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“Suicidio assistito” delle aree interne: la Lettera dei Vescovi vuole scuotere il Paese e aprire un dibattito

Di Giuseppe Geppino D’Amico

Ha suscitato grande interesse e ampi consensi la “Lettera aperta al Governo e al Parlamento”, sottoscritta a conclusione dell’annuale convegno dei Vescovi delle Aree interne. Il documento, firmato da 139 tra Cardinali, Arcivescovi, Vescovi e Abati, resta aperto a ulteriori adesioni. Tra i firmatari figurano, tra gli altri, Mons. Felice Accrocca, Arcivescovo di Benevento; Card. Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente CEI; Card. Domenico Battaglia, Arcivescovo di Napoli; Mons. Angelo Spinillo, Vescovo di Aversa; Mons. Andrea Bellandi, Arcivescovo di Salerno; Mons. Antonio De Luca, Vescovo della Diocesi di Teggiano-Policastro; Mons. Pasquale Cascio, Arcivescovo di Sant’Angelo dei Lombardi-Conza-Nusco-Bisaccia; Mons. Vincenzo Calvosa, Vescovo di Vallo della Lucania e Mons. Vincenzo Carmine Orofino, Vescovo di Tursi-Lagonegro.

La lettera, pubblicata integralmente ieri da Vallo Più, sarà consegnata all’Intergruppo Parlamentare “Sviluppo Sud, Isole e Aree Fragili” (LEGGI QUI LA LETTERA APERTA DEI VESCOVI)

Come è noto, il Piano Strategico Nazionale per le Aree Interne (PSNAI), firmato dal ministro per le Politiche di Coesione Tommaso Foti, prevede che “la popolazione può crescere solo in alcune grandi città e in specifiche località particolarmente attrattive”. Sotto accusa è soprattutto l’Obiettivo 4 della Strategia nazionale, che recita: “Accompagnamento in un percorso di spopolamento irreversibile”. Una definizione che i Vescovi interpretano come un vero e proprio invito a mettersi al servizio di un “suicidio assistito” dei territori interni. Secondo il documento, queste aree vengono descritte come realtà dalla “struttura demografica ormai compromessa, con basse prospettive di sviluppo economico e deboli condizioni di attrattività. Queste aree non possono porsi alcun obiettivo di inversione di tendenza ma non possono nemmeno essere abbandonate a sé stesse”.

Una visione ritenuta inaccettabile: “Guardare a questi luoghi con lo stesso spirito con cui ci si pone al capezzale di un morente sarebbe – oltre che segno di grave miopia politica – un torto fatto alla Nazione intera”. Un territorio non presidiato dall’uomo, avvertono i Vescovi, rischia infatti disastri ambientali e la perdita di un patrimonio artistico e architettonico unico al mondo. Per i Vescovi è necessario “ribaltare la definizione delle aree interne, passando da una visione quantitativa a una qualitativa, che metta al centro storie, cultura e vita dei luoghi”. La lettera indica alcune possibili direttrici: rigenerazione coerente con le originalità locali, incentivi al controesodo, riduzione delle imposte, soluzioni di smart working e co-working, innovazione agricola, turismo sostenibile, valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici, piani di trasporto mirati, recupero dei borghi abbandonati, progetti di co-housing, estensione della banda larga, servizi sanitari di comunità e telemedicina.

Clemente Mastella

Il primo a intervenire al convegno è stato il sindaco di Benevento Clemente Mastella, che ha stigmatizzato l’assenza di esponenti politici all’incontro e si è detto nettamente contrario al Piano del Ministro Foti: “È un piano già bocciato fin da quando è stato reso pubblico”. Se applicato, centinaia di borghi e paesi delle aree interne, soprattutto nel Mezzogiorno, sarebbero condannati a scomparire: circa 4.000 comuni italiani accompagnati in un “percorso di spopolamento irreversibile”. Una prospettiva definita come “declino cronicizzato”, da gestire in modo “socialmente dignitoso”. Una visione che molti rigettano perché legittimerebbe il disinvestimento nei diritti fondamentali di cittadinanza: scuola, sanità, mobilità, lavoro. Sullo sfondo c’è anche il progetto di Autonomia differenziata, che aggraverebbe ulteriormente la situazione del Sud. “Invece di affrontare le cause strutturali dello spopolamento – disuguaglianze, assenza di servizi, isolamento infrastrutturale – si sceglie di normalizzare il declino e di trasformare il fallimento delle politiche pubbliche in destino demografico irreversibile”, si legge tra i commenti, che parlano di un’impostazione figlia di una cultura politica che ha smarrito le proprie missioni costituzionali.

Ora l’attenzione si sposta sulla capitale, dove si attende la reazione dell’Intergruppo Parlamentare per lo Sviluppo del Sud, delle Isole e delle Aree Fragili, presieduto dall’on. Alessandro Caramiello (Movimento 5 Stelle). Si tratta di una delle formazioni parlamentari trasversali più attive, capace di orientare il dibattito legislativo su temi cruciali come il PNRR, le politiche culturali e territoriali, gli investimenti pubblici e la rigenerazione urbana e sociale. La sfida sarà ora quella di dare risposte concrete al grido d’allarme dei Vescovi, che hanno denunciato il rischio di un vero e proprio “suicidio assistito” per le aree interne italiane.

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1 comment

  1. L’uomo è nato per stare insieme,questa ovvia verità comporta vincoli,ad esempio esistenza dell’Uomo e della Donna insieme, soddisfazione dei bisogni materiali e umani,cultura e capacità di utilizzare con rispetto le risorse naturali. Ci stiamo allontanando da questi vincoli, e sta venendo giù l’impalcatura naturale ed esistenziale.Nell’ottocento i problemi creati dalla Rivoluzione Industriale comportarono una nuova presa di coscienza della convivenza umana.Le scienze economiche,sociali debbono ACCENDERE i loro FARI della conoscenza umana,per individuare nuovi equilibri possibili,nella nostra epoca. Spes ultima dea.

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