Di Giuseppe Geppino D’Amico
Cinquant’anni fa, il 28 febbraio 1975, in applicazione della legge 3 dicembre 1971 n. 1102 (Norme atte a promuovere lo sviluppo delle zone montane), nasceva ufficialmente la Comunità Montana del Vallo di Diano. A presiedere la storica seduta, in qualità di consigliere anziano, Giuseppe Bellezza di Buonabitacolo. Con votazione a scrutinio segreto veniva eletto presidente provvisorio, con 35 voti, Andrea De Laurentiis, sindaco DC di Sassano; 4 voti andarono a Raffaele Rosciano (sindaco DC di Buonabitacolo), 1 scheda risultò bianca, 8 i consiglieri assenti. Non fu un’elezione indolore: la polemica interna allo scudocrociato fu molto dura.
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All’inizio facevano parte dell’Ente i quattordici Comuni del Vallo di Diano (Padula, Montesano sulla Marcellana, Casalbuono, Sanza, Buonabitacolo, Sala Consilina, Sassano, Monte San Giacomo, Teggiano, San Rufo, San Pietro al Tanagro, Sant’Arsenio, Polla e Atena Lucana), ai quali si aggiunse successivamente Pertosa. Una curiosità: nella prima Assemblea sedevano quasi tutti i sindaci del territorio, tra cui gli onorevoli Domenico Pica ed Enrico Quaranta.
Il primo presidente Andrea De Laurentiis guidò una giunta provvisoria sostenuta da democristiani e socialisti e composta da Gerardo Ritorto (Polla), Raffaele Totaro e Pasquale Tacelli (Monte San Giacomo), Lucio Gallo (Padula), Valentino Mea (Teggiano), Vincenzo Alliegro (San Pietro al Tanagro, socialista), Corrado Pandolfo (Sant’Arsenio), Raffaele Annunziata (Atena Lucana), Antonio Savino (Teggiano), Felice Arenare (Sanza) e Pietro Marmo (Casalbuono, DC).
La seduta fu più volte sospesa per consentire alla DC, divisa al suo interno, di individuare il presidente fra tre candidati (oltre all’eletto, erano stati proposti Antonio La Rocca, che rinunciò alla candidatura, e Raffaele Rosciano).
Va ricordato che nella storica prima seduta il Consiglio Generale dell’Ente scelse come sede provvisoria – poi divenuta definitiva con l’approvazione del primo Statuto – la Certosa di Padula. Anche questa decisione non fu indolore. Come sostennero con forza i consiglieri Enzo Vacca e Gerardo Ritorto, si trattava di “una scelta di civiltà svincolata dalle alchimie politiche e dalle debolezze municipalistiche.” Fu in quella occasione che la Certosa ottenne, per la prima volta dal Vallo di Diano, per il tramite delle sue rappresentanze politiche, il contributo ad essa dovuto. Come gonfalone dell’Ente fu assunto un particolare del monumentale complesso cartusiano con sfondo di montagna su campo giallo e verde.
Un altro momento importante nella vita dell’Ente è legato all’approvazione dello Statuto, con il quale vennero poste le basi per uno sviluppo del territorio capace di restituire alle popolazioni le condizioni socio-economiche che, per patrimonio potenziale, avrebbero dovuto avere da sempre. Una visione globale dei problemi e un riequilibrio tra le zone omogenee, con interventi più forti nei comuni a debole preesistenza, permisero l’avvio di una nuova programmazione. La data di approvazione dello Statuto – 27 febbraio 1976 – è considerata storica, “in quanto degna di essere inserita nel calendario della storia delle terre e delle popolazioni assorbite nella sua competenza”.
Fu in quel periodo che furono gettate le basi per importanti progetti: si cominciò a parlare della necessità di istituire un nucleo industriale tra Polla e Atena Lucana, e soprattutto della necessità di incentivare le correnti turistiche raccordando le potenzialità di monumenti prestigiosi e ricchi di storia – la Certosa di San Lorenzo, il Centro Storico e il Castello dei Sanseverino-Macchiaroli di Teggiano, l’Abbazia di Cadossa, i Conventi Francescani di Padula e Polla, le Grotte di Pertosa e le Terme di Montesano. Inoltre, furono esaminate per la prima volta le possibilità agro-turistiche della montagna, in particolare del Monte Cervati, vetta più alta della Campania, che oggi, insieme a buona parte del comprensorio, occupa un posto di rilievo nel Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni.
Dopo Andrea De Laurentiis si sono succeduti alla guida dell’Ente Gerardo Ritorto, Enrico Quaranta, Michele Manzolillo, Enrico Zambrotti, Corrado Pandolfo, Vittorio Esposito, Raffaele Accetta e di nuovo Esposito. Nel corso degli anni non furono accantonati i problemi della zootecnia, a cominciare dal programma di risanamento zootecnico del Vallo di Diano, con particolare riguardo alla brucellosi, avviato nel 1979; furono istituiti i primi consultori familiari e i primi servizi sociali. Negli anni ’90 l’Ente si dotò anche di un proprio organo di informazione, “Il Corriere del Vallo”, che poté contare sulla collaborazione di noti giornalisti e studiosi non solo del Vallo di Diano.
Fin dall’inizio, l’attività amministrativa fu molto diversificata e non trascurò cultura e attività editoriali. In quegli anni videro la luce importanti pubblicazioni di storia, cultura ed economia. Tra queste merita di essere ricordato il volume “La Comunità Montana del Vallo di Diano” di Ugo Tortolani, titolare della cattedra di Geografia Politica presso l’Università di Salerno. Pubblicato nel 1979, il volume fu adottato come libro di testo presso lo stesso Ateneo e si distinse quale primo studio organico su un’area interna del Salernitano. L’opera più importante rimane tuttavia la “Storia del Vallo di Diano”, purtroppo rimasta incompleta (per la scomparsa dell’editore Pietro La Veglia).
Un discorso a parte merita il libro-catalogo dell’architetto Paolo Portoghesi, “Il progetto della Città Vallo di Diano” (1981), con testi in italiano e inglese. Le illustrazioni riproducono i pannelli della mostra inaugurata alla Certosa di Padula il 7 giugno 1980 e successivamente allestita in Italia, Francia, Belgio e Stati Uniti. Il volume presentava le indagini condotte nel quadro del piano socio-economico di sviluppo del Vallo di Diano, redatto da un’ équipe coordinata dal prof. Portoghesi. Erano gli anni in cui sembrava che l’utopia – “Il Vallo una sola città, senza centro e senza periferia” – potesse realizzarsi, grazie all’omogeneità del comprensorio e alla nascita della Comunità Montana. Non a caso, nel programma delle attività comunitarie del 1976 si leggeva: “La Comunità Montana del Vallo di Diano è un raro esempio di zona veramente omogenea. Se si opera con impegno e lungimiranza si potrà veramente dare vita alla Città del Vallo di Diano”.
Le cose, però, almeno finora, sono andate diversamente. Ma questa è un’altra storia.