Di Stefano Pignataro
Dai primi anni del Dopoguerra sino alla sua dissoluzione nei primi anni Novanta, la Democrazia Cristiana, in particolare al Meridione, e’ stata una straordinaria esperienza politica e di produzione di pensiero, scuola di governo per molti dei futuri statisti. Al fine di non disperdere il prezioso materiale d’archivio e per un valido supporto alla ricerca, accademica, storica o per tutti i cultori ed ad ottant’anni dalla sua fondazione, Vittorio Salemme (già Direttore generale dell’Azienda Ospedaliera di Salerno) , Consigliere provinciale di Salerno, storico della Democrazia cristiana in Provincia di Salerno e non solo, consegna alla collettività un volume che sta suscitando interesse e numerose presentazioni, sollecitazioni e recensioni critiche; “Democristiani a Salerno. Per una storia della Democrazia Cristiana”, nasce come una “costola” di un precedente studio risalente al 2017, a seguito di numerose sollecitazioni ed interventi da parte di eminenti personalità della cultura, dell’Accademia e della politica. Presentato a Cava de’ Tirreni lo scorso 10 marzo con la partecipazione, tra gli altri, degli On. Gugliemo Scarlato e Guido Milanese e del Presidente dell’Associazione “Incontri” Antonello Barretta ed in seguito a Salerno lo scorso 14 marzo con relatori i proff. Giuseppe Acocella ed Alfonso Conte e l’On. Tino Iannuzzi, il volume di Vittorio Salemme nasce grazie alle numerose testimonianze archivistiche salvate dall’oblio grazie, come annota l’autore, all’intraprendenza dell’allora Presidente della Provincia Alfonso Andria che decise di trasferire presso la Bibliteca provinciale tutto il materiale d’archivio esistente presso la sede del Partito Pololare.

Grazie all’intervento dell’Istituto Sturzo di Roma ed alla Sovrintendenza archivistica della Campania tutto il materiale fu raccolto attraverso 350 faldoni e 90 pubblicazioni a stampa. Ai posteri, dunque, ed agli studiosi, un giudizio sull’opera politica e civile di centinaia di uomini e donne che, quasi tutti provenienti dalle file del laicato cattolico organizzato (in particolare dall’Azione Cattolica, Fuci e Movimento laureati, oggi Meic), scelsero la via della militanza politica e dello statismo legato ad una forte componente di servizio per il proprio territorio. Il Prof. Luigi Rossi, in un suo recente studio contenuto in un manuale di Storia contemporanea ha definito la Dc “partito che fece le scelte giuste, europee ed occidental, orientando l’Italia verso l’economia di mercato e delimitando il confronto-scontro con il comunismo in spazi costituzionali farovendo l’evoluzione della sinistra”. La sua dissoluzione deve far riflettere, secondo il professore, ad una convergenza rispetto ad una morale politica che non si distolga da convinzioni etiche e religiose. “Lavorare alla democrazia dei cristiani ed abbandonare la nostalgia per il partito esclusivo dei cattolici”. Un’idea, questa, che e’ stata recentemente riproposta alla settimana dei cattolici di Trieste avvenuta lo scorso Luglio e che ha rimesso in discussione la militanza dei cattolici in politica. Salemme, nel suo volume, traccia un metodico e dettagliato resoconto degli anni della Dc nel salernitano e numerose sono le analisi, i racconti, gli approfondimenti del contesto storico e civile di quegli anni, congressi, elezioni amministrative, dalla “ritrovata libertà” degli anni 1943-1947 agli anni di Carmine De Martino (il decennio 1948-1958), dalla “questione del Genovesi” che vide i giovani fucini opporsi alle gerarchie di pensiero dell’allora Arcivescovo Demetrio Moscato a quella seconda generazione della Dc che va dalla fine degli anni cinquanta alla fine degli anni Sessanta al confronto scontro tra Bernardo d’Arezzo e Vincenzo Scarlato ai diversi resoconti delle numerose elezioni politiche, dal 1948 al 1968 e negli anni a seguire.

