Di Giuseppe Geppino D’Amico
Archiviata la conta dei voti, e in attesa delle decisioni del neo presidente Roberto Fico sulla squadra di assessori che lo affiancherà per i prossimi cinque anni, è possibile tracciare un bilancio complessivo dei risultati usciti dalle urne. La vittoria del cosiddetto Campo Largo era nell’aria, nonostante le dichiarazioni degli esponenti di Centrodestra, che negli ultimi 15 giorni continuavano a sostenere che il divario si fosse assottigliato e che il sorpasso fosse a portata di mano. L’ottimismo della volontà, fondato sulle divisioni e sulle dure polemiche interne al Centrosinistra, non è stato sufficiente a capovolgere l’esito del voto. In particolare, il Partito Democratico ha vinto un’elezione che – paradossalmente – aveva fatto di tutto per perdere, proprio a causa delle polemiche interne. Polemiche iniziate due anni fa, dopo l’elezione del nuovo segretario nazionale Elly Schlein, che alle primarie ebbe la meglio su Stefano Bonaccini grazie al voto concesso anche ai simpatizzanti e non solo agli iscritti: un fatto senza precedenti nella storia dei partiti politici italiani.

Appena eletta, la Schlein – senza quella diplomazia che in politica è necessaria – decise di mettere al primo posto nel suo programma la lotta ai “cacicchi”, tra i quali figuravano i Governatori della Puglia, Michele Emiliano, e della Campania, Vincenzo De Luca, entrambi al secondo mandato e dunque non più ricandidabili. Tra le prime decisioni della Schlein ci fu lo scioglimento dei vertici regionali del PD in Campania e la nomina del senatore bergamasco Antonio Misiani a commissario, “nu brav’ommo”, ma ignaro della complessa situazione interna del partito in regione. Quando poi si ipotizzò di dare vita in Campania al Campo Largo con i 5 Stelle di Giuseppe Conte – lo stesso schema che aveva portato Gaetano Manfredi a diventare sindaco di Napoli – la reazione di De Luca fu durissima: “I veri cacicchi? Stanno a Roma insieme alle Anime morte del PD”; “Il Campo Largo? Pare più un Campo Santo”.

Il Governatore, che già puntava a una legge regionale che gli consentisse il terzo mandato, non gradiva nemmeno la candidatura di un pentastellato: reputava impensabile che il PD – che nel 2020 aveva ottenuto il 70% dei voti – dovesse “regalare una regione importante come la Campania a un partito al 9%”. Altro elemento di frizione fu la scelta del candidato presidente Roberto Fico, decisa a Roma da Conte, Schlein e Manfredi “senza alcuna discussione” e senza coinvolgere il PD campano. Il punto più delicato dello scontro interno fu però il no nazionale alla legge per il terzo mandato, approvata in Campania a ottobre e poi giudicata incostituzionale dalla Consulta. I vertici del partito non solo non difesero De Luca, ma si aggiunsero anche le critiche dei due parlamentari napoletani Ruotolo e Sarracino, vicinissimi alla Schlein.
Il disgelo arrivò solo al momento di predisporre le liste: De Luca accettò la candidatura di Fico, mentre la Schlein chiuse il commissariamento del partito e nominò Piero De Luca nuovo segretario regionale. Al Governatore fu inoltre consentito di presentare una propria lista, “A Testa Alta”, che ha ottenuto un risultato significativo eleggendo Luca Cascone, il candidato più votato della provincia di Salerno con oltre 20.000 preferenze. La stessa Schlein e Fico hanno dovuto riconoscere il buon lavoro svolto da De Luca nei suoi dieci anni alla guida della Regione.
Analizzando il voto in provincia di Salerno, oltre a Cascone sono stati rieletti tre candidati uscenti vicini a De Luca: Corrado Matera, Franco Picarone (PD) e Andrea Volpe (PSI). Il quinto eletto è Giovanni Maria Cuifano, nella lista “Fico Presidente”. Da evidenziare anche il forte incremento dei voti di Matera (da 12.459 a 19.621) e di Volpe (da 9.859 a 17.305).
Per il Centrodestra entrano in Consiglio: Giuseppe Fabbricatore (FdI), Roberto Celano (FI), Salvatore Odierna (Cirielli Presidente) e Mimì Minella (Lega). Restano fuori, a sorpresa, gli uscenti Michele Cammarano (M5S), Nunzio Carpentieri (FdI), Aurelio Tommasetti (Lega) e Tommaso Pellegrino (Casa Riformista per la Campania), nonostante quest’ultimo abbia ottenuto più voti del 2020 (15.610 contro 12.450).
Ora l’attenzione si sposta a Palazzo Santa Lucia, dove Roberto Fico dovrà scegliere la nuova giunta regionale. La domanda è: assessori politici o tecnici? O un mix? Altro interrogativo riguarda il futuro di Vincenzo De Luca che, dopo 32 anni di incarichi – sindaco, parlamentare, sottosegretario, governatore – oggi non ricopre alcuna carica. Alla stampa ha detto: “Non andrò in Australia né alle Seychelles, ma resterò qui a vigilare che quanto ho realizzato non venga distrutto”. E a chi gli chiede se tornerà a fare il sindaco di Salerno, ha risposto: “Non devo chiedere il permesso a nessuno. Questo lo decido solo io”.
Da notare che, da quando è noto il responso delle urne, De Luca non ha rilasciato alcuna dichiarazione. Ma conoscendolo, è difficile immaginare che possa restare in silenzio ancora a lungo.


