
Lo scorso 10 marzo il Ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, ha emesso il decreto con l’aggiornamento dell’elenco nazionale dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali (PAT), divisi per regione. La Regione Campania, con i suoi 610 prodotti PAT, è la prima regione d’Italia per numero. Tra le novità di quest’anno, una riguarda il Vallo di Diano e in particolare il comune di Monte San Giacomo, come rende noto Salvatore Gasparro (dottore in Scienze della Produzione Animale e appassionato di prodotti enogastronomici) che ha curato tutta la relativa procedura.
La “Còrla”: storia e caratteristiche di un’erba spontanea
“Con immenso piacere -conferma Gasparro- comunico che il mio lavoro di ricerca sui prodotti della nostra tradizione agroalimentare, iniziato da tempo e che vede già numerosi prodotti tradizionali del Vallo di Diano iscritti nell’elenco dei prodotti PAT, ha prodotto con l’aggiornamento del 2025 per il Vallo di Diano ed in particolare per Monte San Giacomo, un nuovo prodotto riconosciuto: La Corla”.

Si tratta in effetti dell’Asfodelo giallo (Asphodeline lutea), che in dialetto Sangiacomese viene chiamato appunto “Corla”. La Còrla, nasce spontanea lungo le pendici del Cervati, nei terreni incolti o nei pascoli perenni ad una altezza che varia dai 600 ai 1200 mt/slm nel territorio di Monte San Giacomo. Viene raccolta poco prima della sua fioritura e per un periodo davvero limitato dell’anno, che va da metà aprile a inizio maggio, a seconda delle stagioni, quando i suoi capolini sono ancora ben chiusi.
Dalla pianta alla tavola: come si cucina la Còrla

“Una volta raccolta -spiega Gasparro- inizia un lavoro certosino, ogni singolo fusto viene inciso per la sua lunghezza con l’aiuto di un ago e poi sbucciato in modo da estrarne lo stelo carnoso centrale il quale viene utilizzarlo per la preparazione di una gustosa frittata dal sapore unico. Molti utilizzano la còrla anche per farne una sorta di ragù vegetale con pomodoro per condire la pasta, un pò come si fa con gli asparagi selvatici”.
Il valore della memoria e il futuro dei prodotti tradizionali

Davvero un lavoro di ricerca encomiabile quello svolto con passione da Salvatore Gasparro, la cui finalità è quella di tutelare e mantenere vive le tradizioni agroalimentari locali e di farle conoscere anche oltre i nostri confini territoriali. “Cerco di contribuire per quanto posso -sottolinea lo zoonomo di Monte San Giacomo- a di tramandare e trasmettere nel modo più fedele possibile alle future generazioni la storia e la cultura di come i nostri antenati preparavano le loro pietanze senza aggiungere preparazioni “fantasiose” che per quanto buone possano essere nulla hanno a che fare con la tradizione.

Per le mie ricerche mi sono avvalso oltre che dei racconti delle persone anziane, unici veri custodi del sapere locale, anche dei preziosi lavori bibliografici del prof. Giuseppe Colitti di Sala Consilina che ringrazio per tutto quanto ha pubblicato per le future memorie. Ringrazio vivamente anche i funzionari della Regione Campania, i Dott. Antonio Ferrara ed il Dott. Emiddio De Francisciis, per la loro disponibilità e passione per i prodotti tradizionali”.
Un patrimonio da valorizzare
In conclusione, Gasparro ribadisce l’importanza di mantenere viva la conoscenza dei prodotti e delle preparazioni tradizionali, per evitare “l’estinzione” di quei prodotti che una volta magari rappresentavano l’unica forma di sostentamento e che invece, con il tempo, sono stati quasi dimenticati. “Credo -conclude- che i prodotti tradizionali, oltre a rappresentare la nostra storia e le nostre radici, potrebbero essere un grande volano per lo sviluppo di tutto il sistema agroalimentare ed economico territoriale”.