L’autore centra la sua riflessione, pur muovendosi agilmente nella descrizione accurata del contesto storico nazionale, sui fatti locali che diventano preziosi per inquadrare scelte, decisioni, progetti inquadrati in un’ottica di partito. Da De Mita a Sullo, da Bottiglieri, da Gerardo Bianco a Paolo Del Mese ad Alfonso Villari, ai futuri Sindaci di Salerno (Provenza, Ravera, Pantuliano, Menna e tanti altri) da Marcello Torre a Carlo Petrone, Salemme descrive con accuratezza fatti e circostanze che aprono numerosi scenari. Peculiare, nella narrazione, diviene la ricerca storica anche di riscrittura di avvenimenti e di testimonianze che soltanto un accurato studio puà far venire fuori: tra i molteplici che l’autore consegna al lettore in quasi quattrocento pagine di studio, e’ da citare il caso e l’esperienza di Carlo Petrone, deputato Dc Salernitano. Petrone, figura che, come gli altri, prima nel contesto dello sbarco degli alleati del settembre 1943 una ripresa delle attività politica e di discussione critica con ricostruzione di partiti e di giornali molti dei quali soppressi durante il regime fascista, poi con la costituzione, un mese dopo, del Cln, videro nel dar vita al “partito dei cittadini cattolici del Salernitano” (denominazione fortemente voluta dall’Arcivescovo Monterisi che incoraggiò i promotori Luigi Buonocore e Girolamo Bottiglieri) una grande opportunità di proposta politica. Petrone, che aderì al Partito popolare di Don Sturzo, fu costretto esule in Inghilterra a seguito delle continue vessazioni subite dal Fascismo. In terra inglese, divenne uno dei più prolifici collaboratori dei canali televisivi e radiofonici inglesi di contenuto, scrive l’autore, “democratico ed antifascista”. Il suo ritorno in patria fu salutato con l’augurio di ripristinare il pensiero cristiano nella società”. Egli rivendicando l’autonomia dei sindacati rispetto ai partiti avendo come fine l’allontanamento della proposta di formazione di un’organizzazione sindacale unitaria auspicata dalle forze comuniste, reclamava le norme per un “sindacalismo bianco” che, a sua volta, si rifaceva alla dottrina sociale della chiesa. Petrone, secondo gli studi di Salemme, tenne più di 70 conversazioni per “Radio Londra” contro il Regime Fascista (accuratamente descritte da un volume di Nicola Oddati). In un programma interclassista e solidarista della Dc più volte richiamato dal Segretario politico Alcide De Gasperi, Petrone vide manifestate le sue ostilità, mai celate da diversi esponenti del suo partito, già dai primi mesi del 1946, con le candidature all’Assemblea Costituente e con l’avvento dell’imprenditore Carmine De Martino. che si poneva in un discorso di continuità con pregresse espressioni politiche da parte del mondo agrario d’ispirazione cattolica ed impuava a Petrone contiguità con le gerarchie fasciste. Ostilità che nn gli furono risparmiate nemmeno dal Vescovo di Campagna, Mons. Palatucci che lo rimproverò di aver “scisso gli animi nei cattolici salernitani”. Addirittura fu fatta circolare la notizia che Petrone avesse fornito agli Inglesi sugli obiettivi militari presenti a Salerno. Petrone, che in sede nazionale riuscì a farsi candidare escludendo De Martino che si candidò nelle fila nell’Unione Democratica nazionale come cattolico indipendente (di ispirazione, nota l’autore, liberale e massonica), mancò l’elezione che conquistò 4 seggi. “ll merito maggiore di quella classe dirigente della DC-racconta l’autore in una recente intervista su Ulisse Online- ritengo che sia stato quello di aver coinvolto una gran parte del proprio elettorato nel dibattito politico che in quel periodo era in corso in Italia, mentre l’errore fondamentale è stato quello di non aver
saputo costruire con le altre forze politiche locali un dialogo comune per fronteggiare in maniera efficace le prospettive di sviluppo del territorio provinciale, impantanandosi, invece, in polemiche e contrapposizioni inutili e senza soluzioni”