Nella notte tra l’8 e il 9 settembre 1943 gli Alleati sbarcarono a Salerno, dando il via alla campagna di liberazione della penisola italiana. La battaglia, definita “operazione Avalanche”, fu scandita da combattimenti feroci e cruenti, da distruzioni terribili, anticipate nei mesi precedenti da massicci bombardamenti degli anglo-americani su tutto il territorio compreso tra la Calabria settentrionale e Napoli.

All’operazione prese parte anche il 21enne tenete americano James Dibble del 94th AAF Fighter Squadron.

Il 9 settembre 1943, al comando dello squadrone aereo, gli viene ordinato di attaccare un convoglio di 400 veicoli che stava attraversando il territorio di Padula, in località Taverna di Ferrigno, a cavallo tra le province di Potenza e Salerno.

Attaccare il convoglio, significava colpire anche il territorio con il rischio di uccidere civili. Dibble optò per una manovra azzardata volando con il suo P-38G a 50 piedi dal terreno. L’aereo fuabbattuto da fuoco nemico. Ancora vivo e ferito, fu subito soccorso dai fratelli Paolo e Vito Cimino. Ma pochi istanti dopo, furono fermati dai soldati tedeschi per catturare e finire il tenente con una mitragliata, ordinando ai due soccorritori di seppellirlo.

Altro testimone dell’accaduto fu Giuseppe Sanseviero che, insieme a Vito Cimino, anni dopo, aiutarono i familiari del giovane pilota nel recupero dei resti mortali.
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