Di Giuseppe Geppino D’Amico

La foto dello storico incontro nella Basilica di San Pietro in occasione tra il presidente Usa, Donald Trump, e il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, ha fatto il giro del mondo suscitando commenti favorevoli. La speranza è che possa essere foriera di sviluppi positivi per arrivare alla fine dell’invasione della nazione ucraina. Un incontro definito produttivo anche perché è la testimonianza di un dialogo in corso.
Come tutti gli organi di informazione (locali, nazionali e internazionali) anche Vallopiù ha pubblicato la foto. La ripubblichiamo per un motivo che piace evidenziare: l’incontro è avvenuto davanti alla “Porta della morte”, opera di Giacomo Manzù. La “Porta della Morte” è l’ultima porta a sinistra, del peso di 98 quintali ed misura m 7,40 x 3,68. È denominata così perché da questo varco facevano il loro ingresso in basilica i feretri dei pontefici per le cerimonie funebri.


Iniziata nel 1947 da Giacomo Manzù, l’artista vi lavorò per quasi 17 anni, portandola a termine grazie all’intervento diretto di Giovanni XXIII, eletto nel 1958. Il Papa non riuscì a vederla ultimata poiché morì il 3 giugno 1963 e la porta venne inaugurata da Paolo VI la sera del 28 giugno 1964. Giovanni XXIII, conterraneo dell’autore, è ricordato nei battenti interni, dove è ritratto seduto sul seggio pontificio, mentre accoglie il vescovo Laurean Rugambwe, primo cardinale di colore da lui creato e incisivamente caratterizzato nei tratti fisionomici. Al centro, isolato dalle altre figure, in atteggiamento riflessivo e con il cappello in mano, l’artista vi ha raffigurato anche l’amico e consigliere don Giuseppe De Luca, scomparso nel 1962, al quale, con il consenso del papa, dedicò ufficialmente la porta. Sempre sul retro, in basso, la firma di Manzù è incisa sull’impronta della mano aperta.
Originario di Sasso di Castalda, dove era nato il 15 settembre 1898, studioso illuminato e fervente sacerdote, Don Giuseppe De Luca seppe coniugare fede religiosa e rigore scientifico e riversarle nella sua impresa editoriale, le Edizioni di Storia e Letteratura. Soprattutto, fu uno dei più fidati amici e tra i più stretti collaboratori di Papa Giovanni XXIII, al secolo Angelo Giuseppe Roncalli. I due si erano conosciuti nel 1954 quando Roncalli era Patriarca di Venezia.
Sarà proprio una iniziativa del sacerdote lucano, grazie alla mediazione offerta da Palmiro Togliatti, che nel 1961 fornirà a Nikita Krusciov lo spunto per un gesto di cordialità: l’invio di un telegramma d’augurio per gli 80 anni del Pontefice, un atto distensivo che fu in grado di segnare l’inizio dei rapporti diplomatici tra l’Unione Sovietica e il Vaticano.
Don Giuseppe De Luca aveva la capacità di dialogare con persone di orientamento conservatore o progressista stando loro vicino. Tra le sue relazioni amicali va ricordata anche quella con Giacomo Manzù che proprio grazie al sacerdote di Sasso di Castalda aveva conosciuto il futuro Papa quando era Patriarca di Venezia. L’artista fu invitato in Vaticano a eseguire il ritratto papale e a portare a compimento la Porta della Morte, dedicata proprio a mons. De Luca, al quale testimoniò il suo affetto con queste parole: “Tu sei stato il mio amico più vero”. Mons. Giuseppe De Luca si spense il 19 marzo del 1962, pochi giorni dopo avere ricevuto in ospedale la visita di Papa Giovanni XXIII.