Di Giuseppe Geppino D’Amico

Proseguono a Polla i lavori per il restauro degli affreschi del Santuario Francescano di Sant’Antonio e le sorprese non mancano.
Nella giornata di ieri c’è stata la visita della Dirigente della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Salerno e Avellino, Raffaella Bonaudo, e del funzionario Antonio Falchi per incontrare in loco i rappresentanti della ditta esecutrice dei lavori di restauro, Etruria-Restauro Opere d’Arte, con il restauratore Pino Schiavone.
Presenti all’incontro il guardiano del Santuario, fra Marco Della Rocca; il sindaco di Polla, Massimo Loviso, con l’assessore ai Lavori Pubblici, Rossella Isoldi, e il delegato alla Cultura, Giovanni Corleto.
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È stato lo stesso Schiavone ad illustrare alcune novità emerse. In particolare, sulla parte destra della navata centrale, sotto le dipinture del ‘900, è venuto alla luce un affresco, datato 1761 e in discreto stato di conservazione, raffigurante San Ludovico da Tolosa. Inoltre, nell’angolo sono riemerse alcune porzioni di un testo cinquecentesco, raffigurante un santo martire ancora non meglio identificato. Scoperta anche la quinta arcata sulla parete destra, anch’essa affrescata e risalente agli inizi del XVI secolo. Un’altra sorpresa è data da due nicchie, inglobate una nell’altra, una risalente agli inizi del XIX secolo; l’altra affrescata ai primi del XVI secolo. Non si escludono ulteriori sorprese.
“I lavori per il recupero degli affreschi, per una cifra di 300.000 euro sono stati finanziati dal Comune” ha dichiarato il sindaco Massimo Loviso, aggiungendo che “è disponibile un altro finanziamento, di 530.000 euro (fondi PNRR) per sistemare definitivamente la copertura e rimuovere i tarli. Con un terzo finanziamento si procederà alla sistemazione del belvedere”.
La Chiesa del Santuario di Sant’Antonio delle Lacrime, sorta nel 1541, è ricca di opere d’arte. Un vero e proprio scrigno con le 40 tele della quadreria, realizzate nel 1666 dal pittore siciliano Michele Ragolia con al centro la tela dell’Immacolata; il Crocifisso dal frate siciliano, fra Umile da Petralia, firmato e datato 1636; gli affreschi laterali del ‘500 rinvenuti a seguito della rimozione delle tele che li coprivano e che dopo il restauro sono state sistemate nella Cappella dell’Immacolata, eretta su bolla di Gregorio XIII; l’ampia cupola realizzata dal 1681 al 1683, fulgido esempio del barocco napoletano, affrescata da Domenico Sorrentino con al centro l’Eterno Padre. Di notevole rilievo il coro ligneo formato da 21 stalli e da 23 busti frontali a bassorilievo, tutti di Santi francescani con al centro il Salvator Mundi. Non meno importanti gli affreschi del Chiostro, dipinti intorno al 1595 dal pittore ebolitano Ottavio Paparo: 20 scene con storie di San Francesco; nel Refettorio l’affresco dell’Ultima Cena, realizzato nel 1719 dal pittore locale Innocenzo Gentile.

Un discorso a parte va fatto per la statua a mezzo busto di Sant’Antonio, di autore anonimo, tradizionalmente usata per la processione del 13 giugno, nota per il prodigio delle lacrime. Il primo prodigio si verificò nel pomeriggio del 12 giugno del 2010 quando i frati erano intenti a preparare la statua che il giorno dopo sarebbe stata portata in giro per il paese per la tradizionale processione. Il secondo episodio nelle prime ore del giorno successivo. Fu avvisato il Vescovo della Diocesi, mons. Angelo Spinillo, che invitò i frati alla prudenza. A seguito di riscontri scientifici scrupolosamente eseguiti, esami chimici e foto ai raggi infrarossi, la Commissione nominata dal Vescovo consegnava una copiosa documentazione con la quale si stabiliva che la statua non era stata in alcun modo manomessa per cui il prodigio era inspiegabile. Dopo avere esaminato la documentazione, nel febbraio del 2011 il Vescovo proclamava con apposito Decreto la veridicità dell’evento. In quella stessa occasione, provvedeva a sigillare in una teca il manutergio usato per asciugare le lacrime della statua che quindi diventavano “Reliquie” e testimonianza del prodigio.