Di Vincenzo Vitiello*

Immagina di svegliarti una mattina e scoprire che una tua foto privata, magari inviata con fiducia a una persona che credevi speciale, è finita online. Non solo: inizia a circolare in chat, gruppi Telegram, social network. Il telefono squilla senza sosta, i messaggi si moltiplicano. Ti senti tradito, vulnerabile, in trappola. Questa è la realtà che molte vittime del “revenge porn”si trovano a vivere ogni giorno. Negli ultimi anni, questa forma di violenza digitale ha registrato un aumento preoccupante. La diffusione non consensuale di immagini o video intimi è un crimine che distrugge vite, reputazioni e spesso porta le vittime a una sofferenza psicologica insostenibile. Ma c’è una via d’uscita: denunciare e combattere. I numeri parlano chiaro: sempre più persone diventano vittime del revenge porn, spesso a causa della facilità con cui immagini e video possono essere diffusi su internet. Le vittime non sono solo donne: uomini e adolescenti sono sempre più colpiti da ricatti e umiliazioni pubbliche.
Esempi reali: quando la privacy diventa un inferno (esempi reali, nomi di fantasia)

- Chiara, 24 anni, ha condiviso alcune foto intime con il suo fidanzato. Dopo la rottura, lui le ha pubblicate su gruppi Telegram con migliaia di membri. In poche ore, la sua immagine è diventata virale. Solo la sua prontezza nel denunciare e l’intervento della Polizia Postale le hanno permesso di fermare la diffusione e ottenere giustizia.
- Giorgia, 17 anni, ha scoperto che un suo video privato era stato caricato su siti pornografici senza il suo consenso. Umiliata, derisa dai compagni di scuola, ha tentato il suicidio. Fortunatamente, l’aiuto della famiglia e degli esperti le ha permesso di ricostruire la sua vita, mentre i responsabili sono stati perseguiti penalmente.
- Matteo, 28 anni, ha ricevuto un messaggio inquietante: “O mi paghi 2.000 euro o pubblico i tuoi video su tutti i social”. Una persona con cui aveva avuto una relazione lo stava ricattando, minacciando di distruggergli la carriera e la reputazione. Per fortuna, ha scelto di non cedere al ricatto e ha denunciato immediatamente.
- Sara, 30 anni, ha incontrato un ragazzo su una chat di incontri. Dopo avergli inviato alcune foto intime, lui ha iniziato a chiedere favori sessuali in cambio della loro cancellazione. Era diventato un incubo senza fine, ma ha trovato la forza di denunciare e liberarsi.

La legge italiana ha introdotto strumenti concreti per punire chi diffonde immagini senza consenso. Grazie alla Legge 69/2019, nota come Codice Rosso, chi diffonde materiale intimo senza autorizzazione rischia fino a sei anni di reclusione e una multa fino a 15.000 euro.
Come denunciare il Revenge Porn
Se ti trovi in una situazione simile, non farti prendere dal panico. Hai il diritto di difenderti e di far rimuovere quei contenuti.
- Raccogli prove: fai screenshot di chat, link e messaggi che dimostrano la diffusione del materiale.
- Denuncia subito: recati dai Carabinieri, alla Polizia di Stato o contatta la Polizia Postale, specializzata nei crimini informatici.
- Segnala ai social e alle piattaforme: Facebook, Instagram, Telegram e TikTok hanno procedure per eliminare immagini non consensuali.
- Invoca il Diritto all’Oblio: chiedi ai motori di ricerca come Google di rimuovere i link che diffondono il materiale illecito.
- Contatta il Garante per la Privacy se la rimozione non avviene in tempi rapidi.
- Affidati a un avvocato esperto in reati informatici per far valere i tuoi diritti.

Strumenti di tutela per le vittime
Se subisci revenge porn, non sei solo. Ci sono strumenti per aiutarti a reagire:
- Misure cautelari: il giudice può impedire all’autore del reato di avvicinarsi a te.
- Supporto psicologico: fondamentale per superare il trauma e ricostruire la tua vita.
- Piattaforme di segnalazione rapida: strumenti per eliminare subito i contenuti dai social.
- Campagne di sensibilizzazione: per prevenire e insegnare il rispetto della privacy online.
Il Diritto all’Oblio: cancellare il passato per riprendere in mano il futuro
Una delle peggiori paure delle vittime è che quelle immagini non spariscano mai dal web. Ma la legge ti tutela: il Diritto all’Oblio permette di chiedere la rimozione definitiva dai motori di ricerca. Puoi fare richiesta direttamente a Google o ai siti che ospitano il contenuto. Se non rimuovono il materiale, puoi rivolgerti al Garante per la Privacy. In caso di resistenza, un avvocato esperto può ottenere la rimozione tramite azioni legali.

La tua voce conta, non restare in silenzio
Sei tu il protagonista di questa battaglia. Il revenge porn è un crimine che può colpire chiunque, ma più ne parliamo, più diventa difficile per i colpevoli restare impuniti.
- Se conosci qualcuno che potrebbe essere vittima, aiutalo. Non minimizzare il problema. Anche un solo messaggio di supporto può fare la differenza.
- Se hai ricevuto materiale privato di qualcun altro, NON condividerlo. Fermati. Chiediti: come mi sentirei se fosse successo a me?
- Se sei vittima, non vergognarti. Non sei colpevole. Hai diritto alla giustizia.
- Parliamone, denunciamo, sensibilizziamo!
Condividi questo articolo: più persone informate significa meno vittime.

Proteggiamo noi stessi, i nostri amici, i nostri figli. Solo insieme possiamo fermare e spezzare questa catena di violenza!
VINCENZO MARIA VITIELLO
Vincenzo Maria Vitiello*, (Polla, 24 aprile 1971), è un esperto riconosciuto nel campo della criminologia, della criminalistica e delle scienze informatiche forensi con anni di esperienza nel fornire supporto in tutte le fasi del processo giudiziario. Come responsabile scientifico dello studio “Multimedia Digital Forensics”, guida un team altamente qualificato che opera a livello nazionale offrendo una vasta gamma di servizi nel campo delle indagini multimediali digitali. https://vincenzomariavitiello.it/