di Elia Rinaldi
Nel caldo afoso dell’estate del 1857, tra le strade di Padula, si consumò una tragedia che ancora oggi racconta la forza silenziosa delle donne, il coraggio delle madri e l’amore incondizionato di una sposa. È la storia di Giuseppa Pugliese, moglie e madre di due figli, di cui uno ancora in fasce, che non esitò a seguire il marito, Michele Albergo, coinvolto nella Spedizione di Carlo Pisacane, uno degli episodi più coraggiosi del Risorgimento italiano.

Giuseppa non era una rivoluzionaria, non impugnava armi, ma la sua rivoluzione era quotidiana, fatta di fedeltà, dedizione e amore. Quando Michele si unì ai rivoluzionari guidati da Pisacane per rovesciare il dominio borbonico, lei lo seguì con decisione, portando con sé i figli.
Ma il primo luglio del 1857, i sogni di libertà e giustizia si infransero sotto il piombo dei soldati borbonici, che non risparmiò neppure una madre con due bambini. La sua colpa? Aver seguito il proprio uomo, senza lasciarlo solo, neanche nei momenti più drammatici.

La figura di Giuseppa emerge come simbolo della maternità nella sua forma più autentica. Il suo sacrificio, oggi, risuona con particolare intensità nel giorno in cui celebriamo la Festa della Mamma. Un’occasione per ricordare quante donne hanno scritto, spesso in silenzio, pagine indelebili della nostra storia, non con le armi, ma con la forza dell’amore.
La Spedizione di Pisacane fallì sul piano militare, ma accese una scintilla che avrebbe alimentato il desiderio di unità nazionale. E accanto ai nomi noti dei patrioti, dovremmo ricordare anche quello di Giuseppa Pugliese, che rappresenta tutte le madri che, ieri come oggi, sono esempio di resilienza, dignità e speranza.