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Con-Tatto (VIDEO) – Il dialetto protagonista, nel bene e nel male: Topolino, la Legge Regionale e le discriminazioni

Di Giuseppe Geppino D’Amico

Il dialetto è “la lingua del cuore”; pur non avendo grande tradizione scritta esiste e resiste in quanto viene parlato. Il 9 dicembre scorso avevamo anticipato che il 17 gennaio, “Giornata Nazionale del Dialetto e delle Lingue Locali”, istituita nel 2013 dall’Unione Nazionale delle Pro Loco, il settimanale Topolino avrebbe pubblicato un numero speciale in cinque differenti edizioni: in aggiunta alla versione classica in italiano, le altre sono in dialetto napoletano, catanese, fiorentino e milanese. La notizia del Topolino napoletano ha avuto ampio rilievo sui giornali e sui telegiornali di Rai e Mediaset. Un fatto positivo che, però, si scontra con i risultati di una statistica sul favore riscontrato dai vari dialetti e con un nuovo episodio di discriminazione territoriale.

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La storia che Topolinoha pubblicato la settimana scorsasi intitola “Zio Paperone e il PDP 6000”, scritta da Niccolò Testi e disegnata da Alessandro Perina. L’iniziativa ha avuto un successo talmente straordinario che la Panini Editrice ha annunciato la ristampa e la nuova distribuzione. Clamoroso quello che si è verificato in Sicilia dove l’edizione speciale è andata esaurita già poco prima dell’ora di pranzo. Introvabile anche nel sito web ufficiale della Panini e di altri negozi digitali specializzati in fumetti. Nella città di Catania gli speculatori hanno rivenduto il set completo del fumetto Disney a cifre oscillanti fra i 100 e i 130 euro. Addirittura esorbitanti i prezzi sul sito di vendite online eBay: il cofanetto ha toccato i 300 euro a fronte dei 3,50 euro per un singola copia. La storia pubblicata in dialetto napoletano ha riportato Topolino in Campania, terra che ha sempre frequentato anche se fino ad ora non aveva mai parlato il vernacolo napoletano. La correttezza dialettale dei testi è scrupolosissima in quanto per le traduzioni in vernacolo gli autori si sono rivolti ad accademici e linguisti di chiara fama, coordinati dal prof. Riccardo Regis dell’Università di Torino. Per l’edizione napoletana è stato coinvolto il prof. Giovanni Abete, docente di linguistica generale all’Università Federico II di Napoli. Il direttore di Topolino, Alex Bertani, non ha escluso di riproporre l’iniziativa con nuove storie in altri dialetti. Napoli è apparsa spesso nell’universo Disney; da anni i suoi topolini e i suoi paperi frequentano la città di Partenope, riproponendo personaggi, miti e leggende. Lo scorso anno Comicon, il festival dell’intrattenimento che si svolge alla Mostra d’Oltremare di Napoli, ha proposto un’edizione tutta napoletana di Topolino.

Anche la seconda notizia viene da Napoli. Riguarda il disegno di legge, del quale più volte ci siamo occupati, presentato il 13 giugno del 2023 dal consigliere regionale Corrado Matera per la “Tutela, la valorizzazione e la promozione del patrimonio linguistico dialettale e culturale della Regione Campania”. Il testo è stato unificato con analoghe iniziative presentate dai consiglieri regionali Tommaso Pellegrino e Vincenzo Santangelo ed è stato approvato all’unanimità della seduta della Sottocommissione del 23 ottobre 2024. C’è, però, una importante novità: domani, 21 gennaio, la presidente della VI Commissione Consiliare Permanente Istruzione, Cultura, Ricerca Scientifica e Politiche Sociali, Carmela Fiola, darà inizio alle audizioni per raccogliere le testimonianze e i pareri di studiosi sul testo del disegno di legge che si compone di 9 articoli e prevede specifiche disposizioni per salvaguardare i dialetti della Campania, promuovendone la ricerca, lo studio e la valorizzazione.

Purtroppo, però, non sempre i dialetti sono apprezzati da tutti. In base ai risultati di un recente sondaggio condotto da Preply, società che gestisce un mercato online per l’apprendimento delle lingue, il vernacolo napoletano sarebbe in testa alla classifica dei dialetti meno amati avendo raccolto il maggior numero di giudizi negativi, soprattutto tra i giovani. Subito dopo troviamo il sardo e il siciliano. Il più apprezzato sarebbe il dialetto genovese seguito dall’emiliano-romagnolo e dal toscano. Proprio dalla Toscana arriva una notizia che sarebbe riduttivo definire deplorevole. Nella serata di capodanno in un noto locale del centro di Firenze, è stato proibito ad un giovane di Benevento di cantare una canzone in lingua napoletana nel corso di un karaoke pubblico, quindi aperto a tutti. Quello scelto dal giovane era un brano dal titolo “Tu si’ ‘a fine do munno”, il cui testo, tra l’altro, non è tutto in napoletano. Il motivo dell’ostracismo? Al giovane è stato riferito che si sarebbe trattato di una scelta del proprietario del locale in quanto avrebbe gradito altri tipi di canzoni: in italiano, francese, inglese e tedesco, ma non in napoletano. La notizia si commenta da sola e dimostra che certi stereotipi sono lontani dalla conclusione. Razzismo? Discriminazione? Stupidità? Idiozie? Per l’on. Clemente Mastella, sindaco di Benevento, città di origine del giovane censurato a Firenze, non ci sono dubbi e, nel definire questo atto “stupido, razzista e colmo di incultura musicale” ha ricordato che “la canzone italiana più conosciuta al mondo, “O’ sole mio”, è in napoletano. Questa forma di strisciante razzismo che si inietta pure nei gusti musicali è stupida, preoccupante e velenosa”. La notizia merita un’attenta riflessione: è la conferma che il razzismo e la discriminazione territoriale, finora presenti negli stadi, si spostano anche nel campo del linguaggio musicale ed è davvero un brutto sintomo. L’auspicio è che Topolino, con il suo linguaggio, napoletano e toscano, con la simpatia che riscuote tra piccoli e grandi possa far riflettere e far comprendere che certi atteggiamenti divisori sono lontani da ogni logica; non hanno motivo di esistere per cui vanno condannati senza se e senza ma.

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