Di Geppino D’Amico
In occasione dell’80° anniversario della Liberazione, l’Associazione Palazzo Albirosa vuole rendere omaggio alla figura del prof. Carmine Alfredo Romanzi, Professore Ordinario di Igiene e Microbiologia all’Università di Genova, Magnifico Rettore di questa Università (1969-1984), Presidente della Conferenza Italiana dei Rettori (1976-1984), Presidente della Conferenza dei Rettori Europei (1984-1989, e protagonista in Liguria della lotta al Nazifascismo. In una nota diffusa nei giorni scorsi il Presidente dell’Associazione Palazzo Albirosa, Antonio Federico, ha fatto sapere che “il 25 aprile sulla sua tomba, nel cimitero di Salvitelle, poseremo un documento che ne ricordi l’attività di scienziato e il ruolo da lui svolto durante la Resistenza antifascista. Con questa testimonianza, a 80 anni dal suo gesto eroico auspichiamo che la sua figura di cittadino esemplare possa essere pubblicamente perennemente ricordata e costituisca un esempio ed una guida alle future generazioni italiane (come è stato fatto a Genova) e soprattutto a quelle del suo paese natale, che ha molto amato ed al quale era molto legato. Chiederemo al Sindaco che la sua figura possa essere pubblicamente e perennemente ricordata come l’amministrazione comunale ritiene più opportuno”.

Alla semplice ma significativa cerimonia saranno presenti la figlia, Paola Romanzi, e il sindaco del Comune di Salvitelle, Maria Antonietta Scelza. Nato a Salvitelle l’8 settembre 1913 e deceduto a Genova nel febbraio 1994, Carmine Alfredo Romanzi era il decimo dei tredici figli di Francesco Romanzi, medico, e di Angiola Bonavoglia, entrambi facoltosi proprietari terrieri. A Salvitelle trascorse la sua prima gioventù, dopodiché nel 1931, terminato il liceo, si iscrisse alla facoltà di Medicina alla Università Federico II di Napoli dove si laureò nel 1937. Nel frattempo compì anche il servizio militare. Dopo la laurea si trasferì a Genova dove sostenne l’esame di Stato e venne invitato dal professor Luigi Piras a far parte dell’Istituto di Igiene diventando assistente ordinario della materia. Proprio a Genova, iniziò a frequentare gli ambienti antifascisti. Il punto di svolta arrivò negli anni ’40. Proprio in quel periodo Carmine Alfredo fu chiamato al servizio militare e inviato come Tenente medico prima in Francia, poi in Albania e Jugoslavia, dove restò fino al 1943.

Rientrato a Genova riprese i contatti con gli ambienti antifascisti, e dopo l’armistizio dell’8 settembre entrò a far parte della Resistenza nelle formazioni di “Giustizia e Libertà” svolgendo compiti di collegamento tra i partigiani combattenti in Liguria e poi in Piemonte in clandestinità assumendo il nome di battaglia di Stefano. Nel 1945, in primavera, venne richiamato a Genova da Mario Cassiani Ingoni, rappresentante del Partito d’Azione in seno al CNL in Liguria. Nello stesso anno entrò in contatto tramite il collega della Facoltà di Medicina, Antonio Giampalmo, con il Generale tedesco Gunther Meinhold, Comandante della piazza di Genova. Dietro mandato del Comitato Nazionale di Liberazione (CNL) e del Comando Regionale Militare Unificato, Romanzi incontrò diverse volte il Generale tedesco per negoziare le condizioni della resa di quest’ultimo. Nella notte del 24 aprile con un’ambulanza raggiunse il Comando tedesco a Savignone per un colloquio con Meinhold. Arrivato a Savignone alle prime ore del mattino, Romanzi intrattenne con Meinhold un discorso lungo almeno due ore, durante le quali il Generale si rese conto che non vi erano più vie di scampo, motivo per il quale accettò di recarsi a Genova con “Stefano”: “Prima di metterci in viaggio – scriverà in seguito Romanzi- Meinhold mi consegnò la sua pistola come garanzia di lealtà delle sue intenzioni. Alle dieci siamo ripartiti insieme, sempre sull’ambulanza; il Capitano Asmus ci seguiva su un’altra macchina”.

