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Con-Tatto – L’autonomia differenziata di Calderoli: non sarà un’altra… “porcata”?

Palazzo della Regione Campania il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca incontra il ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie Roberto Calderoli sul tema autonomia differenziata Nella foto: Roberto Calderoli (Napoli - 2022-12-09, Felcie De Martino) p.s. la foto e' utilizzabile nel rispetto del contesto in cui e' stata scattata, e senza intento diffamatorio del decoro delle persone rappresentate

La legge elettorale in vigore, la n. 270 del 21 dicembre 2005, è una “porcata”. È questa l’opinione espressa all’indomani dell’approvazione dal relatore, l’allora ministro leghista delle Riforme, Roberto Calderoli. La definizione è tornata d’attualità ora che lo stesso Calderoli ha depositato presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri la sua proposta di legge sull’autonomia differenziata. Il timore è che, così come preparato, il disegno nasconda una nuova “porcata”.

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Di Geppino Giuseppe D’Amico

Il nomignolo “porcellum”, con il quale viene definita la legge elettorale in vigore, deriva da “porcata”, termine usato dal ministro Calderoli che ne fu l’ideatore. A distanza di anni il termine è tornato in auge dopo che lo stesso Calderoli, di nuovo al Governo, ha trasmesso agli uffici di presidenza del Consiglio dei Ministri senza alcuna discussione preventiva con il Comitato Stato-Regioni il Disegno di Legge sull’Autonomia Differenziata. L’idea non è piaciuta a tutti e, in particolare ad alcuni presidenti di regione ed ai partiti di opposizione. 

Il primo a prendere posizione è stato il numero uno della Regione Puglia, Michele Emiliano, che ha parlato di “atto ostile”. Non mancano coloro i quali nutrono il forte timore di una nuova “porcata” del ministro leghista ritenendo “la sua mossa una forzatura, un atto di arroganza, un gravissimo strappo istituzionale per aver ideato, compilato e impacchettato un disegno di legge senza le dovute consultazioni con eventuali attori sociali interessati dalla manovra, su tutti, le Regioni, che ad oggi non sanno nemmeno cosa prevede il Disegno di Legge Calderoli”.

Sull’autonomia differenziata è intervenuta la Presidente di Azione, Mara Carfagna: “Il ministro Calderoli continua a ignorare volutamente la più elementare grammatica istituzionale. Aver trasmesso il testo del disegno di legge direttamente alla Presidenza del Consiglio, conferma l’inaccettabile arroganza di un ministro inadeguato, chiaramente di parte, che non vuole una riforma nell’interesse di tutti ma una secessione di fatto a vantaggio di pochi”. In pratica, a vantaggio del Nord.

Negativa anche la reazione dei sindacati dei medici e dei veterinari che nutrono preoccupazione per il Calderoli pensiero e collegano il discorso sull’autonomia al percorso di privatizzazione della sanità perché contribuirà a definire livelli di assistenza diversi in regioni diverse e parlano di “progetto di folle di privatizzazione in barba all’articolo 32 della Costituzione”.

Un discorso a parte va fatto per la reazione della De Luca Family. Il Governatore della Campania, Vincenzo De Luca, nella conferenza stampa di fine anno ha ringraziato il ministro Calderoli “per essere venuto a Napoli”, concordando con lui una base di richieste a costo zero per la devoluzione dei procedimenti autorizzativi in materia ambientale, energetica, urbanistica, aree Zes e insediamenti produttivi, pur esprimendo perplessità che tutto si possa fare in un anno: fissare i Lep e stabilire i fondi perequativi. “In ogni caso -ha affermato De Luca Senior- dobbiamo essere dei pacifici guerrieri, aperti al dialogo ma essendo armati e pronti a combattere. Mi pare complicato chiudere in un anno: la tempistica che abbiamo definito con Calderoli è di sei mesi per approvare i Lep (i livelli essenziali delle prestazioni) che devono costituire il minimo garantito in tutto il territorio nazionale. Poi bisogna approvare una legge parlamentare di inquadramento generale dell’autonomia, che ha ricadute su tutte le Regioni. Quindi si dovrà aprire la discussione di merito”.

Il figlio Piero, vicepresidente del gruppo Pd alla Camera, è andato giù duro: “La decisione del ministro di trasmettere il testo del Disegno di Legge alla presidenza del Consiglio è un vero e proprio strappo istituzionale in quanto è stato evitato ogni confronto necessario sull’argomento”. Quindi, De Luca Junior pone un interrogativo: “La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, condivide questa modalità di mancato confronto democratico? Già sulla definizione dei Lep, nonostante le nostre richieste emendative in Legge di bilancio, il Parlamento è stato completamente esautorato e non sono state previste le risorse adeguate per colmare i divari territoriali esistenti”.

Calderoli, dal canto suo, continua a dire che nessuno ha letto il suo testo, fa pure l’offeso: “Mi sfugge il motivo per cui abbiano deciso di scagliarsi con tale impeto contro quella che definiscono ‘una torta avvelenata’ senza nemmeno avere effettiva consapevolezza dell’argomento. L’essere descritto come uno spacca-Italia è una calunnia”. Quindi, minaccia querele ma non si capisce contro chi. Come affermava Antonio Lubrano, la domanda nasce spontanea: se è vero che nessuno conosce il testo del suo disegno di legge, perché lo ha presentato all’insaputa di tutti?  Che fretta c’era? È sincero o sta preparando un’altra “porcata?”. È ipotizzabile ritenere che Calderoli possa fare qualcosa a vantaggio del Sud? Ci si può fidare di uno come lui?

Il buon Lubrano avrebbe detto: “la risposta è: non lo so”. Noi, però, riteniamo che la cosa migliore da fare, per evitare che la forbice del divario socio-economico tra Nord e Sud del Paese si allarghi ulteriormente in danno del Mezzogiorno, sia quella di tenere ben presente il vecchio adagio in base al quale “Fidarsi è bene; non fidarsi è meglio”. Non dimentichiamo che Calderoli non ha mai nutrito simpatia nei confronti del Meridione e dei Meridionali. Addirittura entrò a gamba tesa anche sul cartellone del teatro Donizetti di Bergamo, la sua città, sostenendo che le opere di Eduardo De Filippo e Luigi Pirandello, nati a chilometri di distanza dall’Adda e dal Po, andavano bandite e mettere in scena solo commedie in rigoroso dialetto “lumbard”.

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Direttore responsabile: Giuseppe Geppino D’Amico
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