di Elia Rinaldi
Un dialogo intenso, a tratti appassionato, ha tenuto ieri sera il pubblico degli affollati giardini della Fornace di Agropoli. Protagonista dell’incontro, nell’ambito della rassegna “Settembre Culturale”, è stato Fausto Bertinotti, già presidente della Camera e figura simbolo della sinistra italiana degli ultimi decenni. A conversare con lui, l’ex senatrice Olimpia Vano, in un confronto che ha intrecciato memoria storica e riflessione sul presente.
Dopo i saluti istituzionali del sindaco Roberto Mutalipassi e del consigliere delegato alla Cultura, Franco Crispino, ideatore della kermesse, Bertinotti ha tracciato un ampio percorso attraverso le vicende della sinistra, dagli anni della sua esperienza sindacale fino alle sfide di oggi. Secondo l’ex leader di Rifondazione Comunista, la crisi profonda del movimento progressista ha un punto d’origine preciso: il crollo dell’Unione Sovietica. “Con la fine del socialismo reale – ha ricordato – è venuto meno anche un mito della sinistra: la possibilità concreta di un’alternativa al capitalismo”.
La successiva stagione della globalizzazione, ha spiegato, ha segnato il passaggio da una sinistra di classe e rivoluzionaria a una sinistra riformista, che ha finito per accompagnare il consolidamento dell’Europa sulle ragioni del mercato e dei vincoli di bilancio. “La globalizzazione – ha ammonito – è diventata una delle cause più profonde delle diseguaglianze che viviamo oggi”.
In questo processo, i partiti progressisti hanno adottato un linguaggio e una visione economica sempre più vicini a quelli del mercato, rinunciando progressivamente agli ideali storici e all’impegno per i diritti del lavoro. “È stata una politica servile e di corto respiro – ha detto – e così facendo si è lasciato spazio alla destra”.
Ma se la sinistra sembra oggi smarrita, cosa ne resta e da dove può ricominciare? Per Bertinotti la memoria collettiva è ancora viva, radicata nelle storie e nelle esperienze della società civile che resistono alle logiche del profitto. E la via per il futuro, ha concluso senza esitazioni, è una sola: “Dalla lotta”.