Alle tre del pomeriggio del 25 aprile i due arrivarono a Villa Migone dove giunsero anche dei membri del CLN Remo Scappini e Errico Martino, il Comandante della piazza di Genova, Maggiore Mauro Aloni, il Console tedesco Etzdorf e il dottor Savoretti. Su richiesta di Meihnold, Romanzi presenziò alla stesura dell’atto di resa senza firmare il protocollo poiché non autorizzato a farlo: “Ho deliberatamente rinunciato ad un’occasione per passare alla storia. Non mi sono mai aspettato nessuna ricompensa per quello che ho fatto. Potevo rifiutarmi di trattare con Meinhold; ho scelto di farlo e voglio comunque aggiungere che si è trattato dell’esperienza più importante della mia vita, semplicemente perché l’ho considerato mio dovere”. Dopo la resa Meinhold venne processato a Norimberga, il CLN di Genova inviò ai giudici una memoria in cui si rendeva nota la lealtà del suo comportamento: venne così assolto. Romanzi lo ha rivisto soltanto un paio di volte per incontri cordiali. “Quando mi ha chiesto di appoggiare la sua nomina a console tedesco a Genova, mi sono rifiutato”. Il 25 aprile del 1955 il prof. Romanzi consegnò la rivoltella ricevuta dal Generale Meinhold al presidente dell’Istituto Stoico della Resistenza in Liguria, Mario Cassiani Ingoni. “Questi fatti – ricorda in un suo testo Bruno Orsini – da soli, ci dicono che Romanzi, con straordinario coraggio, lealtà verso tutti, fedeltà al Movimento partigiano di cui faceva parte e amore per l’Italia, ha ricoperto un ruolo centrale per ottenere che Genova fosse liberata ben prima dell’arrivo degli alleati, senza ulteriori sacrifici umani e senza la temuta distruzione dei suoi principali impianti produttivi, industriali e portuali.

Basterebbe tutto ciò per consegnare l’allora trentaduenne Romanzi alla storia di Genova e della Resistenza”. Oltre a questo atto eroico, il prof. Romanzi è stato uno dei piu’ brillanti docenti di Microbiologia, creando una grossa scuola con allievi in tutta Italia, ha governato con grande equilibrio la Università di Genova in periodi complessi della vita studentesca italiana ed europea per ben 15 anni (1969-84), ha diretto la Conferenza Nazionale dei Rettori Italiani (1976-1984) ed Europei (1984-1989), è stato l’estensore e primo firmatario della Magna Carta Universitatum (Bologna, 1988), contribuendo, con altri suoi colleghi alla apertura internazionale delle Università Italiane con il Progetto Erasmus, attraverso il quale milioni di studenti hanno potuto sperimentale esperienze europee internazionali. Fabio Alberto Roversi Monaco, Maginfico Rettore dell’Università di Bologna, in una commemorazione della grande figura di Romanzi così lo descrive: “un quiet leader”, “un gentleman non molto alto, vestito impeccabilmente, con una pipa e un cappello sempre a portata di mano”, esponente di una generazione, “erede delle grandi trasformazioni del secolo XIX”, che aveva “sopportato e superato tutto senza mai perdere la fiducia nei valori dell’essere umano e dell’organizzazione democratica di società libere”, che aveva creduto nell’Europa per la “cui unità si doveva lottare anche tramite la cultura”.
Ho una profonda stima personale nei confronti del professor Carmine Alfredo Romanzi. Uomo di scienza, di coraggio e di umanità, ha sempre unito rigore e semplicità, restando vicino alla sua terra e alla sua gente.
Il suo esempio continua a ispirare chi crede nella libertà, nella cultura e nel servizio agli altri. Un vero uomo del popolo, senza mai cedere alla retorica. Onorarlo oggi è un dovere morale e civile.