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Tracce di Storia – Graziano Cesari, storia di un predestinato: dal C.S.M. di San Rufo alla Serie A

Di Giuseppe Geppino D’Amico

Graziano Cesari e Roberto Baggio

A volte basta un episodio oppure un articolo di giornale per riportarti indietro nel tempo, sull’onda dei ricordi. Il ricordo di oggi è datato 1985 ed è legato all’avventura nel mondo del pallone del Rifo Sud-Valdiano ’85, una squadra di calcio che, nata trent’anni fa, per alcuni anni entusiasmò gli appassionati di calcio del Vallo di Diano. Il ricordo in questione nasce da un’intervista che la Gazzetta dello Sport, il quotidiano più letto in Italia, due giorni fa ha dedicato all’ex arbitro internazionale di calcio Graziano Cesari di Genova, oggi apprezzato moviolista di Pressing, il programma settimanale di Mediaset Premium. L’ex fischietto genovese ha rilasciato al giornalista della rosea Sebastiano Vernazza una lunga intervista nella quale ha ripercorso la sua carriera partendo dagli inizi: dopo aver conseguito il diploma di ragioniere, ha iniziato a lavorare all’età di 19 anni prima per una società di assicurazioni ed è poi entrato in banca “ma quel lavoro non faceva per me: mi misero all’ufficio cambiali e capii che non era il mio posto. Arrivavano queste donne anziane a pagare le loro rate, tiravano fuori il borsellino, contavano i soldi, e il mio cuore si stringeva, provavo pena”. Una prima svolta nel 1974: “vidi il manifesto che invitava a iscriversi a un corso per arbitro di calcio e mi dissi che poteva essere un modo per combattere la mia tendenza a ingrassare”.

Graziano Cesari, commento alla moviola

Inizia così una carriera di arbitro che proseguirà molto velocemente: “Quando arrivai in Serie C, mi dissi che valeva la pena di provarci; sentivo che sarebbe potuto diventare il mio vero lavoro. Lo so che gli arbitri non sono professionisti, ma i rimborsi erano buoni e i miei mi hanno aiutato. Il resto lo ha fatto Paolo Casarin (all’epoca designatore degli arbitri, ndr): gli devo tutto, lo considero un secondo padre. Mi ha insegnato che un arbitro deve essere equo, di un’equità giusta. Mi diceva le cose in faccia. A volte esageravo e mi puniva”.

In Serie C Graziano Cesari ci arriva passando per il Centro Sportivo Meridionale di San Rufo, dove gioca le partite casalinghe il Rifo Sud-Valdiano ’85, la squadra del presidente Manzolillo che disputa il campionato Interregionale dopo aver acquistato il titolo dal Rifo Sud di Marcianise. Graziano Cesari viene inviato dai vertici AIA al Centro Sportivo Meridionale di San Rufo per arbitrare una partita delicatissima, valida per l’ultima giornata del Campionato Interregionale, tra i padroni di casa del Rifo Sud-Valdiano ’85 – guidati in panchina da Pasquale Santosuosso – e la Vigor Lametia. I calabresi sono in testa alla classifica con un punto di vantaggio sui padroni di casa, per cui basterebbe un pareggio per ottenere la promozione in Serie C2. Per la cronaca, ad approdare nel calcio professionistico è proprio la matricola Valdiano, grazie alla vittoria ottenuta al termine di una gara molto combattuta: 1-0 il risultato finale, con gol del centrocampista Di Vece, detto “Pesciolino” per la sua abilità nello sgusciare tra più avversari, e nonostante l’espulsione a metà secondo tempo del centravanti Puntureri per un fallo di reazione. Questa la classifica finale: Rifo Sud-Valdiano ’85 punti 41; Vigor Lametia 39; Battipagliese 38.

Graziano Cesari arbitra con molta personalità e proprio a San Rufo stacca il biglietto per la categoria superiore, dove rimase poco tempo perché “è un predestinato”. Per spiegare questa affermazione è opportuno riportare un episodio del quale fui involontario protagonista e testimone. All’epoca scrivevo di calcio per Il Giornale di Napoli – che da poco aveva aperto la redazione a Salerno – per La Sicilia di Catania, e facevo le radiocronache per Punto Radio, che trasmetteva tutte le partite, interne ed esterne, del Valdiano. Entrando in sala stampa per ritirare i fogli con le formazioni chiesi a un dirigente della squadra di casa se fosse arrivato l’arbitro; mi fu indicato un giovane seduto a poca distanza, all’apparenza poco più di un ragazzo; guardandolo con attenzione non potei fare a meno di esclamare dubbioso con voce normale: “Possibile che per una partita così delicata hanno mandato uno così giovane?”. Graziano Cesari non aveva ancora compiuto 30 anni! A questo punto, avendo udito il mio commento, un signore di una certa età (a fine partita seppi che era il Commissario di campo) si avvicinò e, dopo avermi chiesto chi fossi, disse: “Se lo segni questo nome, Graziano Cesari di Genova, perché fra qualche anno lo ritroverà in Serie A”.

E così fu. Cinque anni dopo, il 16 dicembre 1990, allo Stadio delle Alpi di Torino, Graziano Cesari dirigeva dinanzi a più di 36.000 spettatori la gara Juventus-Cagliari (2-2 il risultato finale). Era la Juve di Roberto Baggio, Totò Schillaci, Paolo Di Canio e allenata da Gigi Maifredi. Da allora, e fino al 2002, ha diretto 166 gare in Serie A, 8 in Champions e, nell’anno 2000, è stato insignito del Premio Giovanni Mauro, riservato agli arbitri.

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