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Domenico Guzzo torna il libreria con “Il decollo dell’aviazione italiana” (Carocci Editori)

Di Geppino D’Amico

La storia dell’aviazione ha sempre avuto, e continua a mantenere, il suo fascino. Ne è profondamente convinto Domenico Guzzo, storico, documentarista e cultural project manager. Da pochi giorni è in libreria  con  “Il decollo dell’aviazione italiana. Propaganda, dibattiti e saperi tra le due Guerre” (Carocci Editore – Collana Studi Storici).  Originario di Celle di Bulgheria, piccolo centro del basso Cilento, Domenico Guzzo insegna Storia contemporanea all’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna. I suoi interessi di ricerca riguardano il Novecento italiano, la violenza politica, il fascismo, le rappresentazioni artistico-mediatiche del conflitto sociale, la storia dell’emigrazione italiana, le rappresentazioni artistiche dei fatti storici, la metodologia storiografia e le tecniche di documentazione digitale. E’ stato assegnista di ricerca presso l’Università di Losanna e più volte borsista dell’École française de Rome. Già consulente tecnico-scientifico dell’Istituto Luce-Cinecittà, e oggi è Direttore dell’Istituto per la Storia della Resistenza e dell’Età contemporanea di Forlì-Cesena, responsabile esecutivo delle attività culturali della Fondazione Roberto Ruffilli, membro associato del Centro di ricerca LUHCIE dell’Università di Grenoble Alpes e direttore del Portale didattico-divulgativo La Diga Civile. L’Emilia-Romagna di fronte alla violenza politica e al terrorismo: storia, didattica, memoria  (www.ladigacivile.eu).

Il volume analizza la nascita e lo sviluppo del sistema aeronautico italiano tra le due guerre mondiali, evidenziando il ruolo politico, sociale e culturale dell’aviazione e la sua strumentalizzazione da parte del Regime fascista. Come le altre principali realtà occidentali, pure l’Italia era entrata nell’era del volo controllato attraverso la terribile esperienza del Primo conflitto mondiale, e aveva per questo anch’essa inizialmente ereditato il sogno collettivo di un’aeronautica garante della pace perpetua tra i popoli. In tale contesto -intersecando fonti inedite, repertori d’epoca e letteratura multidisciplinare- il libro ricostruisce criticamente la formazione di un pensiero e di una tensione progettuale aviatoria nel primo dopoguerra italiano: una rivoluzione antropologica verticale, concepita come frontiera ultima della civiltà delle macchine, avviata nella Penisola anche da personalità oggi dimenticate. Su tutte quella del forlivese Tullio Morgagni, giornalista di fama internazionale, divulgatore dello sport aereo e ideatore del “Giro d’Italia” ciclistico, morto con altre 15 persone a Verona il 2 agosto 1919, nel primo vero disastro aereo della storia nazionale.

Fra slanci, resistenze e mitizzazioni, vengono riannodate le fila disperse della dialettica tra aeronautica militare e aviazione civile, così come si è evoluta dalla crisi definitiva del sistema liberale sino agli ultimi momenti vitali del regime fascista, con una particolare attenzione all’investimento -retorico e infrastrutturale- che Mussolini fece riversare sulla natìa Romagna, per trasformarla artificialmente nella terra dell’Ala d’Italia, e quindi nella rappresentazione urbana del suo essere “primo pilota” ai comandi del Paese. Il volume di Guzzo sfida i cliché nostalgici sull’aviazione come simbolo di grandezza nazionale e propone una visione equilibrata tra ’idea romantica di “arma cavalleresca” e l’immagine opposta di “strumento terroristico”. Sottolinea inoltre il contributo dell’aviazione al progresso civile, oltre alla violenza bellica. Dopo la Prima Guerra Mondiale, con la crisi economica e burocratica in atto non solo lo sviluppo del settore stenta ma deve fare i conti con gli ostacoli posti in essere da Esercito e Marina, contrari alla nascita di una “Terza Arma”. L’aviazione militare italiana nasce nel 1923, quella civile inizia a strutturarsi nel 1926, ma a differenza di altri Paesi, la modernizzazione avviene sotto un regime totalitario, che trasforma l’aviazione da simbolo di pace a strumento bellico e propagandistico.

Un aiuto importante e forse insperato arriva dalla rivista “Nel Cielo”, fondata da Tullo Morgagni nel 1917, che promuove la cultura aeronautica, raccoglie fondi da aziende importanti come Pirelli e Caproni, celebra figure come Gabriele D’Annunzio e Francesco Baracca e organizza nel 1919 la Mostra di Aeronautica di Taliedo, primo grande evento postbellico. Purtroppo, proprio durante la Mostra il volo Milano-Venezia-Milano (2 agosto 1919) si conclude con un incidente mortale che costa la vita allo stesso Tullio Morgagni. Il tragico evento provoca una moratoria sullo sviluppo civile e per quasi un decennio consente a Mussolini di sfruttare l’incidente per rafforzare la retorica sull’aviazione con il regime che investe sul mito del “Mussolini aviatore” attraverso giornali e riviste amiche (es. La Gazzetta dell’Aviazione, diretta da Attilio Longoni). Questa,in rapida sintesi, la situazione: dopo la guerra  sono disponibili solo 300 aeroplani, di cui 80 funzionanti; 1921: adunata nazionale aeronautica per riunire le forze disperse; 1923: nasce la Regia Aeronautica come Arma indipendente; 1925: istituzione del Ministero dell’Aeronautica che consolida il controllo del regime.

Anche la Propaganda svolge in modo diligente  il suo ruolo come nel caso del Record di volo in circuito chiuso del 1928 quando Carlo Del Prete e Arturo Ferrarin volano per 58 ore e 37 minuti. Inoltre, quando la Romagna nel 1932 viene destinata a trasformarsi nella “Terra del Duce”, l’aviazione si rivela una potente arma celebrativa e pedagogica. Arrivano grandi investimenti: nel 1936 l’Aeroporto di Forlì è il più grande d’Italia e la vicina Predappio accoglie lo stabilimento Caproni. Sempre a Forlì nel 1937 viene fondato il Collegio Aeronautico “Bruno Mussolini” per formare allievi della Regia Accademia e avviati corsi liceali con disciplina militare per oltre 350 iscritti. E Tullio Morgani? La sua memoria è ridotta ad una lapide e alla intitolazione dello stadio di Forlì. Il suo nome è assente nel Dizionario Biografico degli Italiani che cita solo il fratello Manlio, gerarca fascista e uomo di fiducia di Mussolini. Sic transir gloria mundi!

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