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Bosco, grande successo per la mostra del “pintor ibero” José Ortega

Di Geppino D’Amico

Una manifestazione che rimarrà impressa nella memoria di molti perché “L’arte non è intrattenimento, ma esercizio di una missione sociale”. C’erano tutti gli abitanti di Bosco e tantissimi appassionati d’arte venuti anche da lontano per assistere alla cerimonia inaugurale del “Museo Ortega 2”, realizzato dall’Amministrazione Comunale di San Giovanni a Piro. In apertura della manifestazione è stato ricordato il messaggio universale di Papa Francesco (ricordato con un minuto di raccoglimento prima dell’inizio della conferenza) ha riecheggiato nelle parole e tra i volti dei convenuti all’inaugurazione del nuovo museo Ortega nel centro cittadino di Bosco che ha aperto le porte ai tantissimi visitatori accorsi e alle autorità intervenute.

I lavori sono stati introdotti dall’architetto Rosa Vassalli, che ha tracciato il profilo tecnico del progetto e il cronoprogramma dei lavori. Il ricordo commosso del dottore Nicola Cobucci, fiduciario della famiglia Ortega, ha emozionato i presenti in una narrazione intima, profonda e spirituale. Significativo il monito di don Gianni Citro (Fondazione CREA Meeting del Mare), che ha parlato di sostituzione della logica di “seppellimento culturale” con “resurrezione culturale”. Pietro Forte, Presidente del Gal Casacastra (Ente partner), ha sottolineato l’importanza delle relazioni istituzionali rispetto ai grandi temi della cultura e dello sviluppo locale. Il Sindaco Ferdinando Palazzo nel suo intervento conclusivo ha evidenziato un dato molto importante: “Bosco può vantare la più vasta collezione di opere di José Ortega: 217 opere custodite nella Casa studio di Ortega (che provvederemo a ristrutturare) e nel Museo Ortega 2, oltre al murales da lui realizzato nella piazza e la Cappella cimiteriale della famiglia Cobucci”. Palazzo ha poi ringraziato “le numerose maestranze coinvolte in un processo di profonda simbiosi identitaria che ha unito l’intera comunità al suo vessillo artistico più prezioso”, ricordando come l’opera sia “il frutto della visione del maestro Ortega che ha lasciato in dono un bozzetto con i caratteri tematici del museo come lo avrebbe desiderato”. Infine, ha letto un messaggio di Xuan Ortega, figlio del “Pintor” che ha salutato i presenti ed ha ringraziato l’amministrazione comunale per il lavoro svolto con l’imoegno che sarà a Bosco nel corso dell’estate. Ha coordinato i lavori l’Assessore alla Cultura Pasquale Sorrentino che ha ricordato come “Ortega fu costretto all’esilio durante la dittatura franchista; esponente di spicco del realismo sociale della Guerra civile spagnola e fu fondatore e membro del gruppo “Estampa popular”. A seguire la visita al museo. Le opere di Ortega, esposte con cura, grazie anche alle indicazioni di Don Gianni Citro, esperto d’arte, dialogano tra loro e con lo spazio circostante. I visitatori hanno avuto la possibilità di ammirare i suoi capolavori che testimoniano una ricerca artistica intensa e multiforme. L’inaugurazione è stata anche un’occasione di incontro e di condivisione. Nel cortile del museo, allestito per l’occasione, gli ospiti si sono intrattenuti con un raffinato rinfresco, preparato con cura dai cittadini del borgo, una vera festa, in cui l’arte si è fusa con la convivialità e la gioia di celebrare l’arte e la cultura nel giorno in cui ricorre anche l’anniversario della liberazione dai fascisti e nazisti.

L’evento non solo ha celebrato l’arte di un grande maestro, ma ha valorizzato anche un borgo ricco di storia e di bellezza, destinato a diventare un punto di riferimento per gli amanti dell’arte e della cultura. Il Museo sarà aperto al pubblico tutti i giorni, tranne il lunedì, dalle ore 16:00 alle ore 20:00 (visite guidate alle 16:30 e alle 18:30), fino al 4 maggio. Successivamente tutti i weekend di maggio (Ven/Sab/Dom) prima dell’apertura estiva, dal 2 giugno. Info e prenotazioni: Ufficio Turismo Comune 333.3340436

José Ortega arrivò a Bosco nel 1971 dopo avere girato mezzo mondo ottenendo importanti riconoscimenti per la sua arte. Nel piccolo centro che si affaccia sul Golfo di Policastro l’artista spagnolo trova una realtà che gli ricordava il suo paese di origine dal quale si era allontanato perché inviso alla dittatura di Francisco Franco e dopo avere scontato cinque dei dieci anni di carcere che gli erano stati inflitti. La vicenda storica di Bosco è nota: nel 1828 era comune autonomo ma l’intero paese fu bruciato per ordine del maresciallo Borbonico Francesco Saverio del Carretto, inviato nel Cilento per reprimere la rivolta capeggiata dal canonico Antonio De Luca, parroco di Celle. La colpa degli abitanti di Bosco? Avere simpatizzato per i rivoltosi. Egli stesso disse: “Sto bene con voi, perché qui ho trovato un’angoscia ed una miseria che sono quelle della mia gente. Perché i colori sono quelli della mia terra. Sono rimasto perché la pelle dei braccianti è scura e secca, come quella dei contadini spagnoli”. Per anni si impegnò nella ristrutturazione della sua casa.

La cura per i dettagli, l’originalità nella scelta dei colori e delle forme, la singolarità degli arredi ne fanno un vero museo d’arte. Niente è banale, nulla è per caso. “Chi vi entra resta inizialmente attonito nel vedere -al centro dello spazio- troneggiare una Pietà e, poco più distante, un quadro dal quale netto si stacca un pugno idealmente proteso nello stesso spazio. Accanto al pugno del comunista… Ortega pone, come altro valore, i piedi inchiodati del Cristo, quasi a confrontare ed a controbilanciare concezioni etiche e socio-culturali che per oltre un secolo hanno distinto e diviso popoli e nazioni”. Dal vagabondare per le campagne e per i vicoli, dal dialogare con i contadini, dall’osservazione della gestualità del potare, del mietere, dello zappare nascevano i suoi lavori: “Esseri curvi dalle schiene spezzate, dalle mani callose, dallo sguardo attonito ed impaurito”. Tornando alla mostra è fuor di dubbio che essa rende giustizia all’arte di José Ortega che, almeno all’inizio della sua presenza nel Cilento, era noto per il suo status di esule politico che per la valenza della sua arte. E questo è un grosso merito per l’Amministrazione di San Giovanni a Piro, comune del quale dal 1828 Bosco è una delle frazioni più importanti.

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