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Il regista Mario Martone a Sant’Arsenio per discutere di poesia con Rino Mele

Di Geppino D’Amico

Il Consiglio Comunale di Sant’Arsenio conferirà una Benemerenza civica al docente universitario emerito Rino Mele. La consegna avverrà il 31 maggio prossimo nel corso di un apposito incontro che si terrà nella villa comunale dove sarà messo a dimora l’albero della memoria. Si tratta di una pianta di Aphananthe aspera (Thunb.) Planch (A- bomber Muku tree), nata da uno dei 170 alberi sopravvissuti (hibaku jumoku – alberi sopravvissuti) all’esplosione atomica di Hiroshima (6 agosto 1945). Questa la motivazione: “La pianta che non muore mai vuole essere un omaggio alla Cultura che non muore mai”. La notizia del riconoscimento a Rino Mele circolava da qualche tempo ed è stata ufficializzata dal sindaco di Sant’Arsenio, Donato Pica, nel corso di un incontro che si è tenuto sabato scorso presso l’Istituto Omnicomprensivo “Antonio Sacco” nell’ambito di un programma che prevede tre incontri sul tema “Lavoro Letterario e poesia di Rino Mele”. Nel corso dell’incontro di sabato, sul tema “Lo schermo della visione e la poesia”, dopo l’intervento introduttivo del sindaco Donato Pica hanno dialogato, coordinati da Emilio Giordano, lo stesso Rino Mele e il regista cinematografico e teatrale Mario Martone.

Dal dibattito è emersa la comune passione per la poesia. Per Rino Mele quello di sabato è stato un vero e proprio amarcord. Dopo avere confermato il forte legame con Sant’Arsenio, Mele ha sostenuto che “Essere poeti è difficile”. Parlando del suo rapporto con Martone ha poi sostenuto che “il cinema è una delle arti più vicine alla poesia. Anche la poesia racconta: si pensi al racconto di Dante guidato da Virgilio che egli chiama poeta. Se ne parliamo dopo 700 anni è perché ha saputo indicarci una via”. L’amicizia con Martone è iniziata diversi anni fa quando il regista era alle prime esperienze: “Ho conosciuto Rino Mele come critico teatrale -ha dichiarato Martone- ed a lui devo il mio primo lavoro cinematografico girato per l’emittente Telecolore di Salerno. Inoltre sono stato iscritto all’Università di Salerno ed ho sostenuto un esame con Rino Mele che, in quanto poeta, vedeva nei miei lavori cose che altri non vedevano”. Rino Mele è nato a Sant’Arsenio il 4 febbraio 1938 è stato allievo di Filiberto Menna insieme ad altri importanti esponenti della cultura quali Achille Bonito Oliva (originario di Caggiano) e Angelo Trimarco.

Il regista Mario Martone

È docente emerito di Storia dell’Arte all’Università di Salerno. Il suo amore per Sant’Arsenio non è mai tramontato e lo dimostrano i tanti scritti. Tra i suoi libri, i poemetti L’incendio immaginato sul delirio della consapevole morte di Giordano Bruno (2000), e Il corpo di Moro (2001); nel 2002, la traduzione dell’Apocalisse di Giovanni (tutti per le edizioni 10/17). Poi La lepre del tempo e l’imperatore Federico II (Sottotraccia 2004). Sul fascismo nelle terre della Campania interna, su quel dolore, il romanzo Devozioni della pazzia (peQuod 2008). Nel 2010, con Plecticà, Come quando uno spettacolo viene interrotto, riflessione critica sul teatro di Dio nell’Apocalisse; la fucilazione di Ciano dilazionata dal suo sguardo nel ripetuto girarsi per individuare quali militi l’uccideranno; lo spezzarsi improvviso del musical Nord-Est di Kaverin – dopo l’irruzione dei nazionalisti ceceni – al teatro Na Dubrovka di Mosca. Dal 2009 dirige Exmachina, Fondazione di poesia e storia. Mario Martone nel corso della sua lunga attività ha sempre avuto uno stretto rapporto con la letteratura ed è stato regista di opere liriche, teatrali e cinematografiche. Di rilievo anche la sua attività di scenografo molte delle quali scritte con Fabrizia Ramondini. Fondatore del gruppo Falso Movimento e Teatri Uniti, Martone è un artista cresciuto grazie al teatro.

Ha sperimentato diverse forme d’espressione (ha girato anche il film tv Perfidi incanti nel 1985) fino al debutto al cinema nel 1992 con “Morte di un matematico napoletano” dove racconta la vita di Renato Caccioppoli, uno scienziato dotato e pieno di talento ma incline ad un tormento interiore cronico che lo porta ad un drammatico suicidio. L’anno successivo rimane nella sua terra natia a girare il mediometraggio Rasoi (1993), dove descrive la doppiezza di Napoli, arcaica da una parte, moderna dall’altra. La consacrazione arriva nel 1994 quando partecipa al progetto “Miracoli – Storia per corti” dove ogni regista gira un cortometraggio dedicato al tema del titolo. Da allora non si è più fermato: nel 1995 firma “L’amore molesto” tratto dal romanzo omonimo di Elena Ferrante, vincitore del David di Donatello. Tra gli altri suoi film ricordiamo “Noi credevano” (2010), storia di tre ragazzi meridionali coinvolti nella Giovine Italia contro i Borboni… Del 2014 è invece “Il giovane favoloso”, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia tra consensi di pubblico e critica e vincitore di vari David di Donatello. Nel 2018 esce invece “Capri-Revolution”, in concorso alla 75ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, mentre del 2019 gira “Il sindaco del Rione Sanità”, tratto dalla omonima commedia di Eduardo De Filippo. Nel 2021 ancora una volta alla Mostra del Cinema di Venezia presenta “Qui rido io” dedicato al commediografo e attore napoletano Eduardo Scarpetta. Nel 2022 presenta al Festival di Cannes la sua trasposizione del romanzo di Ermanno Rea “Nostalgia”. Fra qualche settimana Mario Martone sarà al Festival di Cannes, unico italiano in concorso, con “Fuori” il film sulla scrittrice Goliarda Sapienza e le difficoltà da lei incontrate per ottenere la pubblicazione di “L’arte della gioia”.

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