui grandezza non si misurava attraverso metriche quantitative ma attraverso la qualità umana.
L’intervento si è concluso con un aneddoto significativo: un noto pediatra della zona, dopo aver letto il libro, ha confidato a Russo che la lettura gli ha fatto bene, infondendogli buonumore. Una testimonianza che l’autore ha voluto condividere con il pubblico come augurio: che il volume possa produrre effetti benefici anche in chi lo leggerà, trasformandosi in quello che qualcuno ha definito un “libro terapeutico” per i tempi difficili che viviamo.









