
Il TG Estate itinerante di 105 TV, condotto dalla collega Antonietta Nicodemo, ha fatto tappa presso il Santuario Francescano di Sant’Antonio, dove Fr. Elio ha illustrato le straordinarie opere d’arte del Santuario. Nell’occasione sono intervenuti il Maestro Bernardo Tramontano, che ha proposto alcuni brani di musica sacra, il delegato alla Cultura Giovanni Corleto, che ha illustrato il programma delle manifestazioni estive, mentre il Gruppo Folklorico Tanager ha proposto un ballo della tradizione pollese e presentato il costume antico indossato nei secoli scorsi dalle donne di Polla.
Il Gruppo Folk fu fondato nel 1928 dal Cav. Amedeo De Luca, che ne è stato presidente fino agli anni ’70. Dopo la presidenza del prof. Vincenzo Curcio, attualmente l’Associazione è presieduta dalla prof.ssa Enza De Luca, figlia del fondatore. Proprio al “Costume antico” delle donne di Polla è dedicato l’articolo seguente.
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Il costume pollese, così ricco di ricami in oro, così sgargiante per i vivaci colori, ha da sempre attirato l’attenzione e la fantasia dei disegnatori acquerellisti. Questi, infatti, nei secoli che ignorarono la macchina fotografica, esercitavano proprio la funzione dei fotografi di oggi. A essi sovrani o signori feudali commissionavano non solo i loro ritratti ma anche disegni di paesaggi e di donne e giovani del popolo nei loro vestiti caratteristici. Numerosi, perciò, sono i gonaches, ossia i disegni acquerellati a noi pervenuti dal Seicento in poi. Ne ricordiamo due perché sono stati inseriti in una recente ristampa della Storia del Reame di Napoli di Pietro Colletta, curata da Franco Maria Ricci in una elegante edizione. Si tratta di due vivaci acquerelli raffiguranti il costume femminile di Polla, commissionati nel 1782 dal re Ferdinando IV di Borbone ai pittori napoletani Alessandro D’Anna e Antonio Berotti. Questi acquerelli appartengono al fondo della Casata Lorena e sono custoditi oggi a Palazzo Pitti a Firenze.
Diverse anche le descrizioni scritte. In particolare, nel 1840 Giuseppe Albirosa così scriveva: “Regge molto il punto di onore, ed anche perciò gli uomini son gelosissimi delle loro donne… Fanciulle e maritate indossavano ancora tutte il loro antico vestito. Era un abito ricco di capi che le madri tramandavano alle figlie e queste alle loro figlie da tempo immemorabile, da quando, la regione, dominata nel Medio Evo dal rito religioso greco, era ancora frequentata da genti di origine balcanica”.

Tredici anni dopo, nel 1853, Giulio Cesare Galloppo, in un articolo dal titolo “Costume delle donne di Polla nel Vallo di Diano”, pubblicato sul Poliorama Pittoresco, così scriveva: “Questo abbigliamento consiste: in una gonna detta sottano, che suol essere di panno color rosso adorno nell’estremità di nastro color celeste; in un farsetto che dicono Corpetto, per lo più di raso rosso od altro colore vivo; in un’altra gonnella di panno torchino con nastro celeste e con fodera nel davanti di seta ancor essa di color celeste, che si indossa al di sopra del sottano, e che sogliono accorciare per metà, appuntandone gli estremi ad una specie di farsetto che chiamano cintura. È questa cintura contornata di gallone d’oro, e si unisce con fermagli di argento alla croce, che a guisa di due tiranti passa per le spalle e sostiene un pezzo che nel dietro si allaccia con la cintura medesima. Questo pezzo si unisce alla gonna di sopra lasciando due aperture a forma di V, che fan vedere la gonna di sotto. Queste aperture e i tiranti sono ornati di galloni d’oro; In piccole maniche per lo più di raso dello stesso colore del farsetto, adorne di stretto gallone d’oro all’estremità e con bottoni di argento sopra il gomito. Queste maniche, che si tengono unite al corpetto con doppia legatura di nastro color celeste, sono molto corte, e lasciano nuda la metà del braccio; In un grembiule chiamato Vantesino, di stoffa di seta di colore a piacere. Portano camicie bianchissime di tela o di musolino con maniche molto larghe di largo tullo arricciato intorno alla gola; calzette bianche e scarpini di vitello. Talvolta però a quella specie di berta di tullo arricciato sostituiscono un fazzoletto di seta di varii colori che copre le spalle ed il petto a modo di scolla. La gola adornano di collana che chiamano cannacca di fili d’oro e con crocetta; e nelle orecchie portano pendenti tondi per lo più, con piccolo fregio e stelluccia. Coltivano molto la capellatura che dividono per metà dalla fronte in giù, sicché vengono a formarsi dietro la testa due trecce, le cui estremità ripiegate si legano nei due lati di essa con nastri celesti, restando pendenti sulle spalle. Portano in testa la così detta spara, che consiste in una pezzuola di panno color scarlatto, lunga circa tre palmi e larga due; nell’inverno poi, per difendere il volto, le spalle ed il petto dal freddo, vi soprappongono il così detto panno, pezzo di drappo di lana lungo sei palmi e largo in proporzione, di color caffè, o nero”.

Concludiamo questa carrellata riportando quanto pubblicato nel 1930 nel terzo dei quattro volumi dal titolo La Certosa di Padula di mons. Antonio Sacco: “Il vestito femminile a Polla era uno dei più eleganti della valle di Teggiano. Sul corpetto del sottaniello (sottana), che era di panno rosso, si portava la gonnella, sopravveste di altro colore, nero, turchino, tenè o simile. Sul corpetto poi partiva di dietro, dal tuorchio (invisibile) una larga striscia, che, artisticamente tagliata, si divideva in due più strette, onde, cavalcando le spalle, andavano a raggiungere il tuorchio (sempre invisibile, che reggeva le due gonne) nel davanti, a guisa delle bretelle usate dagli uomini per calzoni.

Le due strisce nel davanti erano divise ciascuna a metà del petto e riunite da fibbie, che per le donne facoltose erano di argento: così le due sottane, potevansi portare più in alto o più in basso. La sopravveste rialzata nel davanti e rimboccata nella fimbria si stringeva con bottone nel dorso, ove la stessa veste cadente, rialzata, si appuntava solo nel centro della fimbria posteriore. Così, di dietro, la sopravveste si presentava duplicata, in due triangoli aventi il vertice acuto volto in giù, onde tra l’uno e l’altro triangolo appariva la sottoveste, di altro colore, oltre del colore della sopravveste e della sua fodera (nella parte rimboccata).
Davanti poi, la sopravveste, rimboccata, come è detto, sotto il seno, formava una larga tasca, che era anche all’uopo usata per oggetti piatti e sottili, ed era detta sino (seno). Il vantesino (perché sovrapposto al sino) ossia il grembiule, copriva parte della veste e della sopravveste rimboccata nel davanti, aggiungendo così altro colore ed in conseguenza altro ornamento”.