La Regione Campania compie un passo importante nella lotta all’endometriosi. Questa patologia cronica colpisce 1 donna su 10 in età fertile, spesso con diagnosi tardive e percorsi di cura frammentati. Ora, con l’approvazione del nuovo Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale (PDTA), la Giunta regionale mira a rivoluzionare l’assistenza, garantendo tempestività, uniformità di trattamento e una rete integrata su tutto il territorio.

L’endometriosi è una vera e propria emergenza silenziosa. È caratterizzata dalla crescita anomala di tessuto endometriale al di fuori dell’utero. Questa patologia, subdola e invalidante, causa dal dolore pelvico cronico alla sterilità (30-50% dei casi); in media richiede 7-8 anni per ottenere una diagnosi; l’impatto psicologico e sociale spesso trascurato.

Il modello di contrasto campano – primo nel Mezzogiorno per completezza – si articola in 3 livelli. Un primo livello quello territoriale, che prevede un primo filtro attraverso la rete di medici di base, consultori e ambulatori distrettuali. Per ottenere ciò è prevista una formazione specifica per riconoscere i sintomi precoci (dolori mestruali invalidanti, affaticamento cronico).

Il secondo livello vede l’entrata in gioco degli ospedali. Avvalendosi di esami strumentali quali ecografie e risonanze magnetiche dedicate alle pazienti che vengono seguite da team multidisciplinari (ginecologi, radiologi) per casi non complessi.

Il terzo ed ultimo livello ricorre alle strutture di eccellenza. Nei Centri di riferimento per le forme severe (endometriosi profonda) dove si attua chirurgia mininvasiva e piani terapeutici personalizzati. Contestualmente vengono predisposti supporto psicologico e percorsi per la fertilità.

Le strategie sono in definitiva mirate a ridurre il ritardo diagnostico, evitare il pellegrinaggio tra specialisti con referti che “si perdono”, creare un registro regionale per monitorare l’efficacia delle cure.